Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 15 novembre 2010

Il 1859 a Marradi


Breve cronaca
della vita

in paese nell'anno
della
Seconda Guerra
di Indipendenza


di Claudio Mercatali



Arrivano i Francesi

Nel 1859 la Seconda guerra di Indipendenza portò alla caduta del Granducato di Toscana e ad un rapido succedersi di eventi che in poco tempo culminarono nell’Unità d’Italia. Il 29 aprile 1859 l’Impero Austro ungarico dichiarò guerra al Regno di Sardegna, alleato della Francia. Il Granduca Leopoldo II due giorni prima aveva lasciato Firenze e quindi si instaurò un Governo Provvisorio. Chi diffondeva queste notizie a Marradi? Il metodo classico era la comunicazione con il bando affisso. Una copia doveva essere conservata in Comune e infatti nell’Archivio storico ce n’è una gran quantità. Possiamo immaginare che di fronte ai manifesti ancora freschi di colla si formasse un capannello di gente, in attesa che i pochi che sapevano leggere facessero un riassunto. Qui di seguito c’è la riproduzione di alcuni di questi documenti e si noterà che il linguaggio è fervido ed entusiasta. Si stava arrivando alla sospirata Unità d’Italia.

LA SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA
IN BREVE

27 aprile 1859 Il Granduca Leopoldo fugge da Firenze.
29 aprile, scoppia la guerra

1 Maggio A Firenze si instaura il Governo provvisorio

8 giugno Vittorio Emanuele II entra a Milano da vincitore
24 giugno le battaglie decisive sono a S.Martino e a Solferino
12 Luglio Armistizio a Villafranca

L’ultima settimana di aprile il Vicario granducale, ancora in carica a Marradi, scrisse a Firenze un po’ preoccupato:
“… fino dalla sera del 25 aprile gli abitanti di questa terra misero la coccarda tricolore… Questa mattina due paesani, senza esserne autorizzati, hanno levato due armi (= stemmi) Granducali, ma con disapprovazione dei più, i quali amano che si dovesse procedere alla loro rimozione, ma con modi legali; infatti i due individui hanno desistito”.
Questi accenni di rivolta popolare assunsero ben presto anche dei toni anticlericali e dallo storico Carlo Mazzotti apprendiamo che un certo numero di persone urlava di fronte al Monastero che è al centro del paese: “Abbasso le monache … fùra el mong!”. Nel maggio di quell’anno esse ebbero il timore di essere cacciate a furor di popolo, ma il loro confessore, don Giuseppe Mughini riuscì a calmare i più scalmanati e questo non avvenne.
E i Signori del paese che cosa facevano nella primavera del 1859? C’erano gli scettici, perché anche nel 1848 il Granduca era fuggito ma poi era tornato quando gli Austriaci avevano vinto. Però c’era anche chi parteggiava “per il nuovo”, cioè per i Savoia. Fra questi si può ricordare Evaristo Piani, un signore che già nel 1848 fu a capo della Guardia Civica anti austriaca e poi era dovuto fuggire. Anche la ricca famiglia Agnolozzi era di spirito libertario e imparentata con Gaspare Finali, il patriota romagnolo, marradese adottivo, al quale abbiamo intitolato una via. Lo spirito risorgimentale toccava il massimo fra gli amici di Celestino Bianchi, il direttore del quotidiano La Nazione, fondata il 19 luglio 1859, nativo di Marradi, membro del Governo Provvisorio. Fra i liberali c’era anche qualcuno degli immancabili Fabroni, e in particolare Gian Gastone, amico di Celestino Bianchi. Come già nel 1848 un buon numero di marradesi partì per combattere gli Austriaci. I volontari delle patrie battaglie furono:

1859 Angelo Betti, Lorenzo Catani, Andrea Consolini.
1859 – 1860 Nestero Fabroni, Umberto Fabroni,
Domenico Lama,
Desiderio Moretti, Fortunato Mercatali,
Giovanni Neri, Agostino Rossi,
Francesco Ravagli, Alessandro Solaini
1860 Antonio Moretti, Lorenzo Alpigini, Francesco Ciani,
Ferdinando Monti,
Antonio Monti, Michele Mariani, Pietro Mercatali.
1859 –1861 Maggiore Antonio Agnolozzi, Sebastiano Fabroni,
Paolo Meucci, Angelo Gurioli.

L’Amministrazione comunale continuò il suo lavoro quotidiano quasi come se la guerra non ci fosse. Questo avvenne perché lo svolgimento dei fatti d’arme fu rapido e la popolazione civile non fu coinvolta. Negli atti dell’archivio storico di Marradi si legge che il 27 giugno 1859 si appaltarono gli ultimi lavori per la copertura del Rio Salto, che fino a due anni prima scorreva a giorno in mezzo al paese e si decise di ampliare il cimitero, secondo questa planimetria.

Planimetria del cimitero nel 1859: particella 5, cimitero
comunale, particelle 6, aree sulle quali verrà poi
costruito il cimitero della Misericordia (fine Ottocento)
Sotto: la strada per Cardeto, secondo il tracciato del 1859

Fu costruita anche la strada di Cardeto, da Biforco alla chiesa, per evitare lo scomodo passaggio accanto al fiume, in mezzo a Casa Fossino.
Nell’ottobre del 1859 si elesse il nuovo “Responsabile del Comune”. Non si sa come chiamarlo di preciso, perché non era più un Gonfaloniere ma non era nemmeno un Sindaco, dato che la serie dei Sindaci comincia nel 1865 dopo le prime vere elezioni. Anche sulla parola “elezione” occorre intendersi, perché il nuovo Gonfaloniere – Sindaco fu votato, o sorteggiato, in seno al vecchio Consiglio dei Priori, e per legge era obbligato ad accettare. Costui era il notaio Orlando Pescetti, patriota già nel 1848, che però si dimise dopo quindici giorni, con un certificato medico in cui lamentava l’artrite. Il Prefetto respinse seccamente le sue dimissioni perché “si stava facendo l’Italia” e gli incomodi di salute interessavano poco. Nemmeno noi possiamo credergli del tutto, perché dopo qualche mese Pescetti si candidò alle elezioni per il primo parlamento del Regno d’Italia, dove non fu eletto perché i voti andarono quasi tutti a Celestino Bianchi. Dopo Pescetti toccò, a turno, a diversi altri Priori.
In autunno arrivò una serie di nuove leggi. Un decreto del 29 settembre 1859 introdusse in Toscana il sistema metrico decimale. Fino ad allora le lunghezze erano state misurate in braccia fiorentine (0,58m) e le planimetrie erano alla scala 1:1250, come quella qui sopra. Si adottò la Lira italiana al posto del fiorino. Il 28 novembre 1859 con la Legge organica delle Poste e si cominciò a pesare i pacchi in grammi e non più in libbre. Nei nuovi francobolli fu tolto il “Marzocco” e si mise lo stemma Sabaudo. In mezzo a tutti questi cambiamenti ci sarà stata anche della confusione, ma non più di tanto. Dai documenti si capisce che i nostri antenati furono più accorti di quanto non siamo stati noi nel 2002, quando si passò dalla lira all’euro. Nel dialetto locale è rimasto a lungo qualche ricordo delle vecchie misure. Per esempio a Marradi, finché c’è stata la lira, la moneta da “cinquecento” era da “zent scud” perché uno scudo granducale valeva cinque lire, e anche oggi si può sentire qualcuno dal fornaio che chiede “e mèz de mèz” usando la misura in quarti di chilo, se vuole un filoncino di pane da due etti e mezzo.

Tutto questo turbine di eventi ebbe compimento con il Plebiscito per l’Unità d’Italia, che in Toscana e in Emilia si tenne i giorni 11 e il 12 marzo 1860. Alla domanda: "Volete l’annessione alla monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele, ovvero regno separato?" i marradesi risposero così: 1482 a favore e 95 contrari. Le donne non votarono, come di regola nell’Ottocento. Fu festa grande e dalla relazione del Vicario di Marradi apprendiamo che:
“Il 18 marzo 1860, ci fu il solenne Te Deum per il risultato del Plebiscito, per l’unione dell’Italia centrale alla Monarchia Costituzionale del Re Vittorio Emanuele. Furono anche incendiati fuochi pirotecnici. La festa fu protratta fino alle ore 10 di sera e vennero fatti unanimi evviva al Re, all’imperatore Napoleone III, al conte di Cavour e al Ministero Toscano”.

Bibliografia 1) Documenti dell’Archivio storico di Marradi. 2) Relazione del Vicario, da G.Matulli, La via del grano e del sale. 3) Carlo Mazzotti Il Monastero delle Domenicane di Marradi

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