Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

venerdì 3 gennaio 2020

Algol, la stella del Diavolo

Un mito per i Greci e gli Arabi
Ricerca di Claudio Mercatali



Ci sono certe stelle che per diversi motivi cambiano la loro luminosità ad intervalli fissi. Chi abita in campagna può approfittare del cielo senza il riverbero dei lampioni, con poche polveri e verificare, ma è un’osservazione sofisticata, non facile. 

E’ il caso di Algol, della costellazione di Perseo, che varia la sua brillantezza una volta ogni due o tre giorni, per un motivo sconosciuto agli antichi ma chiaro per noi oggi. Infatti questa è una binaria, una stella doppia, formata da due corpi che orbitano uno attorno all’altro e quando il più piccolo passa davanti al più grande provoca un calo della sua luminosità, diciamo un parziale oscuramento, anche se la stellina passante non è un corpo nero.  Questa spiegazione venne data per la prima volta dall’ astronomo John Goodricke nel 1782.




Gli Arabi nel XI secolo avevano notato il fenomeno e lo attribuirono a un demone; infatti Algol è la trasposizione nel nostro alfabeto della parola “ra’s al-ghul” ossia testa del diavolo. Oggi sappiamo che dista 93 anni luce e quindi è abbastanza vicina a noi ed è una delle poche stelle a mostrare questo effetto a chi la guarda ad occhio nudo. La sua luminosità apparente varia (tra 2,3 e 3,5) in un periodo di 2 giorni, 20 ore e 49 minuti.

La debole costellazione di Perseo raggiunge il punto più alto sull’orizzonte ai primi di gennaio. Conviene partire da Cassiopea, una costellazione più facile da trovare, e seguire il percorso indicato in questa figura. Oppure individuare le Pleiadi e Capella e tracciare idealmente un triangolo equilatero del quale Algol sarà il vertice.


Il Perseo di Benvenuto Cellini, Loggia dei Lanzi, 
Piazza della Signoria, Firenze


Naturalmente la variabilità di Algol non era sfuggita ai Greci che la inserirono nel mito di Perseo, che si può riassumere così: la vanitosa regina Cassiopèa si vantava di essere più bella delle Nereidi, le stizzose ninfe marine, che protestarono con Poseidone, il dio del mare. Costui mandò un mostro a devastare il regno di Cassiopèa e il re Cefèo, per venire a capo del pasticcio provocato da sua moglie, si rivolse all’oracolo. I sacerdoti del tempio gli dissero di sacrificare la figlia Andromeda, che c’entrava niente, per placare il drago. All’ultimo momento passò l’eroe Perseo e salvò la sventurata appena in tempo, se ne innamorò, la sposò e fecero tanti figli.


Perseo era già famoso per aver ucciso Medusa, il mostro che trasformava in una statua di pietra chiunque lo guardasse.  Per non essere pietrificato le mozzò il capo con un colpo di spada guardando la sua immagine riflessa in uno specchio.
L’eroe quando morì fu messo in cielo da Atena, come costellazione, e la testa di Medusa nelle mani di Perseo è appunto Algol, che pulsa intermittente. A Firenze c’è anche una famosa statua di bronzo di Benvenuto Cellini che celebra questo mito, noto anche agli Arabi.



Ecco qui un articolo del settimanale faentino Il Piccolo, del 1927, che dice più o meno le stesse cose che avete letto qui sopra.



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