Un capolavoro di fine Ottocento
Ricerca di Claudio Mercatali
Ancora oggi possiamo constatare che la Ferrovia Faentina fu un capolavoro di ingegneria. Decine di ponti, viadotti e gallerie attraverso l’appennino destarono meraviglia e sollecitarono l’orgoglio degli Italiani di fine Ottocento, come si può leggere in tanti articoli delle riviste tecniche dell’epoca.
Questo che segue è un editoriale dell’ ing. Cecilio Arpesani (1853 – 1924) progettista della ferrovia Poggibonsi – Colle Val d’Elsa, che riassume in modo chiaro le caratteristiche della nostra ferrovia nell' Annuario Scientifico e Industriale del 1893.
Cecilio Arpesani
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La Faentina, come tutte le ferrovie, corre a pendenza costante e quindi i binari non seguono la morfologia delle Valli del Lamone e della Sieve ma sono quasi sempre su ponti, viadotti, trincee e gallerie. Le ruspe e gli escavatori non esistevano e tutte queste opere furono fatte "a mano" da migliaia di operai.
Il ponte del Trillero è fra Panicaglia e Ronta. Fu minato dai Tedeschi e ricostruito negli anni Cinquanta ma non è più come si vede in questa cartolina.