Il Teatro Animosi e lo stradello, nel Catasto Leopoldino |
Lo stradello di accesso
al Teatro degli Animosi
di Luisa Calderoni
Il teatro degli Animosi di Marradi, prima della guerra, non era visibile da via Tamburini in quanto, davanti ad esso e al suo avancorpo, c’erano numerose case d’abitazione.
Le case davanti al teatro Animosi e, a destra, lo stradello d'accesso alla " Torre" |
Adriana Cappelli in via Tamburini. Alle sue spalle la casa di Gigia Ravagli, dove aveva il forno, e a destra l'inizio dello stradello che portava alla "Torre". |
Il teatro, come sottolinea il Maestro Ridolfi in “ Cose di Casa Nostra”, aveva un avancorpo “costituito da una loggetta, al piano terreno, di accesso al foyer e dalle scale di accesso alle sale del primo e del secondo piano, nonché alla cantina. Detta scala non era in comunione con altri fabbricati e serviva unicamente al teatro e al suo circolo, che era internamente collegato ad esso per mezzo di una grande porta che dalla sala grande del primo piano (oggi nota come sala Mokambo), metteva nei corridoi dei palchi di secondo ordine, proprio davanti all’ingresso del palco reale o d’ispezione.” (Op cit. pag. 59)
Veduta di Marradi con l'agglomerato di case davanti al Teatro degli Animosi e la Filanda Torriani nel resede del palazzo |
Ma come si arrivava a tale avancorpo per accedere al teatro o al Circolo dei Signori?
Continua il Maestro Ridolfi:
” Vi si arrivava per un vicolo privato, di proprietà cioè dell’Accademia degli Animosi, stretto fra il Forno – Pastificio di Emma Pierantoni, poi dei fratelli Ravagli, situato nell’avancorpo del teatro stesso, e il muro del terrapieno, dove si ergevala Filanda Torriani che dietro aveva un grande campo coltivato.Ora vi si trova il Mercato Coperto Comunale.
” Vi si arrivava per un vicolo privato, di proprietà cioè dell’Accademia degli Animosi, stretto fra il Forno – Pastificio di Emma Pierantoni, poi dei fratelli Ravagli, situato nell’avancorpo del teatro stesso, e il muro del terrapieno, dove si ergeva
Detto vicolo si apriva in Via Tamburini ed era controllato da un grande cancello in ferro battuto e verniciato in verde, di cui si è persa traccia. In fondo al vicolo, che correva lungo tutto l’edificio, c’era un altro cancelletto in ferro battuto: era sempre chiuso. Da esso si entrava nella proprietà di Pietro Bandini, alla Torre.”
( Op. cit. pag. 66)

Nel 1940, come risulta da una lettera a firma di Pietro Bandini al Podestà del Comune di Marradi, l’Opera Nazionale Dopolavoro chiuse il passaggio ai numerosi abitanti della località detta “
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Certo che in quel piccolo gruppo di case dovevano essere ben fitti se i firmatari erano ben 60!!!!
Ecco la "Torre" oggi ... completamente disabitata e in corso di restauro conservativo.