Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

martedì 30 marzo 2021

Come eravamo (e come votavamo)

 
La propaganda del PCI
contro la legge maggioritaria
del 1953


Dalle diapositive della Biblioteca 
comunale di Marradi.

 

Nel 1953 il governo cercò di introdurre una nuova legge elettorale, la prima di una lunga serie che abbiamo visto applicare senza grandi risultati anche in questi ultimi anni. La nuova legge elettorale prevedeva di introdurre anche in Italia un sistema elettorale maggioritario, di per sé democratico e in vigore in tanti paesi europei, ma inviso alla Sinistra che preferiva e preferisce anche oggi un sistema proporzionale, altrettanto democratico. Il  partito PCI iniziò una accanita campagna contro questa legge e preparò una serie di “slides” per illustrare, di paese in paese, le sue posizioni. Un propagandista del PCI venne a Marradi a proiettarle e forse dimenticò il rullino qui da noi, che è stato ritrovato e ora è alla Biblioteca Comunale di Marradi, assieme a molti altri, di cui abbiamo detto nei precedenti post della rubrica Archivio del PCI. Prima di guardare le gustose diapositive facciamo un riassunto di come andarono le cose allora.

La legge elettorale del 1953, detta legge truffa dagli oppositori, modificò la legge proporzionale pura vigente dal 1946 con un premio di maggioranza che assegnava il 65% dei seggi della Camera al gruppo di liste collegate che avesse superato la metà dei voti validi. La legge, promulgata il 31 marzo 1953 (n. 148/1953) era in vigore alle elezioni del 3 giugno 1953 ma nessuno raggiunse i voti necessari a far scattare il premio. Fu abrogata con la legge n. 615 del 31 luglio 1954.

 Storia

Voluta dal governo di Alcide De Gasperi, fu approvata dal Parlamento solo con i soli della maggioranza, dopo forti dissensi delle opposizioni. Alla Camera la maratona oratoria dell’ ostruzionismo delle opposizioni finì il 21 gennaio 1953 con un voto di fiducia. Al Senato l'iter fu più celere: l'8 marzo 1953 De Gasperi pose la questione di fiducia ed il 23 marzo il presidente Paratore si dimise. Il nuovo Presidente del Senato, Meuccio Ruini riuscì a far approvare l'articolo unico della legge e ne scaturì un tumulto in aula. Il PCI contestò la regolarità della seduta ma il giorno dopo il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi sciolse le Camere.

Le reazioni alla legge

 Per ottenere il premio di maggioranza la Democrazia Cristiana, il Partito Social Democratico, il Partito Liberale, il Partito Repubblicano, la Südtiroler Volkspartei il Partito Sardo d'Azione formarono un apparentamento. Ferruccio Parri, repubblicano, Piero Calamandrei e Tristano Codignola, del Partito Socialdemocratico, fondarono Unità Popolare, un movimento che avversava la nuova legge. Da una scissione nel partito liberale si costituì Alleanza Democratica Nazionale. Le forze apparentate ottennero il 49,8% dei voti: per circa 54.000 voti il meccanismo previsto dalla legge non scattò. Unità Popolare e Alleanza Democratica Nazionale raggiunsero l'1% dei voti riuscendo entrambe nel loro principale proposito. Rispetto alle elezioni del 1948 la DC perse l'8,4%; i repubblicani arretrarono dello 0,86%i il Partito Sardo d'Azione dimezzò il suo consenso, anche liberali e socialdemocratici arretrarono. Il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano ottennero 35 seggi in più; il Partito Nazionale Monarchico passò da 14 a 40 deputati e il Movimento Sociale Italiano da 6 a 29 deputati.

















Le opinioni

Secondo gli oppositori le leggi che prevedono un premio di maggioranza distorcono il responso delle urne. I fautori invece sottolineano la possibilità di assicurare al Paese dei governi stabili. In Italia molti considerano corretta la rappresentatività politica se il sistema elettorale è proporzionale, con pochi correttivi, però molti altri preferiscono un maggioritario più o meno schietto. Chi ha ragione?


Fonte: Rullino di pellicola di celluloide (anni Cinquanta) con immagini proiettate a Marradi dai propagandisti del PCI durante la campagna elettorale del 1953. Ritrovato per caso, è conservato alla Biblioteca Comunale.


mercoledì 24 marzo 2021

Due fenomeni meteo del nostro inverno

E vȇnt ed ciùra, e vȇnt ed ciòtta
Ricerca di Claudio Mercatali






Il vento è causato da una massa d’aria in movimento da una zona ad alta pressione ad una a bassa e cessa quando il dislivello barometrico si annulla. Ogni regione ha un proprio regime di venti, che dipende dalla posizione geografica ed è riassunto nella sua Rosa dei Venti.





Questa qui accanto è la nostra, o meglio lo sarebbe per intero se Marradi fosse in mezzo ad una pianura e i venti potessero arrivare liberamente da ogni punto cardinale. Invece alla quota del nostro paese i fianchi dei monti sono abbastanza alti da impedire il libero spirare. Dunque noi cogliamo il vento che risale la valle senza distinguere bene se sia Tramontana, con qualche apporto di Bora o Maestrale e per noi è e vênt ed ciòtta (il vento di sotto) oppure sentiamo e vênt ed ciùra (il vento di sopra) che viene dal Mugello, senza distinguere bene se sia l’ultimo soffio del Libeccio o dello Scirocco. Com’è logico data la loro provenienza, i due moti d’aria producono dei fenomeni climatici opposti, molto caratteristici.


La Corìna
Il vento del malumore




In autunno e in inverno qui da noi arriva l’ultimo soffio dei venti del sud, che oltrepassano di poco il crinale dell’appennino e poi si esauriscono. La valle del Lamone è orientata da sud ovest a nord est ed è esposta soprattutto al Libeccio, che parte secco dalla Libia, attraversa il Tirreno, si carica di umidità e spira fino alla Toscana e poco oltre. 

Qui da noi il suo nome è Corìna. Porta una pioggerella uggiosa, mette di malumore i meteopatici, se spira forte spaventa gli animali, spinge le nubi velocemente verso la pianura romagnola, dove di solito non arrivano perché si fermano nella media collina contrastate dai freddi venti del nord, che lasciano il cielo sereno e l’aria secca. 

Il classico confine della Corìna nella valle del Lamone è circa al monte delle Pendici, cioè fra San Cassiano e Sant’ Eufemia. Proprio per questo lì c'è il podere Cielserato e la parrocchia di Purocielo.




La Corìna non è un vento locale ma è l’ultimo soffio di un vento africano e dura due o tre giorni. Spesso arrivano delle nubi con una gran quantità di polveri sahariane e se piove una patina rossiccia imbratta le automobili.

A sinistra c'è un articolo del settimanale faentino Il Piccolo, del 24 marzo 1909, che parla di questa pioggia rossastra che qualche volta cade sulla Romagna e un tempo provocava sorpresa.





La Corìna alza la temperatura fino a 12 o 13 °C e se c'è neve provoca il repentino scioglimento del manto. Mezzo metro di neve sparisce in due giorni, nei versanti a solame e a bacino, perché il vento si insinua dovunque, notte e giorno. L’effetto è una piena violenta nel Lamone, che diventa da record se piove.



La Tramontana e la Galavèrna
La brina, il gelo e il vento




Passiamo alla situazione climatica opposta. A volte l’aria gelida arrivo da nord provoca la formazione di un ghiaccio che sembra vetro satinato, noto come svidrie o galaverna e la temperatura al suolo arriva a -10 o - 15°C. Ha un fascino particolare e trasforma un bosco in una foresta incantata. Gli alberi sembrano di cristallo e i prati diventano bianchi, ma non è neve, è ghiaccio puro.


Nella nostra zona si forma in diverse situazioni meteo, per esempio se l'aria gelida vicino al suolo è sovrastata da aria umida e piove. La goccia che cade dalla nuvola arriva a terra e congela sulle piante formando un manicotto di ghiaccio. Se immaginiamo i fattori meteo come dei personaggi, come ha fatto il pittore Sealing Gallagher qui accanto la spiegazione non è scientifica, però è più bella. Mentre la solita brina ricopre ogni cosa con un velo, il soffio del vento freddo fa avanzare in punta di piedi il gelo e il ghiaccio si inspessisce. Comunque sia il fenomeno dura poco e i delicati cristalli fondono rapidamente ai raggi del sole. La parola galavèrna viene dal greco galax = bianco e verno, perciò significa “bianco inverno”.


Se le previsioni meteo danno in arrivo un fronte d’aria gelida e una possibile galaverna la formazione del ghiaccio viene sfruttata dagli agricoltori per proteggere i frutteti che hanno iniziato a fiorire. Come si fa? Si tratta di attivare gli impianti di irrigazione a pioggia per far ghiacciare di continuo per una notte intera i rami con le gemme. L’acqua mentre ghiaccia è fissa a zero gradi, una temperatura più alta di quella dell’aria in arrivo e quindi le gemme sul ramo gelato per diverse ore sono protette da un congelamento successivo  più forte. Però se le condizioni meteo non cambieranno i tre fattori del quadro di Gallagher avranno il sopravvento e le gemme soffriranno.

 Questo metodo di protezione dei frutteti si usa anche  da noi. Questi qui accanto sono i frutteti della fattoria di Zerbaròla (= acerbina)  di Lutirano (Marradi). Le piante a sinistra sono dei kiwi, ghiacciati apposta. Le piante a destra sono dei peschi in fiore che in questo caso non avevano bisogno dello stesso trattamento. La fotografia è stata scattata il 21 marzo 2021, primo giorno di primavera.



Anche al podere di Casa Badia (Lutirano) hanno azionato l'irrigazione a pioggia sui kiwi ma non sui meli a sinistra, che sono in piena fioritura.










Invece alla villa di Cignano c'erano altre necessità.










giovedì 18 marzo 2021

Campigno nel Novecento

 La vita in un territorio di pastori transumanti

ricerca di Claudio Mercatali


Il borgo delle Pille visto dal sagrato della chiesa


La zona di Campigno nei secoli è sempre stata isolata, collegata a Marradi con una mulattiera lunga 6 km

La strada comunale fu iniziata ai primi del '900 e i lavori si trascinarono per qualche decennio.



In questo contesto agricolo e pastorale si viveva in un piccolo mondo, con regole e consuetudini ereditate dagli antenati e ritenute indispensabili o le migliori possibili date le circostanze. L’attività prevalente era la pastorizia transumante verso la Maremma, soprattutto nelle campagne di Roccastrada dove tuttora vivono diverse famiglie originarie di Marradi, che hanno il ricordo della loro provenienza: Bernabei, Maiani, Gamberi …


La stessa urbanistica del territorio rivela l’origine pastorale: il nome Campigno infatti non si riferisce a un paesello ma indica la zona dei borghetti di Magliabecco, Le Pille e Farfareta, distanti fra loro uno o due chilometri. Questa distribuzione della popolazione era dovuta soprattutto alla necessità dei pastori di vivere accanto alle proprie greggi, che contavano di norma cento o duecento pecore e avevano bisogno di ovili e pascoli ampi. Non è una novità: anche le frazioni di Corella e Villore sono suddivise in borghetti. Si trovano non molto lontano, dalla parte opposta dell’ appennino e avevano frequenti rapporti con Campigno, per motivi agricoli e anche in occasione delle feste parrocchiali più importanti.

La transumanza era la regola, perché d’inverno questa parte dell’appennino è innevata. Ai primi di settembre i pastori partivano per la Maremma, con un viaggio di due settimane, per un totale di quasi duecento chilometri. Le famiglie Bernabei e Maiani provvedevano a trovare i pascoli, a pagare “la fida” cioè il loro affitto, che variava a seconda della “calla” cioè della conta degli ovini.

Per questo erano le famiglie più ricche di Campigno. Ci sono tanti documenti che raccontano queste cose, ma noi ora ci affideremo alle immagini …


Questa è una riunione di famiglie benestanti nel piazzale della chiesa, che è ancora oggi come allora. Sullo sfondo si riconosce la Riva Bianca, una pendice di roccia verticale, concava, che non si bagna quasi mai e perciò è più chiara delle ripe circostanti.


La famiglia Bernabei in azione con le slitte, sui ripidi pascoli erbosi del monte Lavane. Di norma questi attrezzi erano per portare a valle il fieno per scivolamento, ma qualche volta potevano servire per lo svago.


Clicca sulla immagini

se le vuoi ingrandire

Anche l’equitazione era un bel passatempo, per le ragazze delle famiglie benestanti. 


Le feste parrocchiali più importanti per Campigno erano in giugno, per S.Pietro e Paolo e ai primi di settembre. Fu proprio nel settembre del 1910 che il poeta Dino Campana partì da qui per il viaggio a La Verna, descritto nei Canti Orfici.

La festa di Campigno, con l’immancabile processione richiamava tanta gente anche da Marradi e dal Mugello. Ecco qui un articolo del Messaggero del Mugello dell’anno 1900 che la descrive con tanti particolari.










Alla fine degli anni Quaranta il parroco don Aurelio Chiari portò un po’ di modernità e costruì una ruota di legno per azionare una dinamo con la forza dell’acqua del torrente, sotto la Riva Bianca. Era una piccola centrale elettrica che dava la corrente alle case delle Pille e di Farfareta. Questo qui accanto è un sollecito del Comune che invita il parroco a pagare il rinnovo per la licenza di produzione. L’impianto era funzionante ma rozzo e pericoloso. Infatti in un giorno di piena il parroco fu preso dai meccanismi mentre cercava di regolarlo e morì.


Le maestre Mara Poli e Flora Bonfanti scrissero questa lettera al Comune, nel luglio 1950 per aver una seconda aula in grado di accogliere i 62 (!) bambini della frazione, alloggiati alla meglio in un unico locale accanto alla chiesa.



Nel maggio dello stesso anno i campignesi di Farfareta firmarono una petizione per chiedere al Comune la costruzione di un pozzo e di una fontana in modo da evitare di andare ogni giorno con il secchio e la “mezzina” fino alle sorgenti che sono lungo il torrente.





... per giungere al Casale di Farfareta, che conta una popolazione di 200 abitanti ...

Oggi a Farfareta ci sono solo due famiglie residenti, una a Magliabecco e una alle Pille. Forse qualche altra ha mantenuto la residenza ma ha il domicilio altrove.


Fonti

1) Album della famiglia Bernabei Ceroni. 2) Foto ricordo esposte nel Circolo di Campigno. 3) Documenti dell'Archivio storico del Comune di Marradi.


venerdì 12 marzo 2021

Successe nel 1931

Gli articoli del Messaggero
del Mugello
 ricerca di Claudio Mercatali



Il 1931 non è lontano nel tempo, ma la distanza dal 2021 diventa enorme se si tiene conto di come era la vita e il contesto sociale di allora, come si capirà leggendo questi articoli tratti dal Messaggero del Mugello, un settimanale che si stampava a Borgo S.Lorenzo. Com'era la vita qui in paese quell'anno e in generale nei primi anni Trenta? Leggiamo ...




4 gennaio
La villa di Cignano è a metà strada fra Abeto e Lutirano, lungo la strada provinciale.






11 gennaio
La realizzazione di un collegamento con il Mugello lungo la valle del Senio è stata una richiesta storica del Comune di Palazzuolo.


Si chiedeva una via agevole senza dover passare da Marradi ma c'era anche il bisogno di rendere accessibile la valle del torrente Aghezzola e il territorio dell' Altello e della Sambuca, parti ampie e remote del Comune di Palazzuolo.


17 gennaio 
Gli effetti della crisi mondiale del 1929 si fecero sentire anche in Italia. Anche allora i mercati finanziari erano legati a filo doppio con Wall Street.


L'amministrazione fascista doveva fare qualcosa, perché non era ammissibile che il regime non riuscisse ad alleviare gli effetti della crisi. Dunque il podestà Federico Consolini varò un piano di riduzione delle tasse comunali e dei servizi a tariffa. Per compensare il mancato introito decise di ridurre lo stipendio dei dipendenti comunali del 12% .


5 aprile 

Di solito la censura eliminava dalle cronache il racconto dei fatti criminosi, perché doveva risultare che tutto andava per il meglio. Però il fatto raccontato qui accanto suscitò clamore e apprensione in paese e non si poteva  tacere.


12 aprile 
Nella settimana di Pasqua si decorarono la Chiesa Arcipretale, quella delle Monache e il Suffragio. La gente passava devota da una all' altra. Questa usanza è rimasta fino a vent' anni fa, poi si è persa. Nella stessa settimana le Giovani Italiane (era una organizzazione del regime) raccolsero fondi a scopo benefico. 



Nella primavera del 1931 tirò anche una scossa di terremoto, che non fece danni. Il tutto è riassunto qui accanto.


Per sostenere l'ospedale c' era anche il Comitato pro biancheria, organizzato dalla associazione delle Donne Marradesi. Il tutto funzionava come viene spiegato qui accanto ...   



24 maggio
Santa Maria delle Grazie (la Cappellina) è un edificio di culto del Seicento che per tradizione anche oggi rimane aperto nel mese di maggio e poi chiude per il resto dell'anno. Un tempo si faceva qui una festa campestre molto frequentata ...





24 maggio

Riprendono i lavori per costruire la strada per San Benedetto in Alpe, di collegamento con i comuni accanto e asse viario per la parte alta del Comune di Marradi verso il Passo dell' Eremo, per secoli irraggiungibile.

7 giugno
All'epoca la linea telefonica diretta Marradi - Faenza non c'era e quindi per telefonare in Romagna si usava il collegamento Marradi - Firenze - Bologna- Faenza.




Gli inconvenienti erano tanti, perché con la tecnologia dell'epoca una linea telefonica con due scavalchi attraverso gli appennini era spesso soggetta a mal funzionamenti.



Per giunta la compagnia telefonica applicava una tariffa chilometrica e una semplice telefonata a Faenza (35 Km) veniva a costare come una interurbana di più di 200 Km.




14 giugno 
Pavolini, il segretario nazionale del PNF, massimo dirigente politico del partito venne in visita a Marradi. La sezione locale organizzò il ricevimento in pompa magna, al teatro, con la banda e mezzo paese in divisa e in fila. 



Si chiese al gerarca quello che si voleva e cioè la luce elettrica a Lutirano, il collegamento telefonico Marradi - Faenza e qualche lavoro di bonifica montana. Venne ritirata la tessera del fascio a 48 persone ritenute indegne e profittatrici.








26 luglio   
Nel nuovo campo sportivo dietro la Casa del Fascio (dove ora c'è la piscina), si svolse un meeting di atletica fra Marradi e Palazzuolo. I risultati sono qui accanto e si può dire che le prestazioni ottenute non erano male: Francesco Benedetti saltò 1,55m in alto, Dal Monte corse i 100m in meno di dodici secondi e Angelo Pieri  i 1000m in meno di 3 minuti.




6 settembre
Si sente anche a Marradi una scossa di terremoto con epicentro nel Mugello.







28 ottobre 
Per il decennale della Marcia su Roma, all' ospedale si inaugurò una macchina per le radiografie. La tecnica radiografica era una novità e per spiegare bene ai presenti di che cosa si trattava una Autorità, di cui non viene detto il nome, si prestò per una prova e si fece fare una radiografia. Meraviglia! Dopo tre minuti nella lastra si videro le ossa del volontario.





Il 28 ottobre nel Ventennio era festa nazionale perché era la data della Marcia su Roma, l'evento che portò il Fascismo al potere. La festa era anche una occasione di mobilitazione popolare alla quale era difficile sottrarsi.