Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

martedì 30 agosto 2022

Lo Statuto della Misericordia

Le Costituzioni del 1874
ricerca di Claudio Mercatali



Le Confraternite di Misericordia nacquero nel Medioevo, come organizzazioni di soccorso e partecipazione alla vita della comunità secondo gli ideali cristiani. Il nome stesso riassume la loro funzione e per esteso significa Miseris cor dare, dare il cuore ai bisognosi.



La prima Misericordia fu quella di Firenze, documentata fin dal 1321 con un contratto di acquistò di una casa davanti al Battistero e una nota per una Messa per la Pace fra guelfi e ghibellini, organizzata dai Capitani della Compagnia e dalla Compagnia dell’Orfanatrofio del Bigallo. Risalgono al 1361 quattro registri con i nomi degli iscritti suddivisi per quartiere. In quegli anni la Compagnia era retta da otto Capitani, due per quartiere, scelti in modo tale che sei di questi appartenessero alle Arti Maggiori e due alle Minori. L’attività nei secoli seguenti fu incessante e non riassumibile in queste poche righe, però è facile documentarsi su internet. 

Il modello organizzativo delle Misericordie si estese a tutta l’Italia ma nel Granducato di Toscana ebbe una diffusione capillare e per questo nella nostra zona i comuni della antica Romagna Toscana hanno quasi tutti una Confraternita.





Le Confraternite di Modigliana e di Marradi furono fondate alla metà dell’Ottocento dopo la devastante epidemia di colera che decimò la popolazione. 





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Quasi tutte presero origine da precedenti associazioni di volontariato con sede nelle varie parrocchie.

Qui accanto c'è la storia di questa associazione, raccontata dai suoi amministratori del 1922, in occasione dell'entrata in servizio del carrozzino di volata che si vede qui sotto. E' uno dei pochi documenti giunti ai nostri giorni, perché nel 1944 gli Indiani dell' 8a Armata Inglese attestati sulla Linea Gotica per scaldarsi bruciarono l'archivio.


Questo che segue è lo Statuto della Compagnia aggiornato al 1874 e conservato alla biblioteca comunale di Faenza.











































































mercoledì 24 agosto 2022

1892 Il duro lavoro degli operai nella ferrovia Faentina

Tensioni e incidenti a Marradi
ricerca di Claudio Mercatali






Il 1892 fu un anno senza eventi storici particolari ma qui da noi fu importante. Stava per essere completata la costruzione della Ferrovia Faentina, inaugurata nella primavera del 1893. Il Comune era pieno di operai forestieri a volte in agitazione sindacale o comunque tesi per la durezza dei lavori nelle gallerie e nelle cave. Questa situazione andava avanti da tempo e aveva stravolto la quiete del paese, ma era fondamentale per l'economia. Le tensioni crescevano a vista d'occhio con l'avvicinarsi della fine dei lavori, perché alle migliaia di operai era chiaro che sarebbero stati licenziati. Leggiamo:




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Nell'ultimo decennio del Novecento gli unici settimanali in vendita a Marradi erano Il Lamone (foglio del Partito Repubblicano, sez. Faenza) e Il Messaggero del Mugello, edito dalla Tipografia Mazzocchi di Borgo S.L (di stampo cattolico e liberale).



C'era già il quotidiano La Nazione, che però pubblicava solo notizie locali di un certo rilievo, come questa.


L'evento tragico qui descritto ebbe anche una eco nella stampa nazionale e fu oggetto di una interrogazione alla Camera dei Deputati.





Il fatto tragico descritto prima non ebbe seguito e i cantieri della Faentina uno alla volta chiusero senza incidenti. I periodici locali ripresero a pubblicare le solite notizie sulla vita di paese.

Da pochi anni il Primo Maggio era giorno festivo.




Le legge elettorale in vigore nel 1892 prevedeva il cosiddetto "rinnovo del quinto" ossia ogni anno un quinto dei consiglieri veniva estratto a sorte e sostituito con nuove nomine, dopo un apposito turno elettorale. 


Pedrizzi, reduce delle patrie battaglie risorgimentali, aveva scelto Biforco come sua residenza pur non essendo originario di qui. 












giovedì 18 agosto 2022

La SOMS (1883) e la Cassa Rurale (1917) di Tredozio

Due Enti plurisecolari
a servizio della gente

Ricerca di Claudio Mercatali



Perché ora interessano le Associazioni storiche di mutuo intervento di Tredozio? La ricerca serve soprattutto per completare il quadro di insieme di queste Società attive per lungo tempo dalla fine dell' Ottocento o dai primi del Novecento in tutti i paesi del nostro territorio: Marradi, Palazzuolo, Brisighella, Fognano, Modigliana. A quel tempo gli interventi dello Stato nel sociale lasciavano molto a desiderare e i cittadini si erano organizzati per provvedere in prorio.

La storia dell'associazionismo storico è lunga, intricata, interessante e non è il caso di affrontarla qui ma in linea di massima si può dire che le iniziative più incisive furono condotte dai cattolici, con la fondazione delle Casse Rurali e dai laici con la fondazione delle Società cooperative di Mutuo soccorso. Questa che segue è la storia delle Società di Tredozio che, caso unico qui da noi, sono attive ancora oggi, anche se modificate e aggiornate rispetto alle origini. Leggiamo che cosa dice Carlo Martelli nel suo libro Tredozio ieri e oggi:


1883 Viene fondata la SOMS (Società di Mutuo Soccorso)



Il giorno 30 gennaio 1883 alle ore 7 1/2 pomeridiane nel corso di una adunanza tenuta in una casa del signor Giovanni Ghetti ...




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... Nella Adunanza straordinaria del 2 giugno il Presidente fece presente che avendo ricevuto invito dal Circolo Repubblicano Giuseppe Mazzini di Modigliana per partecipare alla commemorazione del primo anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi a cui prendon parte tutte le associazioni democratiche e al riguardo sotto la sua responsabilità, ha accettato l'invito medesimo ...







... Inoltre dallo Statuto Sociale si rileva che ... non avendo la Società politici patteggiamenti è vietata nel suo seno qualsiasi discussione o spesa che ad essi si riferisca ...


... il contributo settimanale per tutti i Soci indistintamente è di cent. 15 per gli uomini e 10 cent. per le donne ...

















1917 Viene fondata la Cassa Rurale e Artigiana




... Il 4 luglio 1917 con Atto del notaro FIlippo Mazzotti si costituì la Cassa Rurale Cattolica di San Michele in Tredozio ...



12 dicembre 1971 Si inaugura la nuova sede della Cassa Rurale


Nel 1969 la bancavenne fusa con la Cassa Rurale e Artigiana di Faenza.














Per ampliare sul Blog

I post sulle società mutualistiche dei vari paesi vicni a Marradi sono nell' Archivio tematico alle voci: Comuni di: Brisighella, Marradi, Tredozio, Palazzuolo, o alle voci Comunità di: Biforco, San Martino in Gattara, Casaglia.

venerdì 12 agosto 2022

Il gelso, un albero cinese a Marradi

Un tempo le foglie nutrivano 
i bachi da seta oggi 
le sue more 
possono nutrire noi

ricerca di Claudio Mercatali




Come mai nelle nostre campagne, al margine dei campi e nei posti più impensati si trovano dei gelsi, che sono alberi di origine cinese? La storia comincia da lontano:




Giovanni da Pian del Carpine (Magione, Perugia, 1182 circa – 1252, Antivari, Montenegro) è stato un arcivescovo e missionario francescano italiano, che fece un viaggio in Mongolia nel 1245-1247 come ambasciatore del papa Innocenzo IV preoccupato dalle scorrerie dei Mongoli nell'Europa dell' est. La missione fu inutile, ma Giovanni scrisse l'Historia Mongalorum, un ampio trattato sui Mongoli e i Tartari. 



Secondo una leggenda sarebbe stato proprio lui a carpire ai Cinesi il segreto della fabbricazione della seta perché scoprì che il baco da seta vive solo se viene nutrito con foglie di gelso e di nessuna altra pianta. Secondo il mito avrebbe anche portato i primi bachi in Europa, assieme ai semi di gelso, nascosti nel cavo del suo bastone da viaggio.





La fabbricazione della seta nel Quattrocento era già una industria importante in Italia. In diversi documenti del Seicento e del Settecento si trovano descritte le regole per la coltura dei bachi e dei gelsi nei comuni di Modigliana e di Marradi. 





Gli imprenditori locali avevano una invidiabile passione per il loro lavoro e non esitavano a proporre i loro prodotti anche all'estero, ricevendone dei premi, come si può leggere qui accanto.


Nella prima metà dell'Ottocento anche le maestranze delle filande della nostra zona avevano raggiunto l'eccellenza e furono premiate in diverse esposizioni seriche.









Nella seconda metà dell'Ottocento sorsero nuove società per la tratta della seta e infine nel 1909 aprì la Filanda Guadagni, vicino alla stazione ferroviaria di Marradi, che impiegava circa 200 donne nel duro lavoro di lavorazione dei bozzoli.

I gelsi piantati in gran numero nei campi servivano per nutrire le decine di migliaia di bachi da seta che venivano allevati ogni anno. Dopo la fine dell'industria serica in Italia, a seguito dell'invenzione del Nylon e delle altre fibre tessili, i gelsi furono abbandonati e via via abbattuti perché erano di intralcio nella moderna lavorazione dei campi, però diversi alberi che erano in disparte sono sopravvissuti e ogni anno in giugno fruttificano e producono delle more dolci.
Da queste si può ricavare una marmellata con un procedimento tutto sommato simile a quello usato per preparare la marmellata con i lamponi e le more di rovo. Ecco una tipica ricetta:




80% di more di gelso, 20% di zucchero, 1 limone ogni chilo di marmellata. Si mette lo zucchero sulle more, si mescola tutto con un frullatore e si lascia a riposo qualche ora.

Si fa bollire con fiamma moderata per mezz'ora mescolando spesso. Ogni tanto si aggiunge un po' d'acqua, il succo di limone e la sua buccia grattugiata. Dopo mezz'ora si spegne e si mescola con il frullatore a immersione. Si riprende la cottura a fuoco lento fino a che l'impasto non assume la consistenza di una marmellata. La buccia di limone è addensante ma se la marmellata rimane liquida basterà aggiungere qualche spicchio di mela tritata, con la buccia, specialmente se cotogna. La buccia infatti contiene molta pectina, che è un addensante naturale.

Ora si possono riempire i vasetti ermetici di vetro. Le marmellate fatte in casa sono ottimi ambienti per la proliferazione dei batteri. Se volete sentirvi al sicuro fate bollire a bagnomaria i vasetti chiusi per venti minuti in una pentola a pressione.

Fonti
Archivio storico del Comune di Marradi.
Le foto delle more di gelso bianche e nere di Marradi sono di Giorgio Nati.

sabato 6 agosto 2022

La Cassa Rurale di Fognano

Un prestito 
dal parroco 
banchiere

Ricerca di Claudio Mercatali



Ai primi del Novecento la maggior parte delle persone della nostra zona viveva in ristrettezze e non poteva dare garanzie per un credito bancario. Per affrontare questo problema la Chiesa Cattolica si fece promotrice di tante piccole banche, che spesso avevano sede nelle canoniche e erano amministrate dal prete. Erano società cooperative in nome collettivo, cioè i soci facevano fronte personalmente ad eventuali ammanchi o rovesci.







La storia di questi mini istituti è stata descritta tante volte qui nel blog e chi volesse rinfrescarsi la memoria potrebbe leggere gli articoli del tematico alla voce Archivio delle banche. C'era una Cassa Rurale a Palazzuolo, a Tredozio, a Lutirano, a Sant'Adriano e anche a Fognano, come state per leggere. Oggi ci occuperemo di quest'ultima in un modo un po' insolito, cioè lasciando la storia vera e propria alle immagini e il fatto quotidiano a un noto racconto di Pino Bartoli, forse un po' inventato ma piacevole da rileggere ogni tanto:

E banchìr
(da Fuochi sulle colline, di Pino Bartoli)

" ... La Nerina era diventata una parrocchiana di primo piano nel senso lato della parola, perché aveva cura di prendere sempre posto nella prima fila di panche. Se ne stava tutta compunta, a testa bassa, e non passava domenica senza che si accostasse ai sacramenti. La preparazione spirituale della ragazza era completa quando si recò alla Cassa Rurale ...


- Don Antonio ... -

Il prete sollevò la testa dai suoi "messali" pieni di nomi e di cifre sorpreso di essere chiamato con il suo vero nome. Ormai da tempo era per tutti don Birzighèn.

- Don Antonio sono venuta per un piccolo prestito ... -








La Nerina era sola, senza altra dote che la sua bellezza. Non aveva né un ronco né un pezzo di casa ma per don Antonio erano queste le pecorelle che meritavano di essere aiutate e non pensò per niente al pericolo che poteva rappresentare un prestito senza alcuna garanzia. Si preoccupò invece quando la Nerina, rossa e confusa, sussurrò la cifra di cui aveva bisogno.


- Cinquemila lire? Ma dì, sei matta? Cosa vuoi "spularmi" la Cassa? Ma che cosa ne devi fare di tutti questi soldi? -

Doveva sposarsi, la Nerina, con Cencio, un disperato come lei ...

- E va beh ... ma cinquemila lire sono baiocchi, cara mia ... Non ti bastano che so ... mille ... duemila ... -

- Non ho niente don Antonio ... niente. Sono povera e nuda come Gesù Cristo ... -

E per meglio dimostrare quanto fosse nuda, si aprì con fare innocente la camicetta scoprendo un tesoro di tette da ributtare di colpo gli occhi annebbiati del prete sui registri.

- Dai, dai chiudi lì quella roba, che non ti venga un raffreddore. Chiudi, che adesso vedremo che cosa si può fare ... -


Si accommodarono su un prestito di tremila lire, sebbene Nerina cercasse di rialzare la cifra, lasciando che sul piano dello sportello si accucciasse, con la morbidezza di un gatto soriano, tutto il suo ben di Dio nella studiata cura che usò nel firmare la cambiale.



- Sessanta giorni ... Hai capito? Sessanta giorni. Di più non posso concederti Ci sono altri come te che hanno bisogno di essere aiutati. E sìì puntuale, mi raccomando ... -

E venne la scadenza. E la Nerina fu puntuale. Birzighèn alla sua vista se ne uscì con un respirone di sollievo che adombrò il vetro dello sportello e gli fece recitare una muta preghiera verso San Tommaso, protettore dei banchieri.

- Eccomi qua, don Antonio ... -

- Brava, brava ... è un po' che non ti vedo. Come mai non sei più venuta a Messa? -

- E sa come succede don Antonio ... il matrimonio ... debbo prepararmi ... comprare tanta roba ... -

- Con i miei soldi, pensa Birzighèn - fortuna che è tornata ... -

E ad alta voce:

- Ecco qua la cambialina, cara la mia bella Nerina ... -

e ride per la rima improvvisata, fa il galante il prete severo che in tutta la sua vita ha avuto per amore quello verso Dio e quello verso la sua Cassa ...

- Ecco qua ...-

Posa la cambiale sul banco.

- Fate un po' vedere se scade proprio oggi ... -

La Nerina prende la cambiale, la scruta attentamente, poi si slaccia velocemente la camicetta e infila il candido foglio fra le tette come se fosse un fazzoletto di batista.

Don Birzighèn è di sasso. Si riscuote.

- Beh! Ma dico! Cosa fai? Sei diventata matta? Dammi qua ... -

Si sbraccia don Birzighèn, poi si infila nel buco dello sportello allungandosi come un lombrico ...

- Avanti, su prendetela, avanti dunque ... -

Il parroco protende la mano e infila le dita in quella carne viva palpitante. La ritira di colpo come se avesse toccato il fuoco dell'inferno.

- Su dunque ... di che cosa avete paura? -

Sorride la Nerina. Sa che il prete, quel prete, non avrebbe rischiato la perdizione eterna frugando in quell' oasi peccaminosa.
- Grazie don Antonio, vi rifarete con altri ... con quelli che hanno più di me ... io ho solo queste cose che a voi non piacciono ... almeno prendete questo ... e afferra il prete per le orecchie stampandogli un bacio con lo schiocco sulla guancia ... ".