ricerca di Luisa Calderoni
E' rimasto nella memoria degli abitanti di via Celestino Bianchi il modo in cui veniva chiamato lo spazio antistante l'ingresso della chiesa di San lorenzo. Riferendosi a tale luogo si usava il termine dialettale di "semtìr" o " zemtir", che tradotto significa cimitero perché lì, intorno alla chiesa, anticamente si seppellivano i morti.
Le sorelle Ede e Giovanna Cappelli, che prima della guerra vivevano in Via Celestino Bianchi, ricordano che a volte, quando le mamme cercavano i loro bambini che andavano a giocare in strada, qualcuno rispondeva: "Je en te senterie a zughè" cioè sono nel cimitero a giocare, riferendosi a quello spazio che andava dall' accesso al Fiume Lamone, popolarmente conosciuto come l'Inferno, fino alla chiesa. Allora il cimitero non c'era più perché con un editto napoleonico i cimiteri, per ragioni di salute pubblica, erano stati spostati fuori dai centri abitati, ma la sua presenza e il toponimo rimanevano vivi nel parlato e nella memoria. Le due sorelle ricordano che dopo la seconda guerra mondiale, quando furono tolte le macerie, emersero ossa e resti umani e anche sopra al fontanone di fianco alla chiesa erano venute alla luce delle ossa, segno che il cimitero era molto grande.
Nel 1927 l'Amministrazione Comunale di Marradi decise di lastricare lo spazio antistante la chiesa come risulta da questi documenti:
E le pietre del lastrico forse furono queste che si vedono allineate in questa fotografia:
Fonte: Documenti dell'archivio storico del Comune di Marradi
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