Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 30 agosto 2021

Il panorama politico del Mugello nel 1912

Uno strano volo sopra la valle 
e l'opinione del Sole.

Ricerca di Claudio Mercatali





A fine Ottocento la scena politica in Italia era dominata dalla Destra e la Sinistra storica, che non erano dei partiti ma dei "cartelli" di notabili che si riunivano in gruppi a seconda delle occasioni e delle convenienze ed erano i due poli dell' area liberale. I Repubblicani rappresentarono l'estrema sinistra parlamentare fino al 1892 anno di fondazione del Partito Socialista. I gruppi dell'area Liberale e anche i Repubblicani e i Socialisti, si consideravano eredi diretti delle correnti politiche del Risorgimento e ciascuno faceva riferimento ad un Padre della Patria: i Liberali a Cavour, i Repubblicani a Mazzini ed i Socialisti a Garibaldi.

All'inizio del Novecento questa prospettiva cambiò: il Partito Socialista divenne un forte partito di massa, così come il Partito Popolare, la forte formazione dei cattolici, dal 1919. I Repubblicani rimasero una piccola entità e la vecchia classe dirigente liberale, divisa fra monarchici costituzionali, liberali propriamente detti, giolittiani creò diversi apparentamenti ma fu incapace di creare un partito unico e si disperse. Il terzo attore della vita politica fu il Partito Nazionale Fascista, fondato nel 1919.

Ora siamo nel 1912, un anno fondamentale per la democrazia in Italia, perché Giolitti estese il diritto di voto a tutti i cittadini in grado di scrivere e il corpo elettorale di colpo passò da qualche centinaio di migliaia a diversi milioni di elettori. Le donne non votavano. E' l'anno della crisi definitiva dei cartelli liberali, incapaci di strutturarsi come partiti veri e propri.





Nel Mugello (e anche a Marradi) in questo anno e nei successivi ci fu un duro confronto fra i Socialisti e i gruppi cattolici che poi confluiranno nel Partito Popolare. I gruppi dell'Area liberale entrarono in confusione politica. Questa situazione fu descritta in modo originale nel periodico Il Girino, pubblicato solo per pochi mesi a Borgo San Lorenzo. Il giornalista dice che un aereo è atterrato quasi in casa sua e dalla finestra rotta il pilota perentorio gli ha detto: "dai monta ..." e l'ha portato in giro sul Mugello.








I primi aerei in Europa arrivarono nel 1908 – 1909 dagli Stati Uniti dove erano stati inventati da poco e la gente non sapeva di preciso che cosa fossero. Dunque il giornalista del Girino descrive una novità politica con la novità di queste strane macchine volanti e fantasticando sbaglia anche il nome e le chiama "areoplani". In volo vede i paesi del Mugello e la gente intenta al lavoro. Il pilota gli dà un binocolo speciale con il quale vede una nuvoletta di vapore attorno alle teste, colorata a seconda delle convinzioni politiche .... Leggiamo ...




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Dalla sua descrizione si capisce che l'autore dell'articolo, che si firma Il Triangolo, è un monarchico costituzionale, cioè un liberale dell' area più conservatrice e quindi non fa meraviglia il suo disappunto e il suo senso di smarrimento per la situazione politica. Ognuno di noi tende a proiettare all'esterno  la propria insoddisfazione, che fa vedere le cose in tinta più grigia e secondo il Triangolo anche il Sole del Mugello le vede così ... infatti gli telefona (!) e gli dice che ...


















martedì 24 agosto 2021

Una passeggiata a Pulicciano

Dove i Guelfi Neri 
sconfissero i Bianchi (1303)
ricerca di Claudio Mercatali


Pulicciano ... al mattino se nel fondovalle c'è la nebbia ...



Pulicciano è sopra a Ronta. Si parte da una straduccia che sale dal Poggio, al bivio per Luco. Al mattino se nel fondovalle c'è la nebbia quasi quasi è meglio, perché il panorama del Mugello appare lentamente via via che il sole dissolve la cappa. Dopo aver faticato un po' si arriva a Santa Maria in Pulicciano, una chiesa ricavata da un castello che nel Duecento gli Ubaldini ebbero dall'imperatore Federico II. Nel 1478 la chiesa fu ricostruita in gran parte e una lapide sulla facciata ci ricorda che qui Scarpetta degli Ordelaffi partecipò ad una battaglia fra Bianchi e Neri. Chi era costui? 




Scarpetta dal 1295 ai primi del Trecento fu signore di Forlì. Nel 1296 a capo dei Ghibellini di Romagna assediò le truppe pontificie a Imola e fu scomunicato. Fu anche a capo dei Guelfi bianchi e tentò una rivincita sui Guelfi neri che li avevano cacciati da Firenze. Fra i Guelfi bianchi c'era anche Dante, che Scarpetta ospitò a Forlì dandogli lavoro come segretario. I Bianchi e i Ghibellini erano capeggiati da Scarpetta e i Neri da Fulcieri da Calboli, un altro forlivese (Calboli è un sito vicino a Predappio). Ecco che cosa dice lo storico del Trecento Dino Compagni:


"... La terza disavventura ebbono i Bianchi e Ghibellini per questa cagione che essendo Fulcieri da Calboli podestà di Firenze, i Bianchi chiamorono Scarpetta degli Ordelaffi loro capitano, uomo giovane e temperato, nimico di Fulcieri. E sotto lui raunorono loro sforzo e vennono a Pullicciano, appresso al Borgo a San Lorenzo ...".

Fra i due in effetti c'era rancore, perché a Forlì gli Ordelaffi avevano prevalso su Fulcieri e i Calboli. Però a Pulicciano Fulcieri si prese la rivincita e Scarpetta fuggì a Monte Accianico, sopra Scarperia. E Dino Compagni continua:

"... Scarpetta con altri de' maggiori fuggirono in Monte Accianico. E fu l'esercito de' Bianchi e Ghibellini cavalli VIIc (700) e pedoni IIIm (3000). E quantunque la dipartita non fusse onorevole, fu più savia della venuta ...".


Un esercito di 700 cavalieri e 3000 fanti era notevole e di certo si mosse dalla Romagna spartito in colonne, un po' attraverso il Muraglione e un po' per la Colla in modo da trovare viveri e foraggi quanto bastava. Scarpetta qui a Marradi "giocava in casa", perché aveva sposato Chiara Ubaldini da Susinana (Palazzuolo sul Senio). Dunque i marradesi di allora videro passare almeno la metà di queste genti e come al solito qualcuno guadagnò e molti altri si fecero derubare.

La storia del castello di Pulicciano annovera altri due assedi, andati a vuoto. Dallo storico E.Repetti (1833) apprendiamo che:

" ... Nettampoco potè averlo nel 1351 l'Oleggio e nemmeno nel 1440 Niccolò Piccinino quando quei due capitani condussero numerosi eserciti dei Visconti in Mugello per guerreggiare contro i Fiorentini ...". Sappiamo che anche queste genti passarono da Marradi e di certo si comportarono come le altre di cui si è detto prima. E' un po' la storia di tutti i paesi che si trovano lungo una via di collegamento antica.

I poggi di Ronta sono soleggiati e adatti alle colture di pregio. L'olio di Ronta si fa anche oggi e il vino rosso di Pulicciano ha un certo nome. Le cronache antiche dicono che il papa Giulio II il 26 agosto 1506 chiese ai Fiorentini il passo per andare a riprendere Bologna occupata dai Veneziani. Per evitare la pianura romagnola in rivolta aveva scelto di passare per i monti, da Rocca San Cassiano a Marradi e a Palazzuolo, ossia nella Romagna Toscana governata da Firenze. Il 17 ottobre 1506 i Dieci della Libertà della Repubblica Fiorentina scrissero a Piero Guicciardini che sua Santità avanza e che:


"... gli si spedisse incontro quattro o sei some di vino di Pullicciano del migliore che si trovava, qualche poco di Trebbiano, qualche soma di caci ravigginali buoni e almeno una soma di belle pere camille ...".





Insomma da Firenze consigliarono al governatore di fornire qualche quintale di formaggio con le pere, da annaffiare con del buon vino. Non era un cattivo trattamento e c'è anche un proverbio che dice: "al contadin non far sapere quanto sia buono il formaggio con le pere".

Da Pulicciano si può percorrere il sentiero 30 fino al crinale dell'appennino per sbucare circa alla Capanna Marcone, nella strada che da Prato all'Albero va al Passo del Giogo.




mercoledì 18 agosto 2021

Gli esiliati della Congiura de' Pazzi

Il Podestà di Firenze espelle
i nemici dei Medici
Ricerca di Claudio Mercatali



Bertoldo di Giovanni, 
la medaglia della Congiura


La Congiura de' Pazzi, fu ordita dalla famiglia di banchieri fiorentini Pazzi per stroncare l'egemonia dei Medici. Aveva l'appoggio del papa e di altri, tra cui la Repubblica di Siena, il Regno di Napoli e il Ducato di Urbino. Il 26 aprile 1478 durante una messa solenne in Duomo il prete Stefano da Bagnone e il vicario apostolico Antonio Maffei da Volterra cercarono di pugnalare Lorenzo il Magnifico ma riuscirono solo a ferirlo di striscio. Bernardo Bandini pugnalò a morte Giuliano, fratello del Magnifico.


Andrea del Verrocchio,
busto di Giuliano de' Medici


Jacopo de’ Pazzi cavalcò con i suoi fino a Piazza della Signoria gridando "Libertà!", ma la folla lo assalì e si scatenò la caccia ai congiurati in tutta la città. Appostate attorno a Firenze c’erano le truppe del papa e dei suoi alleati, che dovevano entrare in città a cose fatte. Però le campane suonarono a distesa e così capirono che la congiura era fallita e si ritirano senza farsi notare troppo.



La vendetta popolare fu feroce: Francesco de' Pazzi
 e l'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati furono impiccati alle finestre del Palazzo della Signoria. Molti seguaci dei Pazzi furono giustiziati per strada e gettati in Arno. Anche i due preti sicari furono impiccati. Bernardo Bandini riuscì a fuggire a Costantinopoli, ma gli ambasciatori fiorentini ottennero dal sultano la sua consegna e fu impiccato il 29 dicembre 1479. Leonardo da Vinci che era presente disegnò il suo cadavere, ancora vestito con la tunica turca. L’intera famiglia Pazzi fu esiliata e condannata alla damnatio memoriae, cioè ad essere cancellata da ogni documento per essere dimenticata.




Subito cominciarono i processi, i bandi e le espulsioni dalla Città. Dove furono spedite le famiglie amiche dei Pazzi e i sospetti fiancheggiatori? Lo storico Scipione Ammirato vissuto un centinaio di anni dopo il fatto, dice nelle Istorie Fiorentine che una parte di loro fu confinata nella valle Acerreta, nei dintorni di Lutirano.

Può darsi. Il territorio è isolato, ai limiti della Signoria, facile da controllare e vicino alle terre del papa nelle quali eventualmente gli esuli potevano rifugiarsi in caso di minacce. Nello stesso tempo il papa Sisto IV poteva aiutare i suoi ex seguaci senza manifestarsi apertamente.

Se si escludono il Mugello e l’appennino dove si potevano mandare gli esiliati per tenerli lontano ma sotto controllo? A sud di Firenze c’era la Repubblica di Siena, a ovest Pisa, a est Urbino e Perugia, tutte città che avevano complottato contro i Medici in questa vicenda. Invece i territori del Mugello e dell’ appennino furono usati altre volte dai Fiorentini per liberarsi degli indesiderati, per esempio quando c’era bisogno di vuotare le carceri o gli orfanatrofi. Ne sono testimonianza i cognomi Malavolti, Malenotti, Bigalli, Galeotti, Innocenti, Degli Innocenti, Nocentini, Degli Esposti, Donatini.



Le sentenze emesse dal Podestà di Firenze per la Congiura stabilivano la distanza minima e massima da Firenze che gli esiliati dovevano rispettare. Le raccolse Angelo Poliziano, un artista molto amico di Lorenzo il Magnifico, presente quel giorno in chiesa e autore di una raccolta documentaria notevole alla quale ora ci affideremo. Una parte è qui accanto.


La vendetta dei Medici fu dura: ottanta condanne a morte per impiccagione, molte espulsioni e residenze obbligatorie attorno alla Città, per qualche anno o per sempre, a distanze variabili comprese fra cinque e quaranta miglia, ossia 8 – 66 chilometri perché il quel secolo il Comune non si estendeva oltre.

Dunque l’affermazione di Scipione Ammirato è credibile. Però la semplice citazione di uno storico illustre, anche se esplicita, non può bastare per sostenere una ipotesi. Vediamo se si trova qualche altra informazione.

Gli espulsi erano benestanti, con proprietà terriere, con un residuo potere nell’ambito del proprio clan fatto di soci in affari e di consorti vari. Le condanne di espulsione non indicavano un sito preciso di residenza obbligatoria. Venne lasciata loro una certa libertà di movimento nel contado per curare i propri interessi. E’ evidente infatti che queste famiglie, una volta sottomesse alla Signoria e per così dire “rieducate politicamente” erano una risorsa economica, perché alimentavano dei giri di denaro con i loro commerci e le loro attività finanziarie e di impresa. Dunque fuggirono dal territorio di Firenze solo i  ribelli che non accettarono la sconfitta. E’ il ripetersi di una storia già vista a Marradi: una parte dei Fabroni fuggì da Pistoia nel Medioevo dopo le lotte cittadine e si stabilirono qui da noi e i Torriani  in fuga dalla Lombardia per gli stessi motivi nel Cinquecento giunsero a Marradi, comprarono dai Razzi e completarono il loro attuale palazzo.

Dunque qualche notizia si può ricavare dai cognomi dei condannati. I Corsi ai quali era stato vietato il transito da Sesto a Barberino del Mugello come si legge in una sentenza qui sopra, si stabilirono quasi certamente in quella parte del Mugello, dove il cognome e la sua variante Corsini è presente anche oggi. Così è possibile che siano arrivate a Marradi alcune famiglie Pazzi, cognome che nelle filze del Settecento dell’archivio storico del Comune compare in tanti documenti. Spesso si tratta di prelati e parroci, anche perché la Chiesa non aveva applicato a questa famiglia la damnatio memoriae come aveva fatto Firenze nei secoli precedenti. Questo cognome era frequente anche a Tredozio, che allora faceva parte della Signoria di Firenze come Marradi.






Ma il cognome che più si presta a questi discorsi è Bandini, presente anche oggi a Marradi e in tutta la valle Acerreta fino a Modigliana compresa. 
Lorenzo il Magnifico mandò degli ambasciatori fino a Costantinopoli per far estradare e poi impiccare Bernardo Bandini e di certo avrà messo al confino anche tutto il resto della famiglia e tutti i parenti, prossimi o remoti, più o meno coinvolti nella congiura.

Dai documenti del Cinquecento dell' Archivio Storico del Comune di Marradi si sa che i Bandini a Lutirano erano già residenti e benestanti quanto basta per essere nominati consiglieri comunali (la carica spettava a chi aveva un certo censo).


Nel Seicento le cose andarono meglio ancora e nei verbali dei Consigli comunali se ne trovano molti.

Le notizie su di loro abbondano anche nei secoli successivi. Antonio Bandini di Pian di Sotto, una fattoria vicino a Bulbana, nel primo Ottocento gestiva là una filanda di seta, come Giovanni Bandini di Modigliana. A quel tempo Filippo Bandini era proprietario della fattoria di Veriolo, a Lutirano, il cav. Alessandro Bandini era proprietario di Cignano e un’altra famiglia aveva residenza storica in un palazzo vicino al ponte per Tredozio, dove nacque il generale Domenico Bandini. Tutti costoro, variamente imparentati, avevano per tradizione di famiglia uno spirito di impresa, commerciale e padronale che difficilmente avrebbe potuto nascere ed essere tramandato in un ambiente agreste come quello senza un input esterno.


Per tutti questi motivi forse diverse famiglie Bandini giunsero a seguito delle vicende di cui stiamo parlando e si stabilirono nella valle Acerreta e non solo lì. Però la sicurezza non c'è, perché non tutte le cose logiche sono vere e non tutte le cose vere sono logiche.

Come si vede nella cartina qui accanto la attuale diffusione del cognome, localizzato fra Toscana e Romagna, è compatibile con i ragionamenti fatti prima.



giovedì 12 agosto 2021

La SOMS di Tredozio

Breve storia di una Società
di Mutuo Soccorso
ricerca di Claudio Mercatali

Tredozio alla fine
dell' Ottocento



Dopo l’unità d’Italia varie categorie di lavoratori cominciarono ad organizzarsi per avere una assistenza medica, una cassa infortuni e un fondo pensione. Nacquero spontaneamente diverse società di mutua assistenza (SOMS) e la loro attività fu preziosa, visto che allora non c’era la Previdenza Sociale. 

Per regolare queste associazioni fu promulgata la Legge del 15 aprile 1886.  I primi dodici articoli sono qui accanto.





La gestione delle SOMS era quanto di più democratico si potesse avere e molti articoli della legge andrebbero bene anche oggi per le nostre associazioni senza fini di lucro.

Fra il 1870 e il 1885 furono fondate le Società Operaie di Mutuo Soccorso di Brisighella, Fognano, Marradi, Palazzuolo di Romagna, Modigliana e Tredozio.



Con il trascorrere dei decenni alcune SOMS divennero anche dei laboratori politici, soprattutto per i partiti della Sinistra, altre fondarono delle cooperative. Questo non era tollerabile per il Fascismo che infatti negli anni Trenta le abolì e inglobò i loro beni negli Enti del Regime. Negli anni Cinquanta alcune SOMS dopo azioni legali e politiche complesse, si ricostituirono e riuscirono a riavere dallo Stato le loro proprietà. In Italia 146 SOMS sono attive anche oggi e si occupano soprattutto di previdenza integrativa e di assistenza sanitaria, ma qui da noi riaprì solo la SOMS di Tredozio, che ora ci interessa.


La storia comincia agli inizi del 1883 quando un gruppo di benestanti del paese aprì il Circolo Democratico di Tredozio, una associazione composta soprattutto da mazziniani, repubblicani e in seguito anche da Socialisti, in netto contrasto con il clero locale . I più ferventi animatori furono Giovanni Ghetti e Pier Matteo Fabbroni, figlio del medico Giuseppe originario di Marradi e fratello della poetessa Virginia Fabbroni.


L’avvocato Luigi Bonfante, discendente di alcuni soci fondatori e autore di un saggio fondamentale su questa Società ci dice che in uno dei primi verbali del Circolo c’è scritto quello che si può leggere qui accanto:





Il socio onorario don Verità forse non fece a tempo a far visita alla SOMS perché era già malato e morì nel novembre del 1885. Al suo funerale la SOMS partecipò con la bandiera sociale, assieme alle altre associazioni del circondario, come si legge in questo articolo del settimanale faentino Il Lamone.


Era un rito civile, con le bande musicali dei paesi limitrofi, anche quella di Marradi, e il funerale di un prete senza preti già dà l'idea della situazione. Don Giovanni Verità era mazziniano, garibaldino, scomunicato, le chiese di Modigliana furono chiuse e le campane rimasero mute.


Dopo pochi mesi i soci del Circolo fondarono la SOMS, riconosciuta ope legis il 5 novembre 1886.






I fondatori rivendicarono spesso la primogenitura nei confronti dei nuovi iscritti, specialmente se cattolici e questo fu un grave errore, perché la casa della solidarietà non ha le porte. I toni furono a volte eccessivi, come si può leggere qui accanto.







I Soci fondatori ebbero un coinvolgimento forte in questa iniziativa e alcuni ricchi lasciarono in eredità una parte delle loro proprietà. Così fece Giovanni Ghetti, il più attivo fondatore della Società Operaia.






Il lascito consisteva in tre poderi, che sono subito dopo la attuale piscina comunale e una casa nel centro del paese.









Ghetti era stato assessore e sindaco di Tredozio e al suo funerale civile vennero anche dai paesi vicini, con una cerimonia simile a quello di don Verità. Anche questa volta partecipò una delegazione della SOMS di Marradi, che era già attiva da diversi anni, accompagnata dalla banda. 


Anche Francesco Frassineti fece una donazione alla SOMS. Come altri della sua famiglia era un fervente mazziniano e il rito funebre senza prete fu duramente commentata dal pievano don Antonio Tabanelli.




La SOMS ormai era uno dei riferimenti  per la solidarietà paesana e non mancava mai in caso di bisogno. Fu così anche in un tragico giorno dell' aprile 1895 quando una frana si staccò dalla pendice sopra la attuale piscina e travolse diverse case poderali.



Alla fine degli anni Venti, con l'avvento del Fascismo l'attività si ridusse molto e alla fine la Società fu sciolta d'autorità e i beni furono incamerati dalle organizzazioni del Regime. Però resistette fino al 1939 e fu l'ultima delle SOMS della nostra zona a cessare. Fu anche l'unica a ricostituirsi dopo la Seconda Guerra Mondiale e opera anche oggi. Ora che c'è l'INPS e la Cassa Integrazione che cosa fa? Leggiamo come si descrivono i soci attuali:




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C'è un futuro per le SOMS? Nella Finanziaria 2021 si prevede la loro trasformazione in ATS (Associazioni     del Terzo Settore) secondo una normativa in divenire sulla quale si sa ancora troppo poco.







Però la SOMS fondata dai laici non fu certo l’unica associazione attiva a Tredozio nel campo del sociale. Il paese era di profonda cultura cattolica e anche le famiglie benestanti più o meno legate alla Chiesa erano sensibili alle necessità dei poveri, come si può leggere qui accanto in questo articolo del settimanale faentino Il Piccolo, patrocinato dalla curia e dunque in permanente contrasto con il settimanale repubblicano Il Lamone. 

Inoltre a fine Ottocento il pievano don Antonio Tabanelli aprì un Circolo con un doposcuola e a sue spese costruì il campanile della chiesa di San Michele. Spesso fu anche in contrasto con quelli della SOMS per la diversa sensibilità che entrambi avevano sui temi sociali e di fede.
Nella prima metà del Novecento Jacopo Vespignani proprietario della fattoria La Collina, che si estende anche nella valle Acerreta fu per tanti anni sindaco democristiano e la piazza principale del paese porta il suo nome.

Per approfondire

Luigi Cesare Bonfante La Società di Mutuo Soccorso di Tredozio, un testo fondamentale.
La SOMS di Palazzuolo, nel blog 26.04.2018
La SOMS di Marradi, nel blog 28.10.2018
La SOMS di Brisighella, prossimamente.
La SOMS di Fognano.



venerdì 6 agosto 2021

La Società Operaia di Mutuo Soccorso di Fognano

Un Ente di assistenza
anche per le necessità delle donne
ricerca di Claudio Mercatali

  

Perché gestire una Società di Mutuo Soccorso a Fognano in aggiunta a quella di Brisighella, attiva dal 1879? 
I due paesi distano solo quattro chilometri. Il fatto è che questa frazione si sentiva trascurata dal capoluogo e lo scontento alimentava la sfiducia e il campanilismo. Nella stampa locale dell' epoca ci sono decine di articoli che danno voce a questi malumori e nel  1907 Fognano chiese anche di formare un comune in proprio. Non lo ottenne e nacque lo sfottò dei brisighellesi: A Fugnân i avrà e comôn quant ch' el guerz e farà i limôn.


I delegati al Congresso del 1880


Può darsi che la Società di Mutuo Soccorso di Fognano sia stata fondata in contemporanea con quella di Brisighella, o sia più vecchia, perché nell'ottobre 1880 partecipò al secondo Congresso delle Società operaie di Bologna e pare già attiva da tempo.

I Soci fondatori erano quasi tutti dei mazziniani di spirito libertario e risorgimentale, con diversi Repubblicani e qualche Socialista.


Nel dicembre 1885 una Delegazione della Società partecipò ai funerali di don Giovanni Verità, a Modigliana.
Era un prete mazziniano, che salvò Garibaldi in fuga nel 1949. Scomunicato, chiese il rito civile e il funerale di un prete senza preti già dà l'idea dell'aria che tirava a Modigliana in quei giorni.






Una delle più tipiche iniziative delle Società di Mutuo Soccorso era la fondazione e la gestione di Enti cooperativi o assistenziali. Qui accanto si parla della fondazione di una scuola o doposcuola a Fognano.


In questo articolo del 1886 un dirigente della Società polemizza con l'amministrazione comunale di Brisighella, rea a suo dire di trascurare le necessità dell'istruzione per quelli di Fognano.





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per avere una comoda lettura










Il forte spirito anticlericale dei Soci si manifestava spesso. Era dovuto anche al fatto che la Stato Pontificio, cessato da non molto, era stato un ostacolo per l'Unità d'Italia. 


All'epoca i Repubblicani, specialmente quelli romagnoli erano abbastanza contestatori e venivano tenuti sott' occhio dai Carabinieri e dalla Pubblica Sicurezza. 


Però non dobbiamo dimenticare che il Regno d'Italia nell'Ottocento fu sempre democratico, e le Società di Mutuo Soccorso erano legali e riconosciute anche negli atti della Gazzetta Ufficiale.

I contrasti fra laici e cattolici furono sempre aspri, però non giunsero mai ad una rottura definitiva. Ecco qui accanto una celebrazione del Primo Maggio fatta in comune, con tanto di sfilata.






L'iniziativa più interessante della SOMS di Fognano fu la fondazione di una Società di Mutuo Soccorso femminile, avvenuta nel 1901.



Questo è lo Statuto originale, un atto da leggere per intero perché sembra scritto l'altro ieri e non 120 anni orsono.




Per approfondire sul Blog

Digita nella casella di ricerca "Società di Mutuo Soccorso di ...  Brisighella, Marradi, Tredozio" oppure "Cassa rurale di ... Palazzuolo, S.Adriano, Lutirano, Tredozio".