La sorte di Ludovico Manfredi
descritta da un suo compagno di cella
ricerca di Claudio Mercatali
Il carcere delle Stinche
Giovanni Cavalcanti è un importante storico fiorentino del Quattrocento. Nacque nel 1381 e morì circa
alla metà del '400. Sappiamo che era di un ramo minore della nobile
famiglia fiorentina, gli piaceva il bel vivere e si occupava attivamente di
politica. Da questo vennero le sue disavventure, perché i suoi avversari lo accusarono di evasione fiscale e fu
imprigionato nel carcere delle Stinche, dove rimase dal 1428
al 1430 circa. In carcere scrisse gran parte delle Istorie Fiorentine, una
cronaca dei fatti accaduti a Firenze dal 1420 al 1440. Poi fu liberato e
continuò a scrivere con un certo successo, ma fu sempre
gravato dai debiti a causa della sua condotta poco accorta.
Perché interessarsi di lui?
Il fatto è che il periodo
descritto nelle Istorie è proprio quello della conquista fiorentina della
Romagna Toscana e della presa del Castellone di Marradi. Ma soprattutto
Cavalcanti fu compagno di prigionia di Ludovico Manfredi, ultimo signore del
Castellone, attirato a Firenze con l'inganno e incarcerato per
sempre alle Stinche. Dalle Istorie si capisce che i
due si conoscevano e Ludovico gli confidò le sue amarezze e raccontò le sue
disavventure ricevendo ascolto e comprensione. Lasciamo che sia lui a dire:
Cavalcanti accusa la città di
Firenze di crudeltà nei confronti di Ludovico:
... O Firenze, che fai tu? Dove sono le tue leggi, che tu fai con tanto
sottili provvedimenti? ...
Secondo le confidenze di Ludovico
i Fiorentini avevano fatto un accordo con lui perché avevano bisogno di gente
d'arme per difendersi dai Visconti, che minacciavano la Città. Firenze era alle strette dopo la
sconfitta di Zagonara (un paese vicino a Ravenna in cui le truppe della
Signoria erano state sbaragliate dai Milanesi).
I Fiorentini gli avevano dato
"carta bianca" e poteva fare quello che voleva purché contrastasse i
Milanesi:
... e cominciò a cavalcare quando in un luogo e quando in un altro,
come meglio credeva che fosse ...
Poi quando non ebbero più bisogno
di lui ci fu l'inganno:
... I Dieci, conoscendo il suo tardamento, immaginarono allettarlo con
la dolce esca della compagnia del suo dimestico Francesco Soderini e con molta
sollecitudine Francesco mandarono a Marradi ...
Anche il Castellone fu preso con
l'inganno perché il comandante delle truppe fiorentine e il Commissario
Averardo de' Medici promisero la liberazione di Ludovico se i suoi fratelli si
fossero arresi.
... I fratelli di Ludovico stimarono la più terribilità del principio
che la quiete del fine: capitolarono voler dare la fortezza, si veramente che
Ludovico fosse renduto ...
Bernardino Ubaldini della Carda, conte di Apecchio,
comandante dei Fiorentini a Marradi, era un personaggio ben noto. Aveva dato la sua parola che
Ludovico sarebbe stato liberato dopo la resa e si offese molto quando questo
non avvenne.
A detta di Cavalcanti il capitano
Bernardino si risentì con i governanti della città e questo sarebbe stato
uno dei motivi per cui passò al servizio di Siena divenendo un nemico di
Firenze.
Dunque l'ultimo conte di Marradi
fu un personaggio di rilievo all'epoca e nonostante fosse stato sconfitto e
imprigionato fu stimato da molti. Fra qualche tempo ne riparleremo.