ricerca di Claudio Mercatali
L'Imparziale era un periodico di Faenza che usciva i giorni 10, 20, 30 di ogni mese. Il prospetto era già un programma e diceva: Foglio di scienze arti, lettere e varieta, nel centro della Romagna. Il 10 aprile 1841 pubblicò un interessante articolo di Scienze Naturali sulla storia e la fisiologia dei bachi da seta. L'autore era il prof. Salvatore Muzzi, professore di Lettere a Bologna e autore di tanti libretti di argomenti vari. Nella sua attività di pubblicista mancano del tutto le Scienze e questo sorprende un po' vista la competenza con cui affronta l'argomento dei bachi da seta. Forse qui riporta con abilità le spiegazioni avute da professionisti del settore. Leggiamo le sue documentate e piacevoli considerazioni:
Nel comprensorio faentino la tratta della seta era una attività importante, tanto da dare il nome a due quartieri della città. La zona della Filanda vecchia e della Filanda nuova erano appena oltre il cavalcavia della ferrovia Bologna – Ancona, e non a caso ora lì c'è il centro commerciale La Filanda.
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Nel 1909 fu proprio una di queste, quella della famiglia Guadagni, che dopo una dura vertenza sindacale con le lavoratrici faentine, si trasferì a Marradi dove c'era manodopera femminile a più basso costo (però poi le lavoratrici marradesi si fecero sentire).
Nel 1911 fu inaugurato il nuovo stabilimento che anche qui diede il nome alla parte del paese in cui sorgeva.
Tutte le filande cessarono negli anni Cinquanta, con l'avvento delle fibre tessili sintetiche e soprattutto nel Nylon. I chimici della multinazionale americana Pont de Nemour, che l'avevano scoperto, gli diedero questo nome che è l'acronimo di Now you loose old Nippon (ora hai perso vecchio Giappone) ma non è così: questa fibra non traspira e ognuno di noi sa che una maglietta tutta di Nylon fa sudare al massimo.
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