di Claudio Mercatali
I vitalbini sono le punte della pianta
Certe piante erbacee spontanee del nostro appennino sono commestibili e un tempo erano un alimento comune, gradito ed economico. Qui di seguito ci sono quattro semplici ricette, e nell'archivio del blog, al mese di maggio 2011, ce ne sono altre quattro. Dalle piante si possono ricavare anche degli oli balsamici, come l'olio di iperico, descritto nell'articolo del 21 giugno, qui su questo blog.
LA VITALBA
Una tenace pianta rampicante
Potete raccogliere la vitalba quando inizia a vegetare, in primavera, e per tutta l'estate. I raccolti migliori si fanno di solito nel mese di giugno quando le temperature sono già estive, ma il terreno è ancora umido. Ci servono le punte della pianta, i cosiddetti vitalbini, e anche le foglie se sono ancora piccole.
I vitalbini devono essere bolliti per disattivare certi principi tossici che contengono, come molte piante della famiglia delle Ranuncolacee. Dopo la bollitura scolateli e lavateli con acqua tiepida. L’impiego classico è quello di lessarli e poi friggerli in padella, con un po' d'olio. Ci sono molte varianti: qualcuno aggiunge un po' d'aglio tritato, altri un po' di peperoncino in polvere e altri ancora una spolverata di forma.
Una ricetta per un condimento potrebbe essere questa: raccogliete cime di ortiche, vitalbini e foglie giovani di malva in pari quantità. Lessate il tutto e fate ben scolare premendo la massa sul fondo del colino. Dopo aver fatto soffriggere un po’ d’aglio fate saltare in padella un gambuccio di prosciutto passato nel tritacarne, quando è ben rosolato, aggiungete la verdura lessata finemente triturata a mano. Portate a cottura aggiungendo un po' di brodo e magari anche un bicchiere di vino bianco.
La pianta che rende
amara la birra
amara la birra
Gli apici, della lunghezza di circa 20 cm, si raccolgono in primavera (marzo-maggio) e si cucinano come gli asparagi. A differenza della maggior parte dei germogli commestibili, i getti di luppolo sono più gustosi se sono grossi. Lessateli per dieci minuti, con cura, in modo da eliminare il tessuto ruvido che li ricopre e rosolateli in padella, meglio se con il riso, oppure per fare delle frittate.
Si possono anche mangiare lessi, conditi con burro, come contorno di un piatto di carne, come si vede nella fotografia qui sotto.
LA GLICINE
Un fiore nella ricotta
La Wisteria sinensis nota come Glicine, originaria della Cina è una pianta rampicante ed elegante. In primavera produce dei vistosi fiori a grappolo, di un bel colore viola, che pendono dalla pianta.

IL SAMBUCUS NIGRA
Una pianta per le frittelle
e la schiacciata

A sinistra il fiore, a destra lo stesso dopo la frittura
La ricetta classica dice di sgranare i fiori per scartare il racemo del corimbo, cioè i rametti dell'ombrello. Preparate una pastella di acqua e farina, mescolatela con i fiori e friggete. Otterrete delle frittelle abbastanza saporite.
Con un'altra ricetta più complicata si può preparare una schiacciata al sambuco, da cuocere nel forno, ma qui ci vuole la mano di un esperto fornaio e infatti questa è una specialità del forno Sartoni di Marradi, che la prepara in giugno quando ci sono i fiori freschi.
Grande!
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