La terribile epidemia del 1918
ricerca di Claudio Mercatali
New York
novembre 1918
L'influenza
Spagnola è stata un’influenza dovuta ai virus del ceppo H1N1 e fu la più
grande pandemia della storia umana. L’iniziò fu segnalato nel 1918 dai giornali iberici,
liberi dalla censura perché la Spagna non era in guerra e da questo viene il
nome.
La rivista Especialidades Medicas di Madrid ristampò nel novembre 1918 un articolo premonitore del periodico La Medicina Valenciana, settembre 1918
Forse i primi focolai furono in Kansas e Texas e giunse in
Europa con i soldati americani, sbarcati in Francia nell' Aprile del 1917.
La Spagnola
colpì in tutto il mondo e scomparve dopo due anni, forse per una mutazione meno
letale del virus. Nell' estate del 1918 esplose e gli effetti si sommarono alle
infezioni batteriche che aggredivano i soldati in trincea. A quel tempo non
esistevano gli antibiotici e la penicillina fu scoperta solo nel 1928 da Alexander
Fleming.
Il virus si diffuse veloce, negli USA e in Europa. Era sconosciuto e le autorità politiche e sanitarie furono colte alla sprovvista. Non fu adottato nessun "contenimento sociale" e le attività lavorative continuarono come prima. Per giunta nel novembre 1918 in Europa si festeggiava la fine della Prima guerra mondiale e i cortei, le adunanze e le feste erano continue. I governi non negarono l'evidenza ma a questa sciagura venne dato il minor risalto possibile.
La
situazione in Italia
Si
stima che in Italia il morbo abbia colpito circa 4 milioni e mezzo di persone,
uccidendone da 400.000 a 650.000. Un numero impressionante, se si considera che
all' epoca la popolazione italiana era di 36 milioni di cittadini. I più colpiti
furono i giovani tra i 18 e i 30 anni.
La prima ondata della
pandemia, nel 1917 soprattutto, era un’influenza più o meno severa, a seconda
delle varietà mutanti del virus che la produceva. La seconda ondata della
pandemia del 1918 fu letale forse proprio perché il virus era mutato.
Secondo una interessante ipotesi le persone che non erano al fronte quando si ammalavano
seriamente rimanevano a casa, e chi era solo lievemente malato continuava con la sua
vita, diffondendo la forma meno grave della malattia.
Nelle trincee accadde il contrario: i
soldati che avevano contratto una forma leggera rimasero dov' erano, mentre i
malati gravi vennero inviati su treni affollati verso ospedali da campo
altrettanto affollati, diffondendo il virus più pericoloso. Forse la seconda
ondata iniziò così e l'influenza si diffuse rapidamente.
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Le celebrazioni per la vittoria definitiva a Vittorio Veneto erano propagandate anche nella nostra zona come una rivincita per la disfatta di Caporetto del 1917 e furono tante, con grande partecipazione della gente entusiasta.
Anche Il Piccolo, settimanale di Faenza, scrisse sull' epidemia, segnalandone la pericolosità e il fatto che in Romagna, a dire del giornalista, i contagi non erano stati moltissimi.
Nel comune di Marradi la Spagnola si diffuse abbastanza e per evitare di ricoverare i malati nell'Ospedale assieme agli altri venne allestito un lazzaretto, vicino al viadotto di Villanceto. Si chiama ancora così, anche se molti non sanno l'origine di questo nome.
Il suo aspetto originario si vede in questa cartolina del 1920, sullo sfondo, accanto agli archi del viadotto. Fu distrutto da un bombardamento nel 1944 e ricostruito nella forma attuale, come sede della Scuola di Avviamento e poi della Scuola Media fino al 1965.
Così come oggi con il Covid 19 il personale sanitario era particolarmente esposto e ci furono dei morti. Questa lapide, murata in una cappella del cimitero di Biforco ricorda la morte del dottor Arturo Baldesi, di Marradi, e di suo fratello Ubaldo, titolare di una farmacia che era in piazza di fronte alla chiesa del Suffragio.
Poi l'epidemia scomparve, con la stessa rapidità con la quale si era manifestata, lasciando però un ricordo terribile. Dopo qualche anno il governo concesse al Comune di Marradi un finanziamento per costruire le cosiddette Case dei Mutilati, ossia due edifici destinati ai grandi invalidi della guerra. Sul davanti, venne costruito per arredo un tabernacolo dedicato a San Rocco, che nella tradizione popolare è il santo che protegge dalle epidemie.
Secondo una diffusa voce popolare qui si sarebbe fermata una pestilenza antica per intercessione del santo, ma in realtà il tabernacolo non è per grazia ricevuta ma è votivo per le pestilenze a venire, dato il vivo ricordo lasciato dal colera del 1855 e soprattutto dalla Spagnola. Non è antico e come si vede in questa foto del 1917 non c'è.
Rocco di Montpellier,
noto come san Rocco (Montpellier, 1345 circa, Voghera 16 agosto 1376 - 1379), è stato un pellegrino e taumaturgo francese. È il protettore dalle epidemie in
genere, anche quelle degli animali. Spesso è rappresentato nell'atto di sollevare il mantello per mostrare il bubbone della peste nella coscia.
Per ampliare
Per le informazioni generali, Wikipedia.
Per le informazioni specifiche: Enciclopedia
della Medicina Treccani.
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