Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 8 gennaio 2020

1371 La Descriptio Romandiole

Il cardinale Anglic de Grimoard 
parla di noi
Ricerca di Claudio Mercatali



Anglic de Grimoard, ecco un personaggio che merita un approfondimento. Nacque a Grizac (nel Languedoc, in Francia) nel 1320 e intraprese una brillante carriera ecclesiastica, favorito da suo fratello maggiore Guillaume, che divenne papa con il nome di Urbano V. Qui lo vediamo rappresentato con aria vagamente penitente e la manina benedicente ma in realtà era un attento amministratore ed esattore delle tasse dovute alla Chiesa. 



Insomma dava il meglio di sé negli inventari, nei rendiconti e nei censimenti fatti per scopi fiscali e ora ci interessa proprio per questo, perché in uno dei suoi scritti parla della Valle del Lamone e di Marradi. Erano i tempi torbidi del Papato Avignonese e la sua azione fu sempre preziosa soprattutto negli anni in cui fu Legato Pontificio in Italia, residente a Bologna. Curava benissimo anche i beni di famiglia, da cui diverse accuse dei suoi detrattori … Però questo aspetto della sua vita ci interessa poco.

Che cosa dice Anglic de Grimoard su di noi valligiani del Lamone nella Descriptio Romandiole (Descrizione della Romagna)? Il suo censimento riporta per ogni località della valle gli abitanti suddivisi in Focularia, in famiglie, dette anche Fumantes, formate da persone in grado di pagare le Fumantàrie, le tasse richieste a chi non viveva all’addiaccio.

Dunque i Focularia non indicano il totale degli abitanti ma solo quelli che potevano essere tassati. E’ la logica poco evangelica dell’esattore: si conteggiano i contribuenti e si trascurano i nullatenenti, che tanto non pagano. Con un criterio ritenuto accettabile ma approssimativo il numero dei contribuenti si ottiene moltiplicando il numero dei focularia per cinque e così ad esempio Marradi Marciana (la parte dopo il Ponte Grande, Jum Maré), che contava 60 focularia aveva circa 300 persone in grado di pagare le Fumantàrie. Invece non c’è modo di conoscere il numero dei poveracci e nemmeno quello dei nobili, dei potenti e in genere dei privilegiati esentati dalle tasse.
 
Detto questo leggiamo come ci descrisse il cardinale Anglic, senza usare il testo originario, che è in un duro latino medioevale con influssi di Languedoc, ma fidando nell’interpretazione di Leardo Mascanzoni, un professore universitario di Bologna che lo studiò a fondo.





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