Una sofisticata lettura
in attesa di Sibilla
ricerca di Claudio Mercatali
Siamo a Casetta di Tiara, la
prima settimana d'agosto del 1916. La storia d'amore fra Dino e Sibilla è
cominciata da qualche giorno e i due sono in piena sintonia. Il poeta è momentaneamente
solo, perché l'amata è dovuta andare qualche giorno a Firenze e nel Mugello,
per chiudere delle questioni personali, e allora si dà alla lettura e le scrive:
Dino Campana a
Sibilla Aleramo
Casetta di Tiara 7 agosto 1916
Leggo il Rubayat di Omar Kaimar. Questo libro è eccellente e ben
tradotto. Benché vi abbia appena stretto la mano bella dubitosa vi vedo qua in
fondo ai pensieri e in fondo al paesaggio. Pura bellezza oro dell' occaso
qualche cosa che conta nella solitudine dice Omar Kaimar e dice bene, nella
febbre del crepuscolo tra i grandi boschi.
Chi è questo Omar Kaimar o Khayyam? Si
tratta di un antico poeta persiano che era stato tradotto da pochi mesi in
italiano dallo studioso Mario Chini. Le
poche cose che si sanno di lui conviene leggerle direttamente nel testo
originale, che è qui accanto.
La filosofia di vita di questo
poeta si adatta bene alla situazione presente di Dino e Sibilla, perché è un
invito a vivere con semplicità, a contatto con la natura, in solitudine, con
l'amata.
La quartina più delicata, alla
quale Dino fa riferimento è una delle più note della raccolta. E' la numero XII
e parla della modestia dei desideri che ogni uomo deve avere e della
soddisfazione di avere una giarra di vino, un pezzo di pane, un ramo ombroso
...
A fianco:
la quartina XII del Rubayat
Tutto questo per Dino Campana è
certamente importante, ma Sibilla è d'altro stampo e la sensibilità di Dino che
più la affascina non è questa orientaleggiante, ma quella espressa nei Canti
Orfici. Infatti gli scrive che sta tornando perché ha sbrigato le sue faccende
...
Sibilla Aleramo a
Dino Campana
Villa La Topaia,
Borgo S. Lorenzo 8 agosto 1916 pomeriggio
M'han portato in ritardo la tua cartolina, Omar Kaimar. Prendo tutte le
cose troppo sul serio? Ti mando lo stesso tutto quel che t'avevo scritto, ti
divertirà un momento. Insieme alla tua, poche parole da Firenze, lagrime ma
degne. Ne ho fatto un uomo.
Perché "dubitosa"? Di me, no. Di quel che sentivo, no. E
neanche di quel che dovevo fare, vedi, ch'è già fatto, limpidamente. Ma d'esser
per te una cosa di vita, una cosa di bellezza....
Ripensavo a un punto del tuo libro, a una frase che mi ti aveva
avvicinata forse più d'ogni altra la prima volta che ti lessi: e ho cercato nel
volume, è proprio dove tu mettesti per me la foglia d'edera: "... Dolce mi
è sembrato il mio destino fuggitivo... cosi conosco una musica dolce nel mio
ricordo... so che si chiama la partenza o il ritorno...".
Andando e stando.
"La vita è un viaggio,
RispondiEliminaviaggiare è vivere due volte"
Omar Khayyam