La via percorsa dal poeta per andare nel casale più amato
ricerca di Claudio Mercatali
E' noto che il Poeta si trovava bene soprattutto a Campigno, la più isolata frazione di Marradi, sito di pastori transumanti abituati alla vita dura, regolata da consuetudini tramandate da secoli e rispettate con scrupolo. Ai primi del Novecento l'unico collegamento con Marradi era una accidentata mulattiera che risaliva la valle per 4 km mantenendosi sempre sul lato sinistro del torrente e poi dopo la borgata di Gamberara di colpo si inerpicava sul lato destro per 1 km fino ad arrivare alla chiesa. Proprio qui nel 1899 una frana devastante ostruì il torrente e si formò un lago nel quale rimase sommersa tutta Gamberara cosicché il tracciato divenne ancora più torto e malagevole.
Il Messaggero del Mugello nel settembre 1900 descrisse in questo articolo l' antica Festa di Santa Croce che si teneva a metà del mese a Campigno.
La ricorrenza era un appuntamento importante per Campana, che nel 1910 partì per il viaggio a La Verna proprio dopo la fine della festa.
Al tempo di Campana la frana di Gamberara era avvenuta da poco e l'ambiente era ancora devastato dagli effetti del movimento di circa un milione di metri cubi di macigni e pietrame. L'impressione destata nel poeta da questo caos si coglie netta nei suoi scritti:
Campigno: paese barbarico, fuggente, paese notturno, mistico incubo del caos. Il tuo abitante porge la notte dell’antico animale umano nei suoi gesti. Nelle tue mosse montagne l’elemento grottesco profila: un gaglioffo, una grossa puttana fuggono sotto le nubi in corsa. E le tue rive bianche come le nubi, triangolari, curve come gonfie vele: paese barbarico, fuggente, paese notturno, mistico incubo del Caos.
Dino Campana risalì tante volte questa via del tutto diversa da quella odierna per arrivare nel posto amato, nel quale si sentiva accettato e compreso. Ora faremo così anche noi e dal podere Ravale arriveremo alla Colonna delle Scalelle, vicina a Campigno, senza mettere piede nell' asfalto della strada comunale.
Il sito si riempie di suggestioni se si percorre tenendo a mente le varie descrizioni che ne diede il poeta. Era impresso in fondo all' animo di Campana, e l'immagine di questi luoghi emerge più volte nella prosa poetica Salgo, anche se il poeta parla del monte Falterona, al ritorno dal viaggio a La Verna.
L’acqua il vento
La sanità delle prime cose Il lavoro umano sull’elemento
Liquido - la natura che conduce
Strati di rocce su strati - il vento
Che scherza nella valle - ed ombra del vento
La nuvola - il lontano ammonimento
Del fiume nella valle E la rovina del contrafforte - la frana
La vittoria dell’elemento - il vento
Che scherza nella valle.
Su la lunghissima valle che sale in scale
La casetta di sasso sul faticoso verde:
La bianca immagine dell’elemento.
La tellurica melodia della Falterona. Le onde telluriche.
Le rocce, l'acqua, il vento della valle danno vita a uno dei passi più alti dei Canti Orfici.
26 settembre 1910
Viaggio a La Verna Il ritorno
Ecco le rocce, strati su strati, monumenti di tenacia solitaria che consolano il cuore degli uomini. E dolce mi è sembrato il mio destino fuggitivo al fascino dei lontani miraggi di ventura che ancora arridono dai monti azzurri: e a udire il sussurrare dell’acqua sotto le nude rocce, fresca ancora delle profondità della terra. Così conosco una musica dolce nel mio ricordo senza ricordarmene neppure una nota: so che si chiama la partenza o il ritorno: conosco un quadro perduto tra lo splendore dell’arte fiorentina colla sua parola di dolce nostalgia: è il fìgliuol prodigo all’ombra degli alberi della casa paterna. Letteratura? Non so. Il mio ricordo, l’acqua è così.
Ecco le rocce, strati su strati, monumenti di tenacia solitaria che consolano il cuore degli uomini. E dolce mi è sembrato il mio destino fuggitivo al fascino dei lontani miraggi di ventura che ancora arridono dai monti azzurri: e a udire il sussurrare dell’acqua sotto le nude rocce, fresca ancora delle profondità della terra. Così conosco una musica dolce nel mio ricordo senza ricordarmene neppure una nota: so che si chiama la partenza o il ritorno: conosco un quadro perduto tra lo splendore dell’arte fiorentina colla sua parola di dolce nostalgia: è il fìgliuol prodigo all’ombra degli alberi della casa paterna. Letteratura? Non so. Il mio ricordo, l’acqua è così.
La stessa immagine è all'inizio del viaggio a La Verna
15 Settembre 1910 (per la strada di Campigno)
Tre ragazze e un ciuco per la strada mulattiera che scendono. I complimenti vivaci degli stradini che riparano la via. Il ciuco che si voltola in terra. Le risa. Le imprecazioni montanine. Le rocce e il fiume. . . . . . . . . .
Il poeta tornò qui molte altre volte. Da una lettera scritta a Sibilla Aleramo (Rina) sappiamo che nell' estate del 1917 era nell'amata valle:
"Cara Rina Mi trovo finalmente a Marradi fra le vergini foreste paese che tu pure hai veduto. Compiango il tempo che ho trascorso in paesi meno vergini.... Dalle rupi di Campigno, nelle cui rupi petrose abita permanentemente il falco io spero di superarle e volare sopra di esse con tutta la fierezza e la forza dell’aquila… Dino Campana Cosi detto poeta del presente e dell’avvenire." Campigno Martedì 8 agosto 1917
Nei primi giorni d'autunno 1917 scrisse da Campigno a Giovanni Papini e parlando della sua drammatica condizione di salute descrisse un punto dove scorreva dell' acqua fredda in un pozzetto sotto una cascatella. Nella strada vicina un crapaud, un rospo, stava in mezzo e Dino avvilito e scoraggiato per la sua condizione, si immedesimò. Era mattina presto e il sole non si era ancora levato sopra i castagni. Leggiamo:
Dino Campana a Giovanni
Papini via Colletta 10 Firenze
Come un fauno deluso prendo il ghiaccio dell'acqua di un bacino sotto una cascatella montanina. Il sole non s'affaccia ancora dietro i castagni. Incontro nel ritorno l'amico notturno crapaud illuso dalla freschezza dell' acquazzone. Povero Dino. Non restare in mezzo alla via ti schiacceranno. Ma lui resta in mezzo alla via. Sono nate fuori le cavallette e mi saltano intorno con ruote rosse. Pure in tutto c'è una certezza che io ... (c'est un secret par tous connu). Devo farmi coraggio? Marradi 25 settembre 1917
Dov' è questo posto? La strada, la cascatella, il castagneto sono tanti indizi che fanno pensare alla Fonte del lago, una sorgente al Lago di Gamberara, formato a seguito della frana del 1899 descritta prima. La strada di allora passava dal podere E Trè, nella parte opposta del fosso rispetto a quella di ora e tenuto conto di questo tutto torna.
Il poeta era consapevole che la sua malattia stava prendendo il sopravvento e si rendeva conto che c'era una certezza per lui … Dopo quattro mesi venne ricoverato definitivamente a Castelpulci e non uscì più.
Per approfondire sul blog
15.01.2014 In giro per Marradi con Dino Campana
12.09.2015 L'alba, la fonte e il rospo
Bibliografia
Per la lettera a Papini: Gabriel Cacho Millet, Souvenir d'un pendu p.219
Il più lungo giorno. Vallecchi editore,1973
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