Dino Campana rientra a Marradi
alla fine dell'estate
ricerca di Claudio Mercatali
Casetta di Tiara
L'estate del 1916 fu una bella
stagione per Dino Campana. Nei primi giorni d'agosto era cominciata la storia
con Sibilla Aleramo con un soggiorno appassionato nello sperduto paesino di
Casetta di Tiara. Per i due furono giorni di matta passione, di amore
travolgente in giro per i monti.
A settembre Sibilla tornò a
Firenze e Dino, dopo essere rimasto solo per qualche giorno, si avviò a piedi
verso Marradi. A Palazzuolo spedì all'amata la lettera che è qui di seguito
preannunciando il suo arrivo a Firenze per il giorno successivo.
La bella giornata, il lungo cammino attraverso i monti (da Casetta di Tiara a Marradi ci sono più di venti chilometri) l'avevano messo di buon umore e cantava il ritornello "io ti scopersi e ti chiamai Sibilla" che a dire il vero viene da un sonetto di Giovanni Cena, uno scrittore col quale Sibilla aveva vissuto per diversi anni. Dino faceva il disinvolto, ma era gelosissimo del passato di Sibilla ...
Sopra: Visuale dalla Bastia verso Palazzuolo
A destra: ... mi avvicino al mio fatale paese ... Il Lavane visto dalla Colla di Palazzuolo
A Sibilla Aleramo
A Sibilla Aleramo
Pensione Scandinavia
Corso dei Tintori Firenze
Sabato, domani, all'ultimo treno che arriva a Firenze, alle ore 8 e 3/4
o alle nove, io verrò mia cara. Non posso dirti nulla. Sono quà a Palazzolo (ne
vedesti la direzione dalla Bastìa). Mi sono messo in viaggio questa mattina con
un tempo magnifico e per tutta la mattinata ho pensato a te come per
raccoglierti intorno gli ultimi splendori della bella stagione nei prati umidi,
un verde intenso di velluto. Non ti dirò le sciocchezze che servivano di
pretesto al mio amore, sono di quelle che non mi vuoi perdonare. Cantavo, figurati
che avevo per ritornello: io ti scopersi e ti chiamai Sibilla. Volevo anzi
telegrafartelo senz'altro questo ritornello come una protesta brutale della
sanità vitale del nostro amore, unica ambigua e chiara risposta alle tue
possibili ansie. Mi accorgo di sragionare. Mi avvicino al mio fatale paese.
Addio amore ritroverò la forza fra le braccia della mia Sibilla.
Palazzuolo di Romagna 22 settembre 1916 Dino Campana
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