Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

martedì 22 aprile 2014

La stele di Calesterna

Storia di un nome 
o di un soprannome
di Claudio Mercatali e
Luisa Calderoni



La stele di Calesterna è una lapide tombale di età Romana rinvenuta a Marradi nel Settecento o forse prima, e descritta per la prima volta nel 1743 dall'archeologo Antonio Francesco Gori. Per tutto l'Ottocento se ne perse traccia e venne rinvenuta per la seconda volta nel 1892 nel fosso degli Archiroli, dove serviva come pietra da lavatoio. Oggi è murata lungo le scale di una casa in via Fabbrini, a Marradi.
Si tratta di una lastra d'arenaria alta 1,50 m e larga 0,74 m per uno spessore di 8 cm sulla quale è  questa epigrafe:

VIV
C.Calesternae. C.F.
Patri
Trabenniae. L.F.
Tanniae Matri
Sex Calesternae. C.F.
Fratri
C.Calesterna. C.F. fecit.

La lettura delle lapidi romane non è sempre univoca, per le frequenti abbreviazioni e le sigle. Secondo una regola con molte eccezioni,  la prima riga è una sorta di titolo e VIV sta per "Ai vivi" e l'ultima riporta il nome di chi la fece fare, che era Caia Calesterna. Oggi noi diremmo:

"Per i vivi: Caia Calesterna fece (questa lapide) per il padre Caio Calesterna  (o di Calesterna), per la madre Trabennia Tannia, per Sesto (di?) Calesterna, fratello".



Sopra: la prima descrizione della lapide fatta dall' archeologo Gori in Inscriptionum Antiquarum, 
un catalogo del 1743.

La lapide è importante perché è l'unica ritrovata nel Comune di Marradi e prova che la zona dove ora sorge Marradi era abitata anche in età romana. In particolare interessa la parola Calesterna, che è insolita nell' onomastica latina.
  
L'archeologo Francesco Orioli nel 1855, in un articolo pubblicato nel Giornale Arcadico (vedi qui accanto) avanzò l'ipotesi che la parola etrusca Caletra o Calestra non fosse un nome di persona ma significasse "città, paese". Dunque Calesterna sarebbe il nome di un antico insediamento, più vecchio di Marradi, di cui non è rimasta traccia né ricordo. Se le cose stanno così Calesternae significa "di Calesterna" cioè di questo paese di cui si è persa memoria.

Nel 1892, dopo il secondo ritrovamento della lapide nel fosso degli Archiroli, l'archeologo Gian Francesco Gamurrini in "Notizie di scavi di antichità" riprese questa idea motivandola a dovere. In particolare egli escludeva che Calesterna fosse un nome di persona, perché non si trova in nessuna delle migliaia di lapidi tombali che ci sono giunte.
Invece ci sono tanti nomi latini di località, con la stessa terminazione, derivati dall'etrusco, per esempio, Claterna, Literna, Cluserna ....




A fianco: Gamurrini parla
di Calesterna  in "Notizie
di scavi di antichità" (1892).


per cui, secondo Gamurrini, Calesterna era il nome di un posto abitato che doveva essere circa all' incrocio delle due valli del Lamone e di Campigno, cioè a Biforco. Questa conclusione venne accettata e ripresa da quasi tutti gli archeologi e gli storici successivi, però oggi ha dei punti deboli. Il fatto è che i campi attorno a Biforco, negli ultimi cinquanta anni sono stati scavati tutti, per costruire il paese attuale e non è mai stata trovata nessuna traccia antica. Al Castellaccio è stato sbancato addirittura il fianco del monte per costruire il campo sportivo e il palazzetto dello sport, senza incontrare resti archeologici o cimiteri. In più gli scavi di S.Martino in Gattara, nel corso degli anni Sessanta dimostrarono che l'alta valle del Lamone era abitata dai Galli Boi e si trovano facilmente toponimi come Galliana, Galliata, Boesimo, ma non ci sono nomi etruschi.
Per questo forse Calesterna non era una località ma il soprannome di suo padre, e anche il suo e di suo fratello, derivato dal greco: kallìste significa bellissima e stèrnon è il petto.
Dunque Calesterna potrebbe essere un nomignolo che vuol dire "dal bel petto". La prova? Nel vocabolario del greco antico si trovano le parole "callìsternos", dal bel petto, e "callìsteuma", di eccellente bellezza.

Il vocabolario del greco antico

La prima ipotesi, quella del paese chiamato Calesterna è quella più accreditata, però anche l'altra non è male. Quando Caia di Calesterna, o dal "bel petto" fece fare la lapide di certo non immaginava che dopo ventuno secoli ci sarebbe stato ancora qualcuno interessato a lei ... ma tant'è.


Fonti: Giuseppe Matulli, La via del grano e del sale, 1988. Atti degli Accademici dei Lincei.



La  stele agganciata ad una parete  della casa di via Fabbrini

Relazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali


....Considerato che la stele funeraria, sagomata a trapezio ( h cm.148, largh. cm 74, spess. cm 8), in pietra arenaria grigia, con qualche scheggiatura lungo i margini, recante l'iscrizione latina, non incorniciata, su 8 righe:
VIV (is) / CCALESTERNAI.C (ai) F(ilio)/ PATRI/ TRABENNIAE L(uci) F(iliae)/ TANNIAE. MATRI/ SEX.CALESTERNAE. C(ai) F(ilio)/ FRATRI/ C.CALESTERNA. C(ai) F(ilius) FECIT./,
databile nella seconda metà del I sec. A.C, in possesso del Sig. raffaele Becherucci, Casignano, Scandicci (FI), riveste interesse particolarmente importante ai sensi della citata legge, perché unica attestazione conosciuta della famiglia Calesterna, gens di origini umbro etrusche, e perché si configura, grazie alle sue peculiarità toponomastiche e per i suoi riferimenti topografici, come documento di grande importanza nell' individuazione del tracciato della via antica ricalcante l'odierna Via Faentina e nella definizione dell' omogeneità sociale ed economica dei due versanti appenninici già in età preromana, (...)

DECRETA
Art.1 - La stele funeraria, descritta nelle premesse è dichiarata di interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1-6-1939 n. 1089 e come tale è sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge stessa.

Il Ministro
Il Sottosegretario F.To Astori


 Roma, lì 22 Giugno 1991





Nessun commento:

Posta un commento