Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 30 dicembre 2021

Le cartoline di Odoardo Bandini

Tante belle immagini
di Marradi
raccolte da Claudio Mercatali




Odoardo Bandini cento anni fa abitava all' inizio di via Fabbrini, nella casa dove ora ci sono la bottega Agrifoglio e la drogheria Sara e Andrea. Era la dimora di famiglia da tanto tempo, acquistata dai Fabroni. Nel Seicento è citata come "Magazzino di Enea Fabroni" perché lì si conservavano sementi e grano. Anche i Bandini erano possidenti e commercianti e lì accanto la madre di Odoardo gestiva un negozio di chincaglieria, cartoleria e articoli vari. Fra gli articoli in vendita c'erano anche tante cartoline di Marradi, stampate da Odoardo in diverse occasioni, dalla fine dell'Ottocento ai primi anni Trenta. 

Sono immagini di qualità, scattate secondo le visuali giuste, che non sono sempre semplici da individuare. Odoardo Bandini di mestiere faceva il banchiere e negli anni Trenta era il direttore della Banca di Credito e Sconto, che aveva sede a Marradi in via Talenti. Era anche azionista della Fornace Marcianella, una importante fabbrica di laterizi che non esiste più ma ha lasciato il nome al sito in cui sorgeva, poco oltre il Vivaio Forestale.




La prima serie, stampata a fine Ottocento è a colori. Si tratta di stampe in bianco e nero spesso acquerellate, ossia tinteggiate delicatamente. A quel tempo le pellicole a colori non c'erano.


Questa cartolina di Piazza Scalelle è stata scattata prima del 1898, perché quell'anno la tabaccheria in primo piano sulla sinistra, dove c'è la gente, si trasferì in via Talenti. La casa sulla destra è la dimora storica degli ultimi Ubaldini di Marradi, estinti nel primo Ottocento, perché senza eredi maschi. Le femmine di famiglia sposarono dei Fabroni (sempre loro!). Nel primo Novecento era della famiglia Pratesi. Fu demolita negli anni Venti e al suo posto venne edificato il palazzo del Credito Romagnolo.




Il punto di visuale di questa panoramica è un classico. Qui non c'è ancora l'edificio delle Scuole elementari e quindi siamo alla fine dell' Ottocento.







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Nelle cartoline dette "animate" ci sono persone in movimento, meglio se sono state riprese a loro insaputa. Bisogna aspettare il momento opportuno e essere fortunati, come capitò a Odoardo qui ... la donna si volta perché qualcuno l'ha chiamata ... il barroccio ...



Le cartoline che seguono sono di diverse serie e non sono in ordine cronologico.


Clicca sulle immagini
per avere la vista
a schermo intero.



Il confronto di queste immagini con l'aspetto attuale del paese può dare un'idea dell'entità dei danni subiti da Marradi con i bombardamenti del 1944.



L'imbocco della strada per San Benedetto venne aperto nei primi anni Venti.





Il campanile della chiesa arcipretale è del Cinquecento. L'aspetto attuale è dovuto ai lavori del 1920 - 1930, che lo hanno sfigurato.


Le logge del Comune hanno cinque archi invece degli attuali sette.



















Le vedutine sono cartoline fatte con un collage di altre foto, spesso edite anche singolarmente. In questa lo scorcio più originale è quello in basso a sinistra, dove si vede l'asilo infantile com'era all' inizio del Novecento.










Il castagneto qui sotto è quello di Pigàra, sopra a Crespino del Lamone. Si riconosce perché sullo sfondo, al centro, si vede il campanile della chiesa. La signora con l'ombrellino potrebbe essere la moglie di Odoardo Bandini. La foto è del 1920 circa.










Fonti
Le foto ritratto sono state date da Sergio di Leo Consolini, nipote di Odoardo .







venerdì 24 dicembre 2021

14 foto insolite di Marradi

Il paese visto dai monti attorno
Rassegna di Claudio Mercatali



Marradi nell'Ottocento. La cartolina è della Tipografia Forzano (Borgo S.L.) e il timbro è del 1895.






Marradi si presta abbastanza per le fotografie panoramiche, non tanto il paese in sé ma il territorio nel quale è inserito, che è un fondovalle con molti scorci di visuale. Cominciamo dalla vetta più alta, Il Lavane (1241 slm) e avviciniamoci pian piano:




Dal Poggio di Valdolséra








Da Poggio Muschieto





Dal Poggio di Villanova










Dal Castellone


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se le vuoi ingrandire



Dalla Capanna del Rossino


Idem di giorno

(era uno dei siti preferiti da Dino Campana)


Da Villa Grilli
















Da Sambruceto


Da Pian dei Preti


Da Monte dell'Asino







Dalla Sassogna










Da Galliana
In primo piano San Martino: Marradi è proprio in fondo alla visuale. A destra si vede la valle di Valnera.








sabato 18 dicembre 2021

La Valle Acerreta prima dell'anno Mille

Il popolamento 
nei secoli più remoti 
Ricerca di Claudio Mercatali

Lutirano visto 
da Pian di Lazzaro
(confine con Tredozio)


Questa valle isolata o un po’ in disparte ha una storia antica. Le vicende sono più o meno le stesse avvenute nelle valli vicine, ma qui per una fortunata serie di circostanze i fatti sono documentabili. Non ci credete? Vediamo che cosa successe prima dell’anno Mille.

 I Galli

L’ottima resa agraria favorì l’insediamento dei Galli già due o tre secoli avanti Cristo. Lo sappiamo perché sono rimasti i nomi di Galliata o Galligata e Galliana, due fattorie ancora oggi attive che si estendono sul Monte Budrialto, fino al crinale con la valle del Lamone e oltre. Budrio o botro è una parola celtica, presente in diversi siti della Romagna, che significa con molti fossi o scoli d’acqua. La pendice comincia dalla fattoria di Bedronico. Anche questa è una parola celtica di sicura origine, derivata dalla radice bedo, canale. Infatti sotto Bedronico c’è il Molino Bedronico, che aveva un canale di adduzione molto lungo.

La stessa radice c'è nel nome Abeto, Abìd in romagnolo, che difficilmente può essere il nome della pianta, perché di abeti qui non ce ne sono (siamo a 300m slm e queste piante proliferano molto più in alto).  Però c’è il molino di Cà d’zò (Casa di sotto) che aveva un doppio canale, dalla Acerreta e dal fosso laterale di Stagnana. Al confine con Modigliana, nei pressi della chiesa di Santa Reparata nel 200 a.C. forse fu combattuta una feroce battaglia fra i Galli e i Romani. La descrive lo storico romano Tito Livio, nel Libro XXI della sua Ab Urbe còndita (storia di Roma dalla sua fondazione). Leggiamo che cosa dice:

Il destino dei Galli era la sottomissione a Roma ma sempre Tito Livio nel Libro XXXIII scrive che nel 195 a.C. una coorte romana, giunta a Modigliana dal Passo del Trebbio, bloccata dai Galli all’inizio della valledo dovette tornare indietro. Dunque anche qui come a San Martino in Gattara è documentata la presenza di questa popolazione celtica.


 

I Romani

Dopo la sottomissione dei Galli arrivarono i coloni Romani e i due popoli si assimilarono. Ai tempi di Augusto la valle era un ricco comprensorio agricolo della regione Aemilia. L’imperatore assegnò, come altrove, molte terre ai suoi legionari reduci dalle battaglie, secondo il motto Vir bonus colendi peritus (l’uomo valido è esperto di coltivazioni). 




I poderi Taverna, Pruneta, Senzano di sotto, Vello, Bovignana, Vossemole, vicini a Lutirano, erano coltivati anche allora, perché durante gli scavi del metanodotto detto algerino dai campi affiorarono i resti di case coloniche di quei secoli, e i reperti sono conservati al Museo delle Genti della montagna di Palazzuolo.

 


I Longobardi

Tutto passa e dopo la fine dell’ Impero nel territorio di Marradi arrivarono i Longobardi. Questi germani, rudi guerrieri, cacciatori e allevatori di pecore e maiali non vennero per predare ma per risiedere. Abitarono la valle Acerreta dal 600 al 900 d.C. prima in posizione dominante e poi in assimilazione con gli indigeni.  Di loro non rimane quasi niente, perché non avevano una lingua scritta e una cultura da tramandare. Però qualche eco si sente nella radice germanica di certe parole: il nome del podere Pizzafrù si spiega solo con spitz, vetta, e così Linsetola da linse, lenticchia, Le ghialde da Gli Aldi, i vecchi, Borgo di sopra e di sotto, da burg, posto sorvegliato, Rè ed corniόla da korn, grano, Rio Faggeto da Cafaggio, ossia riserva di caccia. Anche i nomi di certi monti danno una traccia: Poggio Dorneta, da dorn, spina, Il Viglio, da wild, selvatico, e forse il Monte Solistra da hirsch, cervo. Poi ci sono due dei sette Gattoleti del comune di Marradi, da watha, posto di osservazione e le chiese di Abeto e Trebbana dedicate a san Michele, l’ arcangelo con la spada caro ai Longobardi. Altre tre sono alla Maestà di Piaiano, a Grisigliano e a Tredozio, che sono qui vicino.

Dunque è probabile che alcuni clan di Longobardi dopo la fine disastrosa del loro regno in Italia siano rimasti autonomi in questa valle per un paio di generazioni in più rispetto ad altri posti. Se le cose andarono così si venne a ripetere nel Medioevo quello che era successo al tempo dei Galli, ossia l’isolamento del sito consentì il permanere di certe identità un po’ più a lungo rispetto a quelle ormai prevalenti.



Nel nono secolo l’assimilazione era compiuta e la valle era quasi tutta sotto il controllo dell’ episcopo (il vescovo) di Faenza. Lo sappiamo da lui stesso, che nell’ anno 823 si lamentò con il futuro imperatore Lotario, in transito verso Roma, dove fu incoronato. Era successo che Tigrimo di Modigliana, uno dei primi conti Guidi, di probabile discendenza tedesca, si era appropriato delle terre di Lutirano e Valle Acerreta (oggi Badia della valle). 






Lo storico faentino Agostino Tolosano, nel suo Chronicon del XIII secolo ci dice che Lotario emise un bando e restituì le terre al vescovo. E’ possibile che da questo fatto derivi il nome di Lutirano, inteso come sito Lotariano, ossia regolato da Lotario. Però non ci sono altri elementi a conferma di questa ipotesi.


I frati eremiti

Nell’anno Mille l’alta valle era sede di diverse comunità di monaci. In particolare San Pier Damiani nel 1056 fondò l’Eremo di Gamogna e il cenobio di Badia della Valle. Infatti secondo la sua Regola la vita spirituale del monaco era compiuta se ad un periodo di vita comunitaria, cenobitica, si alternava un periodo di vita eremitica.

Così siamo arrivati al nostro traguardo, però nei secoli seguenti sono successe altre cose: nel Trecento forse al Passo della Collina nacque il beato Giovanni da Vespignano, nel Quattrocento forse arrivarono i fiorentini  della fallita Congiura dei Pazzi, in fuga da Firenze dopo l’attentato a Lorenzo il Magnifico, nel Cinquecento forse alla fattoria di Pian di Sotto aprì una delle prime filande di seta del Comune di Marradi e forse ci sarà una prossima ricerca per tutto questo.


Per ampliare


I Galli Boi qui da noi
25 gennaio 2019   Un trekking indietro nel tempo
21 gennaio 2020   Da Rugginara a Modigliana per una via antica 
29 agosto 2020   Un trekking con i Longobardi
30 ottobre 2020   Un sito dove forse nacque un santo

Nel Tematico del Blog alla voce Comunità di Lutirano ci sono diversi altri articoli