dal parroco
banchiere
Ricerca di Claudio Mercatali
Ai primi del Novecento la maggior parte delle persone della nostra zona viveva in ristrettezze e non poteva dare garanzie per un credito bancario. Per affrontare questo problema la Chiesa Cattolica si fece promotrice di tante piccole banche, che spesso avevano sede nelle canoniche e erano amministrate dal prete. Erano società cooperative in nome collettivo, cioè i soci facevano fronte personalmente ad eventuali ammanchi o rovesci.
La storia di questi mini istituti è stata descritta tante volte qui nel blog e chi volesse rinfrescarsi la memoria potrebbe leggere gli articoli del tematico alla voce
Archivio delle banche. C'era una Cassa Rurale a Palazzuolo, a Tredozio, a Lutirano, a Sant'Adriano e anche a Fognano, come state per leggere. Oggi ci occuperemo di quest'ultima in un modo un po' insolito, cioè lasciando la storia vera e propria alle immagini e il fatto quotidiano a un noto racconto di Pino Bartoli, forse un po' inventato ma piacevole da rileggere ogni tanto:
E banchìr
(da Fuochi sulle colline, di Pino Bartoli)
" ... La Nerina era diventata una parrocchiana di primo piano nel senso lato della parola, perché aveva cura di prendere sempre posto nella prima fila di panche. Se ne stava tutta compunta, a testa bassa, e non passava domenica senza che si accostasse ai sacramenti. La preparazione spirituale della ragazza era completa quando si recò alla Cassa Rurale ...
- Don Antonio ... -
Il prete sollevò la testa dai suoi "messali" pieni di nomi e di cifre sorpreso di essere chiamato con il suo vero nome. Ormai da tempo era per tutti don Birzighèn.
- Don Antonio sono venuta per un piccolo prestito ... -
La Nerina era sola, senza altra dote che la sua bellezza. Non aveva né un ronco né un pezzo di casa ma per don Antonio erano queste le pecorelle che meritavano di essere aiutate e non pensò per niente al pericolo che poteva rappresentare un prestito senza alcuna garanzia. Si preoccupò invece quando la Nerina, rossa e confusa, sussurrò la cifra di cui aveva bisogno.
- Cinquemila lire? Ma dì, sei matta? Cosa vuoi "spularmi" la Cassa? Ma che cosa ne devi fare di tutti questi soldi? -
Doveva sposarsi, la Nerina, con Cencio, un disperato come lei ...
- E va beh ... ma cinquemila lire sono baiocchi, cara mia ... Non ti bastano che so ... mille ... duemila ... -
- Non ho niente don Antonio ... niente. Sono povera e nuda come Gesù Cristo ... -
E per meglio dimostrare quanto fosse nuda, si aprì con fare innocente la camicetta scoprendo un tesoro di tette da ributtare di colpo gli occhi annebbiati del prete sui registri.
- Dai, dai chiudi lì quella roba, che non ti venga un raffreddore. Chiudi, che adesso vedremo che cosa si può fare ... -
Si accommodarono su un prestito di tremila lire, sebbene Nerina cercasse di rialzare la cifra, lasciando che sul piano dello sportello si accucciasse, con la morbidezza di un gatto soriano, tutto il suo ben di Dio nella studiata cura che usò nel firmare la cambiale.
- Sessanta giorni ... Hai capito? Sessanta giorni. Di più non posso concederti Ci sono altri come te che hanno bisogno di essere aiutati. E sìì puntuale, mi raccomando ... -
E venne la scadenza. E la Nerina fu puntuale. Birzighèn alla sua vista se ne uscì con un respirone di sollievo che adombrò il vetro dello sportello e gli fece recitare una muta preghiera verso San Tommaso, protettore dei banchieri.
- Eccomi qua, don Antonio ... -
- Brava, brava ... è un po' che non ti vedo. Come mai non sei più venuta a Messa? -
- E sa come succede don Antonio ... il matrimonio ... debbo prepararmi ... comprare tanta roba ... -
- Con i miei soldi, pensa Birzighèn - fortuna che è tornata ... -
E ad alta voce:
- Ecco qua la cambialina, cara la mia bella Nerina ... -
e ride per la rima improvvisata, fa il galante il prete severo che in tutta la sua vita ha avuto per amore quello verso Dio e quello verso la sua Cassa ...
- Ecco qua ...-
Posa la cambiale sul banco.
- Fate un po' vedere se scade proprio oggi ... -
La Nerina prende la cambiale, la scruta attentamente, poi si slaccia velocemente la camicetta e infila il candido foglio fra le tette come se fosse un fazzoletto di batista.
Don Birzighèn è di sasso. Si riscuote.
- Beh! Ma dico! Cosa fai? Sei diventata matta? Dammi qua ... -
Si sbraccia don Birzighèn, poi si infila nel buco dello sportello allungandosi come un lombrico ...
- Avanti, su prendetela, avanti dunque ... -
Il parroco protende la mano e infila le dita in quella carne viva palpitante. La ritira di colpo come se avesse toccato il fuoco dell'inferno.
- Su dunque ... di che cosa avete paura? -
Sorride la Nerina. Sa che il prete, quel prete, non avrebbe rischiato la perdizione eterna frugando in quell' oasi peccaminosa.
- Grazie don Antonio, vi rifarete con altri ... con quelli che hanno più di me ... io ho solo queste cose che a voi non piacciono ... almeno prendete questo ... e afferra il prete per le orecchie stampandogli un bacio con lo schiocco sulla guancia ... ".