Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 24 settembre 2018

I soldati Tedeschi sulla Linea Gotica

 La loro guerra nella valle
del Lamone e in quelle vicine
ricerca di Claudio Mercatali


Quando si cercano notizie sulle vicende di guerra avvenute qui da noi nel 1944 si trovano spesso la 1a Divisione Inglese,  la 8a Divisione Indiana e i Gurka nepalesi, ma si trova poco o niente sui Tedeschi. Eppure ne morirono tanti, spesso giovani di venti o venticinque anni, come si legge nelle lapidi del Cimitero del Passo della Futa. Questa è una ricerca su di loro e su chi li comandava.



Nei monti attorno a Marradi il fronte era tenuto dalle Divisioni di fanteria Wehrmacht 305 e 715. Nel 1944 queste unità, che di norma avevano dieci o dodicimila uomini ciascuna, erano già provate e largamente incomplete. Dunque non si sbaglia di molto se si dice che la Linea Gotica nell’ appennino faentino era tenuta da 17 – 18.000 Tedeschi o poco più. L’amministrazione del Cimitero della Futa, con sede a Kassel, su nostra richiesta ha comunicato che nel loro cimitero ci sono 6000 tombe di Tedeschi morti nel settembre 1944 su tutta la Linea (200 al giorno). Le due divisioni erano scese in Italia nell’autunno del 1943 per contrastare l’avanzata degli Alleati nel Meridione e percorsero in ritirata lo stivale fino all’Appennino tosco romagnolo. Ecco che cosa si sa di loro, in base ai documenti della Wehrmacht e alla testimonianza di alcuni sopravvissuti.
  



La Divisione 305


Nell’inverno 1943  la Infanterie Division 305 era sulla Linea Gustav, in Molise, al comando del generale Hauck. Quando gli Alleati arrivarono a Roma si ritirò fino alla Linea Gotica, e si schierò soprattutto da Marradi a Rocca san Cassiano e anche oltre. Nell’ottobre 1944 alcuni reparti sostennero duri combattimenti a Lutirano e ritirandosi lentamente, opponendo una resistenza accanita, nei due mesi seguenti discesero le valli dell’Acerreta e del Tramazzo fino a Faenza. Poi cominciò l’arretramento verso Bologna lungo la via Emilia. Ai primi di maggio 1945 sul Po i superstiti si arresero agli Alleati.


Il comandante
Friedrich Wilhelm Hauck (Breslau, 1897 -  1979 Stuttgard)  era generale  d'artiglieria. Studente modello all’ Elisabeth Gymnasium (Wroclaw) volontario nella prima guerra mondiale, fu ferito e decorato con la Croce di ferro.  Intraprese la carriera militare e nel giugno 1943 fu promosso generale, comandante della 305. Nel giugno 1944 fu decorato con la Croce  di ferro. Catturato nel 1945 fu internato  in vari campi di prigionia a Rimini, Taranto e Bridgend  (Galles). Non era accusato di nessun crimine, ma gli Alleati volevano da lui informazioni di strategia militare, data la sua lunga carriera e la promozione a Comandante del 51° Corpo di fanteria da montagna (LI  Gebirgs Korps) avuta negli ultimi mesi di guerra.




Scheda anagrafica del generale scritta dagli Inglesi durante la prigionia.




Ritornò dalla prigionia all'inizio del 1948 e negli anni seguenti lavorò come capo dell' ufficio di Eugen Gerstenmaier (teologo protestante, anti nazista, presidente del partito CDU, Unione Cristiano Democratica). Scrisse per conto dell'esercito degli Stati Uniti e con altri ex generali "Le operazioni dell' esercito tedesco sul fronte orientale 1941-1945". Questo lavoro in 16 volumi è all’ Archivio federale di Friburgo. Hauck morì nel 1979 e lasciò la moglie e quattro figli.




Le testimonianze

Nell’archivio tematico del blog alla voce “Storia 1940 – 1945” e alle date 27.11 e 11.12.2013 ci sono due articoli con le memorie di Giancarlo Ballerini, un ragazzo di Marradi che si trovò in mezzo ai duri combattimenti della 305 nella valle di Lutirano e a Vonibbio.


Ma c’è dell’altro: diversi anni orsono alcuni reduci della Divisione 305 tornarono nella nostra zona, per rivedere soprattutto la zona di Casola Valsenio, dove tanti loro camerati erano morti nel tentativo di riconquistare Monte Battaglia, il sito dove ora sorge un monumento a ricordo. Infatti un reparto della Divisione 305 era stato trasferito là per partecipare all’assalto.

Ecco come racconta l’incontro con loro un vecchio partigiano di Casola Valsenio, nel sito www.montebattaglia.it:
“Mentre salivo incrociai il pullman che scendeva e ad un cenno si fermò. Ne scese il capo delegazione, Otto Zissner al quale mi presentai come custode dell'area monumentale e come partigiano della 36^Brigata Garibaldi. La prima cosa che disse Zissner fu che non erano nazisti ma veterani della 305^ Infanterie division della Wehrmacht che avevano combattuto a Monte Battaglia, dove il loro reggimento, il 577° aveva perso ben 250 uomini tra morti e dispersi nel tentativo di conquistare il monte sul quale solo ora erano riusciti salire.
Superato l'imbarazzo iniziale spiegai che ora quel monte e il monumento rappresentavano un simbolo di pace e di fratellanza nel ricordo di tutti i caduti. L'incontro si conclude con grande cordialità, a tal punto che in seguito nascerà una solida amicizia tra Ricciardelli e il capo delegazione tedesca, Otto Zissner. Il quale rassicurato della mancanza di animosità o rancori nei loro confronti, nel novembre dello stesso anno chiede al Comune di Casola Valsenio di poter apporre a Monte Battaglia una lapide con la scritta: "305 INF. DIV/ 577 RGT/ AI NOSTRI CAMERATI CADUTI E AGLI AVVERSARI DI ALLORA/ IN RICORDO" (la lapide attuale ha una iscrizione differente, tripla, ed è qui accanto). Il Comune di Casola Valsenio asseconda la richiesta ed il sindaco Marino Fiorentini, che guida una giunta di sinistra, chiede il consenso ufficiale all'ambasciata britannica e ai reduci della 88^ Divisione USA che aderiscono prontamente. Anche i parenti delle vittime civili non sollevano questioni. Per quanto riguarda l'ANPI c'è l'adesione totale da parte della sezione di Casola Valsenio come pure quella di Imola, se pur con qualche perplessità, mentre da Ravenna fanno sapere di essere nettamente contrari. 





Volantino di propaganda degli Alleati,
in tedesco, lanciato dagli aerei

L'incontro, che si sviluppa seguendo il filo della cordialità e dei ricordi cancella anche la zona d'ombra entro la quale per mezzo secolo erano finiti i soldati germanici, genericamente definiti "i tedeschi".
Ora hanno un viso, hanno nome e cognome, hanno ricordi capaci di ricostruire la storia "dall'altra parte", fino ad ora pressoché sconosciuta. Ricordano come nell'autunno del 1944 molti non combattessero più per il Führer, né per il nazionalsocialismo; lo facevano per non finire impiccati come disertori o spinti dalla minaccia alleata oramai incombente sulla Germania e sulle loro famiglie. Erano esausti dalla fame, dalla sete, dalla stanchezza, dalla preoccupazione per i loro cari e dalla naturale paura per loro vita. Una sfiducia accentuata dai volantini lanciati dagli Alleati tra le file dei tedeschi per indurli alla resa.


La torre di Monte Battaglia e il panorama della Romagna sullo sfondo.




Lo documenta un volantino lanciato nel settore di Casola Valsenio nell'autunno del 1944 e conservato presso il Centro di Documentazione sulla Guerra di Liberazione, che ammonisce: "Morire per Hitler o vivere per la Patria?" ed elenca i vantaggi della prigionia a fronte dei disagi e dei rischi che li aspettavano nelle zone di operazioni, compresa "una modesta tomba sui monti italiani". I reduci tedeschi ora sono uomini e non ciechi strumenti di guerra, come apparivano nel ricordo comune, fermo all'autunno del 1944. Come svela un reduce tedesco, appena diciottenne nel 1944, il quale, affacciandosi da un'apertura della torre che permette la visione del paesaggio collinare, esclama: "Come é bello questo posto senza la guerra!".




La Divisione 715


La Divisione 715 nel gennaio 1944 fu  trasferita in Italia, per contrastare gli Americani ad Anzio e a Nettuno. A causa delle forti perdite subite dovette essere ricostituita e dopo qualche mese fu schierata sulla Linea Gotica, da Casola Valsenio a Marradi. Sostenne i combattimenti a Monte Battaglia e a Monte Cece (Casola Valsenio) oltre a tutti quelli nella valle del Lamone.

Come si vede nelle cartine qui accanto, il fronte della Linea Gotica da ottobre a dicembre si spostò molto da Rimini verso Ravenna, ma nella nostra zona gli Alleati avanzarono lentamente e  arrivarono a Faenza a metà dicembre 1944.



Dunque la Infanterie 715 rimase per tutto l’autunno nella valle del Lamone, pressata dalla 8a Divisione Indiana. Siccome era incompleta ad essa fu aggregato il battaglione 1028, semidistrutto nel mese di luglio durante la ritirata.







All’ inizio del 1945 era ancora abbastanza integra e per questo in febbraio fu trasferita sul fronte Est dove venne travolta e il 2 maggio i pochi sopravvissuti si arresero ai Russi.







Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire 







Il Comandante

Il generale Hanns Bernd Christian von Rohr (1985 – 1988) era di una famiglia bavarese nobile e antica. Sposato con Annelies von Korn aveva due figlie e un figlio. Dal 1° luglio 1944 fu a capo della 715, che nel  marzo 1945 fu trasferita in Slesia e in Boemia (Tábor, Písek). 

Nel marzo del 1945 il generale in capo Ferdinand Schörner lo condannò a morte perché si era rifiutato di sparare ai soldati fuggiti davanti ai carri armati sovietici. Fu graziato, degradato e messo in libertà vigilata. Dal 1950 a Düsseldorf fu Presidente della Associazione Hellmut von Gerlach (un politico di estrema sinistra, fuggito in Francia all’ avvento di Hitler).
Per  il suo impegno politico nel 1950 Rohr fu contestato violentemente in Germania soprattutto perché la Società Hellmut von Gerlach accettò finanziamenti dalla DDR.  Partecipò come presidente a numerosi, spesso segreti incontri con rappresentanti del governo polacco e della DDR (come Karl Wloch, Czyrek, Urbaniak). Nel 1958 per motivi di salute si dimise dalla carica e si ritirò a vita privata. 





Konrad Siegwart (al centro) nella panetteria Knöpfle a Blumberg.
La testimonianza

Konrad Siegwart  prima della guerra faceva il fornaio a Blumberg, un paese del Baden Württenberg vicino alla Svizzera. Caporale nella Divisione 715, preciso nelle sue cose, teneva un diario accurato degli avvenimenti, pubblicato di recente dal nipote. Sapeva e vedeva tante cose, perché forse era il portaordini del battaglione Granatieri II / 1028, aggregato alla Div. 715.

Come si vede nella cartina qui accanto, nel settembre 1944 la 5a Armata Americana e la 8a Armata Inglese si mossero in contemporanea mettendo in crisi lo schieramento tedesco. La linea Gotica resse a stento, perché i Tedeschi avevano approntato un estremo limite di difesa che si chiamava Grun Stellung (Posizione verde).


Il racconto di Konrad Siegwart si riferisce appunto ai movimenti delle truppe tedesche per attestarsi sulla Grun Stellung. 








I movimenti dei Tedeschi erano disturbati in vario modo dai partigiani.




Konrad Siegwart con il suo reparto fu schierato nella zona del monte Lavane, a contrasto degli Inglesi che salivano dal Mugello. E lì successe che …


Fonti
Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge Kassel
Infanterie  Division 305 e 715 – Lexicon der Wehrmacht
Centro Doc. Guerra di Liberazione, Casola val Senio
Konrad Siegwart Und die "futzener Linie".




lunedì 17 settembre 2018

1919 In cura all'Ospedale di Marradi

I ricoveri e le spese
ricerca di Claudio Mercatali

 

In Italia, prima dell'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, l'assistenza era basata sulle Casse Mutue. Ciascuna Mutua era competente per una certa categoria di lavoratori iscritti d'obbligo e finanziata con i contributi dei lavoratori e dei loro datori di lavoro. I principali inconvenienti di questo sistema erano che i disoccupati non avevano assistenza medica e le Casse Mutue delle categorie di lavoratori più povere davano prestazioni sanitarie peggiori. Per questi e per altri motivi a partire dal 1958, con diverse tappe, si giunse ad istituire i Servizio Sanitario Nazionale, che è quello in vigore oggi. Negli anni Venti chi aveva bisogno di un ricovero doveva pagarlo in qualche modo. C'erano diverse possibilità e queste sono le più comuni, ma non le uniche:

1) I Signori che non avevano un mestiere ma avevano il capitale pagavano in proprio.
2) Per i lavoratori in regola con il contratto di lavoro pagava la Mutua.
3) Per contadini in stato di necessità pagava il padrone.
4) Per i disoccupati e i nullatenenti pagava il Comune.
5) Per le casalinghe doveva garantire qualche famigliare.





Ecco qui accanto l'impegnativa di Mariano Giuseppe Neri, esercente in Marradi, in favore di sua moglie Maria Neri, sprovvista di mutua perché casalinga (anno 1919).

L'Ospedale accetta il ricovero purché il marito si impegni a pagare la retta giornaliera. Nel certificato di ammissione, in alto a destra, c'è il preziario stabilito dal Comune nel 1916, che andava in base al reddito, secondo le aliquote della Tassa di famiglia:
 

Fascia 1: 1,75 lire per chi pagava da 6 a 10 lire di Tassa
Fascia 2: 3,50 lire per chi superava la soglia delle 10 lire

Era tanto o poco? All'epoca di questo ricovero i prezzi dei generi alimentari erano quelli indicati nella tabella qui accanto.

 






Qui a sinistra c'è invece il foglio di ammissione di Ferdinando Ciaranfi, abitante al podere La Tana (di fronte alla colonna delle Scalelle), che essendo nullatenente era iscritto nella lista "dei gratuiti" del Comune di Marradi (anno 1919).

 
 
 
 
 
Anche i palazzuolesi si servivano dell' Ospedale S.Francesco e per i loro ricoveri la Confraternita di Carità accettava come valide le dichiarazioni del loro sindaco, come questa qui accanto, nella quale si chiede la gratuità per Agnese Tramonti, atta a casa, bisognosa, per la quale il marito non era in grado di provvedere.
 


La Confraternita non diceva di si a tutti. Ecco qui accanto una serie di ingiunzioni di pagamento (1929) inviate a persone che potevano pagarsi le cure ma cercavano di non farlo. Il Presidente "va giù" pesante: ... in caso contrario sarò costretto ad adire al altre vie ...

 
 
 
 
 
 
 
 
Una volta accettato il ricovero cominciavano le cure. Nell' archivio dell' ospedale ci sono centinaia di cartelle cliniche vecchie di un secolo e anche più che trattano di malattie di tutti i tipi. Prendiamone una, relativa a un malanno leggero, per non essere indiscreti e per evitare la tristezza. Il documento qui a destra, del 1903, si riferisce al ricovero di Paolo Boni, casante del molino di Rio di Mèsola (Lutirano) ricoverato per un blocco intestinale forse dovuto a indigestione.


La cartella clinica è un grafico molto semplice, che però spiega tante cose: il ricovero fu in giugno, per una settimana. La suora dell'ospedale gli misurava la febbre una volta ogni sei ore, di giorno e di notte, e ogni volta faceva un puntino sul grafico. Sotto segnava che cosa succedeva di giorno in giorno. Il 4 giugno, verso mezzogiorno ...

Questo dimostra che spesso una documentazione semplice e sintetica conta più di tanti discorsi.
Dato il suo malanno la dieta non poteva essere che rigida e forse gli sarà toccata la "mezza dieta lattea" una delle tante che l'ospedale prescriveva ai ricoverati.

Una Tabella dietetica dell'Ospedale
S.Francesco nel primo Novecento.

 
Fonte  Archivio storico dell'Ospedale S.Francesco di Marradi. Si ringrazia l'archivista Mario Catani per l'indispensabile aiuto dato.

 

venerdì 14 settembre 2018

Il giornale Il Popolo d'Italia

Una particolare "offerta"  
di abbonamento
ricerca di Claudio Mercatali

  

31 ottobre 1924


Il Popolo d'Italia era un giornale fondato da Benito Mussolini, che ne fu direttore per tanti anni. Dopo la Marcia su Roma divenne una specie di foglio - promemoria della volontà del Duce ed era opportuno che tutti i Comuni fossero abbonati. L’avvocato Federico Consolini, sindaco di Marradi (e podestà dopo il 1927) non aveva provveduto e si vide recapitare questa lettera.

 

Il Popolo d'Italia
Ufficio Propaganda

Milano 1 agosto 1924

 
Rileviamo con vivo rammarico che Lei non è ancora abbonato al nostro giornale che il Duce supremo del Fascismo il Capo del Governo ha chiamato la sua "grande creatura che ama ancora di inesausto amore".
Ci affrettiamo a rimetterle subito questo invito con l'unita tabella "condizioni di abbonamento" perché siamo fermamente convinti che non appena Ella sarà in possesso della presente vorrà inviarci la Sua gradita adesione. Ella, egregio amico che ha potuto seguire da vicino le fasi della lotta da noi sostenuta nei duri anni della guerra, nel torbido periodo del dopo guerra, deve convenire con noi che nessun quotidiano può vantare un patrimonio ideale così vasto. Noi però non vogliamo attestati di speciale benemerenza per l'opera nostra desideriamo solo l'appoggio semplice e preciso che è l'ABBONAMENTO.


Ogni amico devoto ogni italiano che senta lo spirito delle nuove generazioni, deve contrarre l'abbonamento e procurare nuovi abbonati. Restiamo in attesa del suo gradito riscontro e distintamente la salutiamo.
 
Il Popolo d'Italia
propaganda
 

Federico Consolini era un fascista abbastanza moderato e non si ha un cattivo ricordo di lui.  Morì nel 1938. La nota a margine della lettera qui sopra dice che il Comune di Marradi fece l' abbonamento con la Delibera di Giunta del 22 agosto 1924.



Fonte: Documenti dell' Archivio  storico del Comune di Marradi


 

venerdì 7 settembre 2018

1631 La peste a Marradi

L'epidemia descritta
da Manzoni
colpì anche qui da noi
ricerca di Claudio Mercatali


F.Gonin, la Peste a Milano


La peste del 1630 colpì le maggiori città d'Italia e fu chiamata calamitas calamitatum (la calamità delle calamità).
E' l'epidemia descritta da Manzoni nei Promessi Sposi, portata dai Lanzichenecchi, mercenari Tedeschi e Svizzeri che scorazzavano nella Lombardia e nell' Emilia contro i Francesi. Era in corso la guerra per la successione nel Ducato di Mantova, dove l'ultimo dei Gonzaga era morto senza eredi. Il culmine fu nel 1630 ma qui da noi e poi a Firenze certi focolai fecero strage anche l'anno dopo.
 
 

La trasmissione della peste avveniva con la puntura delle pulci, dei pidocchi e dei morsi dei topi ma il batterio Yersinia Pestis passava da uomo a uomo anche con i normali contatti della vita quotidiana e con gli alimenti crudi.
La peste provocava febbre alta e nausea. La proliferazione del batterio avveniva bene nei linfonodi ascellari e inguinali, che si gonfiavano e formavano i cosiddetti bubboni. L'infezione provocava insufficienza cardiocircolatoria e altre complicazioni, spesso mortali. Se l'organismo superava la fase critica la febbre passava dopo circa due settimane e i bubboni espellevano pus sgonfiandosi e formando una cicatrice. L'individuo era guarito e immunizzato: il batterio non lo faceva più ammalare.
 
 
 
 
 
Nella primavera del 1630 l'epidemia aveva già colpito duramente in Lombardia e gli Offiziali di Sanità della città di Firenze fornirono a Taddeo da Castiglione, Gonfaloniere di Marradi, l'elenco dei luoghi banditi o sospetti per causa di peste, perché potesse impedire il transito ai viaggiatori che provenivano di là.





Come si vede in questi documenti, si tratta delle stesse località dove è ambientata la trama dei Promessi Sposi










La primavera del 1630 fu drammatica, con il diffondersi lento ma inesorabile dell'epidemia e i saccheggi dei Lanzichenecchi in giro per la Lombardia e l'Emilia Romagna. Il nove agosto gl' Offiziali di Sanità scrissero questa lettera al Gonfaloniere di Marradi per comunicargli che la peste era arrivata a Modena. Poi sopravvenne l'autunno e l'inverno e il freddo rallentò il diffondersi del morbo. Però nella primavera successiva il contagio riprese.

 
 

La peste nel giugno 1631 minacciò Marradi e il Governo mandò questo bando da affiggere in paese:
 
Il Serenissimo Gran Duca di Toscana e i Signori Offiziali di Sanità della città di Firenze, sentendo che nella città d'Imola e nella Terra di Citerna luoghi dello Stato Ecclesiastico si è scoperto qualche male di Contagio ...
 
 
 
Clicca sulle immagini
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una comoda lettura
 
 
 
 
 
Venne attivata subito la "cintura sanitaria" attorno a Firenze, vietando l'accesso ai forestieri senza la "bulletta di sanità" che era una specie di certificato di buona salute, come dice il Bando qui accanto.

 


Il Comune di Marradi scrisse a Firenze che la situazione peggiorava e dalla capitale fu inviato un cerusico, cioè un chirurgo, per incidere i bubboni infetti:

... Abbiamo dato ordine al nostro medico Zaninelli che provveda un cerusico da mandare costà dove sentiamo che il male va dilatandosi e oltre alli casi scopertisi e da voi avvisatici si dice esserci ancora ammalato di sospetto un figliolo di uno speziale che perciò bisogna maggiormente .................... aciò il male ........ ne' luoghi dove s' è scoperto provenire sopratutto di far abbruciare subito le robbe sospette e purificare almeno la stanza dove è stato il malato o à avuto il contagio. ... A' becchini non sia dato in luogo alcuno maggiore salario ... ….
... procurando che questo negozio sia invigilato acciò le diligenze sieno fatte, eseguite, rispettate, e state sani. Da Firenze 14 giugno 1631 Gli Offiziali sanitari della città di Firenze.



 
Gli Uffiziali di Sanità raccomandarono di rispettare esattamente la quarantena dei sopravvissuti prima di considerarli guariti:

dal magistraro nostro sarà aiutato .....   il memoriale per le presenze ... ... per servire per becchino in codesto luogo. Alle persone della casa dell'alfiere che si è malato di contagio li facetti fare l'intera quarantena  di giorni quaranta avanti di farli liberare e il medesimo costume feci in quelle case dove sia stato male di contagio ... non moltiplicassero le case ponendosi in questi principi usare ogni esatta diligenza per estinguere il male dove si scuopre. Con questo tentiamo che il male non faccia progresso e se continuerete le buone diligenze siamo sicuri che ne sia per seguire la totale estinzione e che Dio vi guardi.     Da Firenze li 2 luglio 1631




Spesso nelle epidemie capitava qualche guarigione considerata miracolosa e fu così anche questa volta ...


Fonte dei documenti
1) Archivio storico del Comune
di Marradi.

2) Vita di Santa Umiltà, di Roberto Capponi, Biblioteca Nazionale di Roma.