Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 7 agosto 2013

Dino Campana legge Omar Kaimar


Una sofisticata lettura 
in attesa di Sibilla
 ricerca di Claudio Mercatali



Siamo a Casetta di Tiara, la prima settimana d'agosto del 1916. La storia d'amore fra Dino e Sibilla è cominciata da qualche giorno e i due sono in piena sintonia. Il poeta è momentaneamente solo, perché l'amata è dovuta andare qualche giorno a Firenze e nel Mugello, per chiudere delle questioni personali, e allora si dà alla lettura e le scrive:




 
Dino Campana a Sibilla Aleramo
Casetta di Tiara 7 agosto 1916

Leggo il Rubayat di Omar Kaimar. Questo libro è eccellente e ben tradotto. Benché vi abbia appena stretto la mano bella dubitosa vi vedo qua in fondo ai pensieri e in fondo al paesaggio. Pura bellezza oro dell' occaso qualche cosa che conta nella solitudine dice Omar Kaimar e dice bene, nella febbre del crepuscolo tra i grandi boschi.


Chi è questo Omar Kaimar o Khayyam? Si tratta di un antico poeta persiano che era stato tradotto da pochi mesi in italiano dallo  studioso Mario Chini. Le poche cose che si sanno di lui conviene leggerle direttamente nel testo originale, che è qui accanto.




     
La filosofia di vita di questo poeta si adatta bene alla situazione presente di Dino e Sibilla, perché è un invito a vivere con semplicità, a contatto con la natura, in solitudine, con l'amata.
La quartina più delicata, alla quale Dino fa riferimento è una delle più note della raccolta. E' la numero XII e parla della modestia dei desideri che ogni uomo deve avere e della soddisfazione di avere una giarra di vino, un pezzo di pane, un ramo ombroso ...




A fianco:
la quartina XII del Rubayat



Tutto questo per Dino Campana è certamente importante, ma Sibilla è d'altro stampo e la sensibilità di Dino che più la affascina non è questa orientaleggiante, ma quella espressa nei Canti Orfici. Infatti gli scrive che sta tornando perché ha sbrigato le sue faccende ...



 Sibilla Aleramo a Dino Campana 
Villa La Topaia,
Borgo S. Lorenzo 8 agosto 1916 pomeriggio

M'han portato in ritardo la tua cartolina, Omar Kaimar. Prendo tutte le cose troppo sul serio? Ti mando lo stesso tutto quel che t'avevo scritto, ti divertirà un momento. Insieme alla tua, poche parole da Firenze, lagrime ma degne. Ne ho fatto un uomo.
Perché "dubitosa"? Di me, no. Di quel che sentivo, no. E neanche di quel che dovevo fare, vedi, ch'è già fatto, limpidamente. Ma d'esser per te una cosa di vita, una cosa di bellezza....
Ripensavo a un punto del tuo libro, a una frase che mi ti aveva avvicinata forse più d'ogni altra la prima volta che ti lessi: e ho cercato nel volume, è proprio dove tu mettesti per me la foglia d'edera: "... Dolce mi è sembrato il mio destino fuggitivo... cosi conosco una musica dolce nel mio ricordo... so che si chiama la partenza o il ritorno...".
Andando e stando.




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