Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 2 giugno 2011

FINE INVERNO E PRIMAVERA 2011 A MARRADI

I Colori delle valli di Marradi nei primi
cinque mesi del 2011

di Antonio Moffa

... strade che sembravano piste nordiche
battute da una pavimentazione nevosa ...

Dopo il bianco sfolgorante di fine inverno, il verde lussureggiante della primavera si è manifestato nelle tonalità più belle.
Il fine inverno di quest’anno è stato freddo e nevoso quasi come il precedente. La nevicata d’inizio dello scorso marzo ha imbiancato una natura ancora dormiente e ci ha regalato paesaggi monumentali di cime tutte immacolate, di strade che sembravano piste nordiche battute da una pavimentazione nevosa.
Nei casolari di campagna risaltavano i muri di sasso, stuccati con cura artigianale, fra tetti mantellati di neve e cortili e campi uniformi come una gigantesca candida moquette. Gli alberi, piegati dalla neve pesante, che di notte si ghiacciava, in alcuni tratti delle nostre strade creavano uno spettacolare tunnel ricamato con mille bracci gelati, come rami di corallo bianco.
Nell’oscurità serale la luce pubblica filtrava tra gli alberi innevati con spettacolari effetti di magia fiabesca. L’ultima nevicata punteggiava il fondo nero del cielo con milioni di faville bianche, mentre i rami ghiacciati delle betulle e dei noci risaltavano in primo piano come arabeschi di Granada.

Passo dell'Eremo

Il primo disgelo ha liberato i prati esposti a sud, dove il verde pallido dell’erba contrastava ancora con le macchie bianche della neve ancora gelata dei luoghi in ombra. Nelle parti alte delle nostre vallate le strade sembravano dei canali scuri per il contrasto fra l’asfalto nudo e luccicante e i cordoni di neve ancora integri lasciati dagli spalaneve. In qualche curva erano visibili numerosi aculei abbandonati da istrici già pronti per indossare una nuova armatura per le lotte dell’imminente primavera.
Anche sui passi più elevati i versanti meridionali erano già scoperti e verdeggianti, preludendo ad una primavera trionfante che è arrivata nei tempi giusti per confermare il ciclo imperituro della natura.

Serravalle (Badia del Borgo)

L’aria frizzante di fine aprile e di maggio invoglia a girovagare per le strade che da Marradi salgono verso l’Eremo, la Colla, Gamberaldi, Campigno, ma anche scendere fino a Ruginara per ammirare dal bivio per Loiano il più bel paesaggio dell’alta val Lamone.
In questo periodo abbiamo avuto anche la fortuna di molte giornate di aria tersa e cristallina che hanno favorito il green watching. Quando anche i castagneti hanno completato la loro copertura di fogliame nuovo, è un incanto fermarsi con il sole alle spalle e ammirare le nostre valli uniformi di verde e variegate d’innumerevoli tonalità. L’orzo rilucente, ondeggiante sotto un vento leggero, regala indescrivibili riflessi dinamici. I prati da fieno sono più compatti e scuri e salgono verso i boschi come enormi chiatte verdi.

.. la fortuna di molte giornate di aria tersa
e cristallina hanno favorito il green watching ...



Fanno da cornice ad essi acacie in fiore, carpini longilinei e tremolanti e querce in cui le nuove foglie pallide hanno sostituito da poco il vecchio manto secco e marrone. Stona lo scuro verde funereo delle conifere maltrattate dall’inverno, in contrasto con il verde smeraldo e lucido dei faggi. Le piccole colonie di frassini si esibiscono con l’ammasso gialloverde di infiorescenze e fogliame. Quando tutte le vallate sono verdi, i ciliegi selvatici hanno già perso tutti i fiori, ma a metà aprile val la pena arrivare fino a Crespino prima di mezzogiorno ed incantarsi nel guardare un’intera vallata arredata di chiome bianche che dominano superbamente gli altri alberi, ancora timidi sotto il luccicante sole primaverile. Sopra un poggio sono stato seduto per lungo tempo a guardare quel miracolo annuale fino a quando non mi ha distratto un falco pellegrino con i suoi volteggi imperiosi e il sibilo che terrorizza le prossime prede.

Ciliegi selvatici ai Prati della Logre (Crespino)

La sinfonia in bianco dell’inverno 2011, che ricorda molte scene dell’ Alexandr Nevskij di Ejzenštejn e l’inebriante massa verdeggiante della corrente primavera ci devono far amare e rispettare il nostro territorio. Una bottiglia di plastica abbandonata ai bordi della strada o una cicca di sigaretta spenta su un marciapiede o sull’asfalto deturpano quest’immenso giardino, regalatoci dal cielo, dal tempo e dai fiumi, più di una briciola di pane caduta sul pavimento della sala da pranzo.

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