Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

martedì 30 gennaio 2018

1923 L'ampliamento della provincia di Forlì

Il passaggio
dei comuni
della Romagna
Toscana all’ Emilia
ricerca di Claudio Mercatali

 I territori “transappenninici” della Romagna Toscana.

Nel 1861 con l' Unità d'Italia la Romagna entrò nella nuova regione detta Emilia. Ravenna era già capoluogo di provincia e Forlì lo divenne. Però molti territori romagnoli erano in altre province: Imola qualche anno prima era stata aggregata a Bologna, i quattordici comuni della Romagna Toscana rimasero sotto Firenze, i sette comuni dell’alta Val Marecchia entrarono nella provincia di Pesaro.

 

Perché la Romagna subì una penalizzazione così forte?
Secondo una ipotesi un po’ campanilista ma  molto logica tutto fu dovuto alla diffidenza di Cavour per l’ambiente romagnolo dell’ epoca, che era parecchio umorale e di tendenza ribelle. C’è un detto che riassume questo atteggiamento duro e focoso:
 
“A vég per la mì stréda, encòntra a la mi guèra, sa casc a casc par tèra, azidénti a chim tù sò”.
 
L’andare avanti senza “badare a niente” in politica paga poco. Visto con gli occhi dei funzionari del Re della nuova Italia anche il fatto che un prete scomunicato (don Giovanni Verità), un repubblicano agitato (Giuseppe Garibaldi) e un bandito di strada (Stefano Pelloni, detto il Passatore) avessero inciso così a fondo nell’ animo e nei ricordi della gente non era un buon segno.
Perciò si preferì spostare il baricentro della Regione il più possibile verso l’Emilia, che oltretutto aveva un’ ottima tradizione amministrativa, perché Modena, Reggio, Parma e Piacenza erano state per lungo tempo capitali di ducati indipendenti. Questa situazione cambiò nel 1923, quando venne allargata la provincia di Forlì, con l’aggregazione dei comuni della Romagna Toscana, esclusi Marradi e Palazzuolo sul Senio.



Torniamo indietro al 1923, e cerchiamo di capire come venne vissuto dalla gente questo passaggio da una provincia all’ altra, perché un trasferimento in blocco di dodici comuni non è una cosa che capita tutti i giorni. Il periodico repubblicano Il Pensiero Romagnolo, edito a Forlì, fece una  doppia considerazione, negativa dal punto di vista finanziario e positiva per l'aspetto politico. Il Comune più danneggiato dal cambiamento fu Rocca San Cassiano, che cessò di essere capoluogo del Circondario e perse qualche ufficio amministrativo e la sede del tribunale. Quindi in un primo momento il passaggio non fu tanto gradito in quel paese.

Qualche altra polemica sorse a Modigliana e Tredozio, che volevano essere aggregati a Ravenna, come Faenza. In effetti sarebbe stato logico ma lo scopo primo di tutta l’operazione era l’allargamento della Provincia di Forlì e i modiglianesi “obtorto collo” si rassegnarono. Però i due comuni furono aggregati a Ravenna per il tribunale e a Faenza per la Pretura e questo fu interpretato come un primo segnale di un ripensamento e calmò i più.



In fin dei conti il cambio di provincia fu accettato, perché era conveniente e giusto, ma non ci furono grandi entusiasmi. Se dietro l’operazione non ci fosse stata la precisa volontà di Mussolini forse le cose sarebbero rimaste così com’ erano per molti anni ancora. Il fatto è che cinque secoli di dipendenza da Firenze avevano lasciato il segno, i Medici erano stati bravi governanti e l’amministrazione laica e un po’ asburgica dei Granduchi di Lorena era stata nettamente migliore di quella papalina del resto della Romagna. E nel Mugello? La decisione era penalizzante per la Toscana ma fu accettata perché c'era la precisa volontà di Mussolini, come si capisce leggendo l' articolo qui sotto.
 
 
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se le vuoi ingrandire

 
La Carta della provincia di Firenze
prima del 1923.

 
E Marradi? In sostanza il paese era rimasto fuori da tutto questo, perché la vallata del Lamone gravita su Faenza e non su Forlì. Per noi il trasferimento degli altri Comuni della Romagna Toscana fu uno svantaggio, perché il bacino del Lamone rimase diviso fra Forlì (Modigliana e Tredozio), Ravenna (Brisighella) e Firenze (Marradi). Quattro comuni in tre province di due regioni differenti.
 
La sensazione di essere rimasti tagliati fuori, staccati dagli altri comuni della Romagna Toscana era evidente e ogni tanto veniva fuori. Ad un certo punto, nel 1933, intervenne il Segretario Federale del Fascio Pavolini e troncò i dubbi nel modo che si legge qui accanto ...

Però dopo il Fascismo la questione del passaggio di Marradi all' Emilia Romagna è stata posta molte altre volte e non è detto che non risalti fuori.

 




 
Fonti
Legge 4 marzo 1923 n° 544 (G.U. 23 marzo 1923 n° 72)
Resto del Carlino 22 febbraio, 2 e 3 marzo 1923
La Nazione 3 marzo 1923
Il pensiero romagnolo Giornale del PRI dell’ 8 marzo 1923
Il Momento, giornale del PPI di Forlì, 22 febbraio 1923
Il Messaggero del Mugello 4 marzo 1923 e 19 novembre 1933

Si ringrazia la Biblioteca Comunale di Forlì per l'indispensabile aiuto dato.

 

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