Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 30 settembre 2023

La stampa di allora

Dalle rubriche 
di fine Ottocento
(1a parte)

Ricerca di Claudio Mercatali



Alla fine dell’Ottocento i marradesi leggevano soprattutto La Nazione (1859), Il Resto del Carlino (1885) il settimanale faentino Il Lamone (1884) e Il Messaggero del Mugello (1883). 



 Nel 1898 arrivò in paese anche Il Piccolo ed ebbe subito un buon successo. Le edicole così come le intendiamo noi oggi non esistevano ed erano le stesse tipografie che provvedevano a recapitare i giornali con la diligenza, consegnando il pacco in una bottega di fiducia, dove si potevano comprare. Il lunedì arrivava Il Lamone, spedito dalla Tipografia Sociale di Faenza e il mercoledì arrivava Il Messaggero del Mugello, spedito dalla tipografia Mazzocchi di Borgo San Lorenzo, che esiste ancora. All’ arrivo della diligenza un ragazzino per qualche spicciolo portava i giornali a casa dei benestanti, dai vinai e nei caffè, dove si potevano sfogliare come si fa anche oggi.

I pochi che sapevano leggere commentavano le notizie e così le news arrivavano anche alle orecchie degli analfabeti. Dato il basso livello di cultura generale gli editoriali di politica nazionale e di finanza erano meno letti della cronaca locale, che riportava i fatti avvenuti in ogni paese, del Mugello o della valle del Lamone. 
 In questa ricerca ci sono degli articoli di fondo tratti dal Messaggero del Mugello, un po’ più alti della semplice cronaca, che sono un misto di inventiva, di fantasia, di arguzia con qualche tocco di saggezza popolare. Leggendoli si nota la semplicità dei discorsi e la cura nell’esporre. Ne seguiranno altri una volta al mese, qui sul blog.


13 novembre 1883   Evelina

Da fidanzati la gentilezza per il partner abbonda, ma dopo cala sempre di più con il passare degli anni. 


E’ proprio il caso di dire che in questo articolo Tonio “tocca con mano” la verità di questo fatto, e ci racconta che sua moglie Evelina …





17 maggio 1885  
Una ricetta particolare

Anche i noccioli di ciliegia possono servire a qualcosa. Secondo questa ricetta si possono usare per ...





22 novembre 1884
I vantaggi di una nevicata

Secondo lo sconosciuto Ceccolino de' fossi, la neve ha i suoi vantaggi. La temperatura si abbassa, non si sente più il canto degli uccelletti però, come dice il proverbio "sotto la neve pane ..." perché il grano seminato è pronto a spuntare in primavera. Però nel 1884 in mezza Italia c’era il colera e il vero vantaggio era che ...


20 luglio 1884   L'America

Alla fine dell' Ottocento gli Stati Uniti per gli italiani erano un mito. Uno stato di perfetta democrazia, ricco, nel quale si poteva emigrare.



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Altri articoli tratti dalla stampa dell' Ottocento sono nell'archivio tematico alle voci "Emeroteca di ...".

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domenica 24 settembre 2023

25 settembre 1945

Il Numero unico 
di Val di Lamone
per il 1° anno dopo 
la Liberazione

dai documenti di Rita Pieri Ravagli







Questo è il giorno dell’entrata degli Inglesi dell’VIIIa Armata nel capoluogo, data ufficiale della Liberazione di Marradi, celebrata per la prima volta un anno dopo, con questo numero Unico del periodico Val di Lamone. Il paese rimase sotto minaccia ancora per qualche giorno e nei dintorni i combattimenti continuarono una settimana. L’abitato era stato abbandonato dai Tedeschi ma era ancora sotto il loro tiro.

Però se per “Liberazione” si intende il Comune di Marradi per intero il tempo si estende di più perché la piana di Sant’ Adriano venne presa dopo una quindicina di giorni con aspri scontri e Lutirano il 20 ottobre. 




Insomma la Liberazione qui da noi fu del tutto diversa da quella di tanti altri paesi più fortunati, con la gente che festeggiava gli Americani e gli Inglesi che passavano con le jeep. Per giunta era ancora vivissimo il ricordo delle stragi dei mesi precedenti, dei quali si parla in questi articoli.




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In tutti questi articoli prevale vivissima la riconoscenza verso gli Alleati, perché la sola azione dei partigiani non sarebbe stata sufficiente. 










Tuttavia si leggono solo alcuni accenni sui devastanti bombardamenti aerei americani e ora che il tempo trascorso consente una analisi storica più distaccata si deve dire qualcosa anche di quelli. In particolare il primo:

Il 5 giugno 1944 trentotto bombardieri americani Liberator sganciarono sul paese 228 bombe da 1000 libbre (4 quintali l’una), cercando di colpire i viadotti della ferrovia Faentina. Era un lunedì, giorno di mercato …



Fu una azione esagerata e sconsiderata, su una ferrovia che poteva essere interrotta in tanti altri modi, come poi ammisero i commentatori inglesi dopo la guerra. Questo però non attenua in alcun modo le responsabilità dei nazi fascisti per le loro efferate azioni.



mercoledì 20 settembre 2023

Il terremoto del 18 settembre 2023 a Marradi

Alcune indicazioni 
da seguire con scrupolo




Il 18 settembre scorso a Marradi è tirato il terremoto. Una scossa forte accompagnata da un cupo boato ha destato inquietudine in tutti i marradesi, che si sono riversati in strada. Il rumore di un terremoto è il primo indizio che indica la vicinanza dell’epicentro e infatti dopo poche ore l’Istituto Nazionale di Geofisica l’ha individuato a circa 3 Km a sud ovest del paese, e quindi circa nella zona di Fantino.


Non è il caso ora di dilungarsi in descrizioni, perché questo sito è rivolto soprattutto ai marradesi che hanno vissuto in prima persona l’evento e hanno dunque ben presente il fatto, che peraltro può avere diverse varianti a seconda della sensibilità di ognuno e del tipo di casa in cui dormiva tranquillo.


E’ però importante riassumere che cosa conviene fare in caso di sisma, secondo le prescrizioni date dagli esperti e dal Ministero della Protezione Civile.

Come sarà stato evidente a tutti la scossa dura meno di un minuto e considerata la sorpresa e il tempo di reazione rimane solo l'istinto di compiere qualche gesto già previsto in anticipo, come mettersi sotto un tavolo o accostarsi all’angolo fra due pareti.

Le statistiche dicono che la maggior parte delle lesioni avviene perché nel panico le persone tentano la fuga e si fanno male. Conviene aspettare (ma non è facile) la fine della scossa e poi raccogliere i pensieri prima di muoversi. Dove conviene andare? Se si esce di casa e ci si ferma a socializzare per strada con i vicini si ha un evidente sollievo psicologico ma ci si espone a un rischio grande, perché la scossa dopo un certo tempo potrebbe ripetersi e dalle case circostanti potrebbero cadere tegole, comignoli e pezzi di cornicione.




Per legge i siti sicuri sono indicati nelle planimetrie qui di seguito e in queste si concentreranno i primi soccorsi. Questo è appunto lo scopo di questo articoletto: ricordare che il Comune di Marradi da tempo ha indicato questi siti e ognuno potrà trovare il suo in queste planimetrie.




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Però non è obbligatorio recarsi lì, specialmente se non si ha necessità di soccorsi.
Può essere sufficiente fermarsi prima, in attesa di tornare in casa, cosa questa da valutare, specialmente se si abita in una casa di cemento armato. E' però indispensabile che il posto dove ci si ferma non sia esposto a cadute di macerie dalle case accanto.


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Nell'archivio tematico del blog, alla voce Scienze della Terra ci sono diversi articoli sui terremoti di Marradi nei secoli scorsi e qualche previsione per i prossimi.



lunedì 18 settembre 2023

Il babbo del Poeta

Gli ultimi anni 
di Giovanni Campana

Ricerca di Claudio Mercatali


L'entrata al Reparto uomini dell'ex ospedale,
oggi Scuola Superiore di Magistratura.


Il definitivo ricovero di Dino a Castelpulci fu un comprensibile dramma per i genitori, anche se da anni ormai erano abituati a tutto e non si meravigliavano più di niente. Giovanna Diletti Campana, moglie di Torquato, zio del poeta, a ottant’anni scrisse una memoria per ricordare Dino in famiglia dove disse:

Giovanna Diletti Campana


“Il babbo che io ricordi non andò mai a trovarlo a Castelpulci, non gli reggeva il cuore ma la mamma sì, andava”.

Con queste parole intendeva evidenziare il profondo dolore del padre del poeta ma a volte questa frase viene ricordata quasi come un rifiuto del babbo di accettare la realtà o un distacco affettivo mascherato con una scusante. Fu così? Vediamo di approfondire. Intanto bisogna dire che Giovanna Diletti abitava a Marradi e i genitori di Dino erano residenti a Lastra a Signa, vicino al manicomio, e lei non poteva verificare se facevano visita al figlio o no.

Poi si deve tener conto che Dino Campana morì all’inizio di marzo 1932, dopo 14 anni di manicomio, ma suo padre nell’agosto del 1926. Di che cosa morì Giovanni? I referti dell’ Ospedale di Marradi, dove fu in cura da ultimo, dicono che aveva un tumore alla prostata, che oggi sarebbe operabile e curabile ma nel primo Novecento aveva un esito infausto nel giro di qualche anno, senza che si potesse fare granché.


Dai documenti dei comuni di Lastra a Signa, S.Piero a Sieve, Marradi e Ferrara sappiamo che nel 1923 Giovanni si cancellò dall’ anagrafe di Lastra a Signa per trasferirsi a San Piero a Sieve ma lì cambiò idea e se ne andò senza completare il cambio di residenza e senza dire dove andava. Ritornò a Marradi, dove ottenne la residenza nel 1924 dopo che i tre sindaci scrivendosi chiarirono la sua posizione. 


Al suo male che progrediva si aggiunsero le precarie condizioni di salute della moglie, che morì “per vizio cardiaco” nell’aprile 1925. Rimasto solo si trasferì a Ferrara, dove non ottenne la residenza perché privo di domicilio, però fu registrato all’ Anagrafe in aggiunta allo Stato di famiglia del figlio Manlio, dirigente di banca in quella città. 

Instabile, malato terminale, ripartì e ricomparve a Marradi dopo pochi mesi, ma fu ricoverato all’ ospedale del paese e morì nell’agosto del 1926.


Tutto questo ci permette di dire che dal 1923 compreso al 1926 Giovanni Campana fu tormentato dai problemi suoi, che lo rendevano instabile, forse anche confuso e non in grado di andare a visitare il figlio a Castelpulci.



Del resto essendo nato nel 1854 era quasi settantenne, come sua moglie Francesca, aveva un’età avanzata per l’epoca e una condizione di salute quasi come quella di un novantenne dei nostri giorni afflitto da qualche patologia.

Dunque le visite del padre al figlio, se ci furono forse furono possibili solo nei primi anni del ricovero. Però da alcune lettere scritte da Giovanni al sindaco di Marradi nel periodo 1918 – 1922 si può ancora rilevare che le sue condizioni di salute erano già dubbie in quel periodo.

Cosa si può concludere? Sembra chiaro che le visite del genitore al poeta ricoverato furono impedite dalla premorienza o da cause di forza maggiore e non è corretto interpretare la frase di Giovanna Diletti Campana come se sottintendesse un comportamento negativo.



martedì 12 settembre 2023

1897 Una dedica per Attilio Bandini che si sposa

Dai suoi amici Giovanni
e Torquato Campana


Ricerca di Claudio Mercatali
e Piermassimo Spagli



I Nuzialia erano dei libricini stampati in ridotte tirature (in genere dalle 50 alle 300 copie) che nei secoli scorsi si dedicavano agli sposi in occasione delle loro nozze, facendone dono agli amici e alle loro famiglie. Spesso erano delle piccole ricerche storiche, ma erano frequenti anche i sonetti e le poesie adatte alla circostanza, accompagnate da lettere augurali. Nel XVI e XVII Secolo erano riservati ai regnanti, in seguito all’alta aristocrazia e nel XIX secolo divennero una consuetudine anche nell’alta borghesia (professionisti, accademici universitari, militari, proprietari terrieri, funzionari pubblici). Ai primi del '900 erano ancora assai in voga.



Questa abitudine era in auge anche a Marradi e ci sono tanti opuscoletti celebrativi anche per battesimi, vestizioni monacali, sacerdotali e altro. Due di questi libelli sono mostrati qui accanto. Si tratta di una abitudine dei Signori, perché i popolani avevano altro da pensare e comunque i più non avevano soldi da spendere in questo modo.

Ora ci interessa un Nuzialia del 1897 dedicato in occasione delle sue nozze all’ avvocato Attilio Bandini, proprietario della attuale villa Ceroni, che poi dal 1903 al 1907 fu sindaco. 

Glielo dedicano i maestri Giovanni e Torquato Campana, rispettivamente padre e zio del Poeta. 




E’ una biografia di Celestino Bianchi, marradese illustre, che fu deputato per tante legislature e direttore del quotidiano  La Nazione.  Leggiamo:




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Ai primi del Novecento a Marradi c’era una discreta attività tipografica. Questo opuscoletto fu stampato nell’Officina dei fratelli Neri, ma c’erano anche le tipografie Toccafondi e Ravagli , che stampò i Canti Orfici.

La stampa commissionata dai fratelli Campana fu eseguita in ottavo, cioè disponendo le lastre che imprimevano l’inchiostro in modo da stampare otto pagine in recto folio e otto a retro folio. Questo per sfruttare al massimo la carta. La tecnica si capisce meglio con una illustrazione come questa qui accanto.






Anche i Canti Orfici sono impressi in ottavo e siccome il volumetto conta 174 fogli + 2 bianchi finali il bravo stampatore Bruno Ravagli impiegò 176 / 8 = 22 ottavi di stampa, cioè 22 fogli pieni di poesie e prose davanti e di dietro. Poi negli anni Sessanta cominciarono le stampe offset e in rotocalco e questo metodo fu usato di meno.


mercoledì 6 settembre 2023

Leonardo da Vinci qui da noi

Una descrizione
della valle del Lamone

Ricerca di Claudio Mercatali




Leonardo

Il 26 agosto 1492 il cardinale spagnolo Rodrigo Borgia divenne papa e prese il nome di Alessandro VI. Era padre di sette figli, tra i quali Cesare, detto "il Valentino", e Lucrezia Borgia che si dice eliminasse i suoi nemici con il veleno che teneva nell’anello.

Lucrezia Borgia

Cesare ambiva a un proprio ducato e cercò di formarlo nelle terre della Chiesa, cioè nelle Marche e in Romagna. Nel 1500 – 1502 cacciò i Montefeltro da Urbino, i Malatesta da Rimini, Caterina Sforza da Forlì e Imola e i Manfredi da Faenza. 



La conquista di Faenza fu cruenta e il diciassettenne Astorre III Manfredi che era appena diventato signore della città fu imprigionato a Castel Sant’Angelo, a Roma, poi l’anno seguente fu strangolato e gettato nel Tevere. 



Astorre III Manfredi



Il dominio del Valentino sulla Romagna durò fino alla fine del pontificato di suo padre, cioè due o tre anni. Il successore di Alessandro VI fu Giuliano della Rovere, Giulio II, che lo fece arrestare e spedire in esilio in Spagna, dove morì nel 1507. Nonostante tutto, questo incredibile personaggio fu di beneficio per i suoi sudditi, che sotto i precedenti signorotti erano messi peggio. 


Nel 1502 chiamò Leonardo da Vinci e lo incaricò di fare un sopralluogo in tutta la Romagna. 



Com’è noto il genio di Leonardo spaziava in molti campi e in breve progettò il porto canale di Cesenatico, disegnò la mappa di Imola e forse disegnò anche il duomo di Faenza in una Tavola.


Nel Codice Hammer, una raccolta di disegni di Leonardo del 1504 - 1506, ci sono anche appunti sulla geologia della valle del Lamone. Sono osservazioni precise, fatte durante il viaggio di andata da Firenze a Faenza e da successive risalite lungo la valle, perché le cose che dice non si possono cogliere tutte in una volta:

Nel foglio 9 recto Leonardo parla dei fossili nelle rocce dell’ appennino e delle Argille azzurre del Pleistocene (quelle nelle colline di Errano):

"... dove per antico li monti Appennini versavano li lor fiumi nel mare Adriano, li quali in gran parte mostrano in fra li monti gran somma di nichi (il nicchio è un mollusco) insieme coll'azzurrigno terren di mare...".


Nel foglio 10 recto Leonardo parla della Valle del Lamone e ne descrive le rocce:
"Come le radici settentrionali di qualunque alpe non sono ancora petrificate; e questo si vede manifesta mente dove i fiumi, che le tagliano, corrono inverso settentrione, li quali taglian nell'altezze de' monti le falde delle pietre vive, e, nel congiungersi colle pianure, le predette falde son tutte di terra da fare boccali, come si dimostra, in Val Lamona, fare dal fiume Lamona nell'uscire del monte Appennino, far lì le predette cose sulle sue rive".


Nel foglio 36 c’è uno schizzo stratigrafico e una descrizione geologica delle formazioni della valle del Lamone: la Marnoso arenacea: “falde delle pietre”, la Gessoso solfifera e le Argille del Pleistocene “terre da far vasi” e dei calanchi “terra comune”: … le falde delle pietre, non passano troppo sotto le radici (= la base) de' monti, che sono di terra da far vasi, piena di nichi; e ancora questi vanno (= sono) poco sotto, dove si trova la terra comune, come si vede ne' fiumi, che scorron la Marca e la Romagna, usciti dalli monti Appennini ...


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Le vicende del Valentino non toccarono Marradi, Modigliana e Tredozio, che erano sotto la Signoria di Firenze, però gli echi e i timori si sentirono bene in paese. Nel 1494 i Medici erano stati cacciati dalla Città e c'era un governo repubblicano, che durò fino al 1512 quando i Medici tornarono. Nel blog ci sono due articoli che parlano della situazione nella Romagna Toscana:

26.07.2017   Il papa Giulio II passa da Marradi (1506)
22.12.2018   I Medici cercano di tornare a Firenze (1512)