Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 30 giugno 2021

Gli attentati a Umberto I di Savoia

La fine tragica 
del secondo re d'Italia
ricerca di Claudio Mercatali


Umberto I

Nell’ultimo ventennio dell’Ottocento il Movimento anarchico di tutta Europa era attivissimo e gli attentati erano frequenti. In Italia il re Umberto I subì tre aggressioni e l’ultima gli fu fatale. Il 17 novembre 1878 a Napoli avvenne la prima: era in una carrozza scoperta, con la regina e il figlio che si stava facendo largo tra due ali di folla.



All’improvviso l’anarchico Giovanni Passannante lo aggredì con un coltello gridando: «Viva Orsini, viva la repubblica universale». Lo colpì di striscio a un braccio e un ufficiale dei Corazzieri della scorta ferì l’attentatore con la sciabola.

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Il secondo attentato

Che cosa deve fare un padre se si accorge che il figlio sta per accoltellare qualcuno? Questo era il dilemma del sig. Acciarito, che nell' aprile del 1897 si accorse che suo figlio preparava un attentato contro il Re Umberto I di Savoia. Alla fine decise di andare alla polizia e le cronache dell'epoca raccontano che:

"... Consapevole delle idee del figlio, e del fatto che il 22 aprile Umberto I avrebbe presenziato alle corse ippiche sull' Appia, organizzate in occasione del ventinovesimo anniversario del suo matrimonio con la regina Margherita, il padre si recò presso la Polizia e avvisò di stare pronti a fronteggiare un attentato al re in quella occasione.




Ciò nonostante Pietro Acciarito era in mezzo alla folla che salutava l'arrivo del sovrano all'ippodromo, e riuscì ad avvicinarsi armato di coltello alla carrozza reale. Il Re, notata l'arma, schivò il colpo e rimase quasi illeso. Acciarito si allontanò con calma e nella confusione seguita al suo gesto, fu fermato solo dopo circa 50 metri. Umberto, non volendo apparire scosso dall'evento, assistette alle corse come da programma".


Il fatto destò viva impressione nell' opinione pubblica e fu riportato con risalto anche nella stampa locale. Ecco qui accanto le reazioni dei marradesi all'episodio.



In ogni paese ci fu sdegno per il fatto e iniziative di solidarietà per la Casa Reale: convocazioni straordinarie dei Consigli Comunali, messe di ringraziamento per lo scampato pericolo, telegrammi agli Aiutanti di campo del Re.



Il terzo attentato

Il 29 luglio 1900 Umberto I era a Monza per un concorso ginnico e attraversava la folla festante. Di solito portava una maglia di ferro protettiva sotto la camicia, ma quel giorno era caldo e non la indossò. Il sovrano si intrattenne per circa un'ora, era di ottimo umore. Mentre la folla applaudiva e la banda intonava la Marcia Reale l'attentatore, Gaetano Bresci, sparò tre colpi di pistola. 



I carabinieri si scagliarono su Bresci, che non oppose resistenza e lo arrestarono, sottraendolo al linciaggio della folla. La carrozza giunse alla reggia di Monza, ma il re era morto. Fu sepolto nel Pantheon accanto al padre e il 13 agosto diventò giorno di lutto nazionale. 

Bresci fu processato il 29 agosto e condannato all'ergastolo. Il nuovo re Vittorio Emanuele III, gli concesse la grazia (per il regicidio c'era la pena di morte). Bresci morì il 22 maggio 1901 in condizioni dubbie: fu trovato impiccato nella sua cella.





L'impressione fu enorme in tutta Italia e Vittorio Emanuele III diede la notizia ufficiale della morte di suo padre e della sua ascesa al trono con questo manifesto, da affiggere in tutti i comuni. Questa è la copia conservata nell'Archivio storico di Marradi.


... Italiani! Il secondo re d'Italia è morto ...






L'Amministrazione di Marradi fece stampare la carta intestata listata a lutto e nell'archivio storico del Comune gli atti di questi mesi sono tutti bordati di nero.

Il quell'anno erano state completate le nuove scuole elementari del capoluogo, intitolate a Giovanni Pascoli ma note anche come "scuole umbertine" perché il re aveva concesso un finanziamento per costruirle. La via di fronte all' edificio venne chiamata via Umberto I e solo di recente ha cambiato nome in Via Castelnaudary, il paese della Francia gemellato con Marradi.





Il sindaco di Marradi mandò le sue condoglianze al Prefetto, che rispose con questa lettera ..





giovedì 24 giugno 2021

Le stelle dell'Orsa Maggiore

Una occhiata a una costellazione 
molto importante
ricerca di Claudio Mercatali


L'Orsa Maggiore (sul dorso e nella coda dell' animale) nel Catalogo Uranometria (1603).


Questa è una costellazione famosa e tutti l’hanno sentita rammentare. La sua posizione è a nord e quindi per vederla bisogna guardare a settentrione. Assomiglia a un carro da buoi o a un mestolo o al carrello del supermercato. Gli antichi romani la chiamavano Grande Carro perché le sue sette stelle disegnano il profilo del carro trainato dai triones, dai pazienti bovi. Da questo viene la nostra parola settentrione, che indica il nord.



Karl Philips Spierincks: Giove e Callisto

Allora perché i Greci la chiamarono Orsa Maggiore? Secondo la mitologia Giove si era invaghito della ninfa Callistòs (= bellissima) e Giunone era gelosa e la cercava per ucciderla. Quando lei era in pericolo Giove la tramutava in un’orsa, e così la confondeva con gli altri animali della foresta delle ninfe. Però Giunone si rivolse a Diana, la dea della caccia, che non poteva essere ingannata con questo trucchetto, e lei la trovò e la uccise. Giove per ricordarsela sempre la proiettò nel cielo in mezzo a un gruppetto di sette stelle che non tramontano mai e sono appunto quelle dell'Orsa Maggiore, che noi abbiamo la comodità di vedere in ogni mese dell’anno.

La scienza ci riporta con i piedi per terra e ci dice che questa costellazione, come tutte le altre, in realtà non esiste e le stelle sembrano disegnare una figura ma in realtà sono a diversa distanza rispetto a noi e quello che vediamo è solo un effetto della prospettiva.




Superiamo questa delusione e torniamo agli astronomi antichi, che diedero il nome ad ogni stella: secondo l’uso greco la prima, quella in fondo al carro, si chiama Alfa Ursae Maioris (Alfa dell’Orsa Maggiore) alla quale fanno seguito beta, gamma, delta, epsilon zeta, eta. Gli astronomi arabi dell’ anno Mille furono più eleganti e diedero ad ognuna un nome proprio: Alfa Ursae Maiors è Dubhe, beta è Fegda, e poi Merak, Megrez e Alioth. La penultima è Mizar, una stella doppia, cioè accompagnata da Alcor, una stellina lì vicino. Nel cielo terso del deserto, con l’aria secca e al buio completo chi riusciva a distinguere le due stelle aveva la vista perfetta. L’ultima è Alkaid, la timoniera, quella che sta alla barra dov’è aggiogato il bue, oppure al manico del carrello del supermercato, se avete preso a riferimento questo veicolo. La parola ha la stessa radice di Al Kaida, il nome dell’organizzazione terrorista araba che si propone appunto come guida per il mondo islamico.

Torniamo agli astronomi moderni: le indagini sulla natura della luce che ci mandano queste stelle, dicono che: 

Alioth (ε epsilon) è la più luminosa, di colore bianco.
Dubhe (α alfa) è gialla e si trova a 124 anni luce da noi.
Alkaid (η eta) è azzurra, a 101 anni luce da noi.
Mizar (ζ teta) è bianca e fa coppia con Alcor.
Merak (β beta) è bianco - azzurra.
Fegda (γ gamma) è bianco - azzurra.
Megrez (δ delta) è bianca, la meno luminosa.

Così apprendiamo che le stelle possono avere diversi colori, sono più o meno calde, più o meno giovani e più o meno lontane.


Queste quattro caratteristiche non si colgono ad occhio nudo e gli antichi, greci o arabi, considerarono le stelle sempre bianche, anche se più o meno brillanti. Per tutti loro l’Orsa Maggiore serviva a trovare il nord, per navigare o per spostarsi nel deserto. La stella Polare fa parte dell’Orsa Minore, una costellazione vicina e poco evidente. E’una stellina qualsiasi e per trovarla bisogna immaginare di unire con un segmento Merak con Dubhe e di prolungarlo quattro o cinque volte. In questo modo si attraversa una porzione di cielo dove non ci sono stelle evidenti e la prima che si incontra è la Polare. 


La sua posizione è fondamentale, perché si trova nel prolungamento dell’asse terrestre e quindi è sempre nella stessa posizione ad ogni ora della notte. Invece tutte le altre stelle percorrono un cerchio più o meno ampio. Così ad una certa ora l’Orsa Maggiore può avere la posizione di un mestolo appoggiato su un tavolo, oppure appeso a una parete o a rovescio.

venerdì 18 giugno 2021

La Festa della Madonna del Popolo a Marradi

Una liturgia secolare 
tipica del paese
Ricerca di Claudio Mercatali



La vecchia immagine della Madonna
sostituita negli anni '50 da quella attuale.



La Festa della Madonna del Popolo è una antica celebrazione triennale tipica di Marradi. Nell'ultimo secolo è divenuta annuale e di regola si tiene nella seconda domenica di luglio, ma la data certe volte ha subito delle variazioni per diversi motivi.

Cominciò nel Settecento, ma non si sa di preciso l'anno. Questa che segue è la cronaca dell'anno 1790 della Gazzetta Toscana. 


La festa durava tre giorni fra riti religiosi, feste, e anche una fiera. Per tutto l'800 fu una data da ricordare per i marradesi.






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Nel 1895 ci fu la festa del centenario, fastosa e preparata con cura dai giovani del paese. Riuscì bene a quanto si legge nel Messaggero del Mugello del Luglio di quell'anno. Leggiamo:





Il corrispondente da Marradi, si firma A.M. e si scusa con il tipografo Mazzocchi di Borgo S.Lorenzo perché l'articolo è scritto di fretta. ... Sono a pranzo in una trattoria, nel trambusto degli altri avventori ...



La festa durò tre giorni,
alla metà di luglio.


"L'inaugurazione dell'acqua potabile" fu la cerimonia per l' Acquedotto degli Allocchi, che portò a Marradi la pura acqua scaturita dalla galleria ferroviaria con questo nome, oltre Crespino.



Ci fu anche la trovata ad effetto, con lo zampillo in Piazza Scalelle, dopo i discorsi  delle autorità.

La chiesa arcipretale era allestita in pompa magna. L'arredo era questo, con l'altare rivolto all'opposto rispetto a quello di oggi. C'è il pulpito con il baldacchino sulla sinistra, ci sono diversi lampadari con le candele e le transenne.
Alla 14 arrivò la Banda di Palazzuolo. L'illuminazione per la sera era stata affidata alla ditta fiorentina Fantappié, specialista per queste cose. E poi gli immancabili fuochi d'artificio ...




Fonti:
  • Gazzetta Toscana, volume 25, pg 109, anno 1790. Digit. Princeton University.
  • Messaggero del Mugello.

sabato 12 giugno 2021

Marradi nel 1929


Tanti piccoli fatti successi quell'anno
Ricerca di Claudio Mercatali




I giornali nel 1929 erano sotto pieno controllo del Regime già da tempo. Sono lontani gli anni 1900 – 1922 quando a Faenza i settimanali Il Piccolo e Idea Popolare (cattolici) erano in perenne disputa con Il Lamone (repubblicano) e Il Socialista. Dal 1924 rimase solo Idea Popolare, con il nome Il Nuovo Piccolo e ridotto a semplice giornaletto della diocesi, che si occupava solo di ricorrenze religiose. Nel Mugello nel 1924 Il Corriere del Mugello (progressista e socialista)  cessò del tutto mentre Il Messaggero del Mugello (democratico liberale) continuò sotto un duro filtro editoriale: pubblicava solo notizie di comodo o di carattere locale, rigorosamente apolitiche. Nel 1933 la Tipografia Mazzocchi di Borgo San Lorenzo (che c’è ancora) rinunciò a pubblicare e la testata cessò.





Per fortuna il Fascio marradese usò spesso i giornali mugellani per fare propaganda alle sue iniziative e così negli anni 1929 – 1933 si trovano tanti articoli che riguardano il nostro comune. Non sono un gran che allegri perché trattano quasi sempre di adunate, celebrazioni, commemorazioni, visite di gerarchi e altre cose del genere, però offrono uno spaccato della vita quotidiana del paese. 





Dato il profondo radicamento cattolico del nostro comune e del Mugello si possono trovare anche tanti trafiletti di ricorrenze religiose, iniziative di parrocchia e di volontariato, del tutto depurati da ogni discorso politico, salvo qualche accenno talvolta sfuggito alla censura. I corrispondenti da Marradi erano diversi: il Podestà Federico Consolini, il Commissario del Fascio Ugo Grossi e per le notizie a carattere più o meno religioso i cattolici prof. Antonio Cassigoli e il maestro Ottorino Randi, che talvolta si firmavano con le iniziali.



Nel primo semestre 1929 Il Messaggero del Mugello pubblicò ogni settimana qualcosa su Marradi, poi gli articoli diradano un po’ ma rimasero sempre tanti. Sono quasi tutte micro informazioni dei fatti quotidiani del paese, con nome e cognome di centinaia di bambini o giovani marradesi impegnati nelle loro normali attività. Leggiamo:




GLI ARTICOLI  DEL PRIMO TRIMESTRE




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una comoda lettura





















Nel 1929 si tennero le elezioni plebiscitarie per l'elezione del Gran Consiglio. In pratica si trattava di convalidare con un SI una lista precostituita di candidati e quindi non c'era niente da scegliere.


Però il plebiscito aveva un significato politico importante, perché intendeva dimostrare che il Regime aveva i pieni poteri.

Come si può leggere qui accanto il voto non era del tutto segreto, perché le schede elettorali erano due ...



GLI ARTICOLI DEL SECONDO TRIMESTRE























GLI ARTICOLI DEL TERZO TRIMESTRE















GLI ARTICOLI DEL QUARTO TRIMESTRE





















Il 1929 fu anche l'anno della grande nevicata.