Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 7 novembre 2012

Dal Paretaio al Monte Battaglia

27 Aprile 2012


Domenico Nati racconta...
Luisa trascrive...

Foto di Rosario Torsitano





Partiamo in sei, io, Domenico Cavina, Angelo Bandini, Rosario Torsitano, Marino Tronconi e Remo Galeotti,  in una tiepida giornata d'aprile direzione Passo della Faggiola (o del Paretaio). Obbiettivo: dal Paretaio al Monte Battaglia, km. stimati 22,5.  Il sole primaverile ci accompagna e ci riscalda mentre le prime gemme non ostacolano la vista spettacolare di crinali, giogaie, vallate silenziose. 
Su di noi il volo di due poiane...





  Inizia il nostro cammino verso la Faggiola e ci lasciamo alle spalle il monumento ai Partigiani della 36a Brigata Garibaldi che operarono a lungo in questa zona nelle fasi finali della Seconda Guerra Mondiale.





Dopo circa due chilometri sostiamo per bere ad un fontanone e poi ci inoltriamo in una faggeta fino ad arrivare alla “ Dogana”. Solo una pietra resta ad indicare che qui c'era una casa   che prima dell'Unità d'Italia  fungeva da  rifugio per le guardie doganali fra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana. Oggi essa segna il confine tra i comuni di Castel del Rio, Palazzuolo e Firenzuola e tra la Romagna e la Toscana.



Sosta al Fontanone








la pietra che indica " La Dogana"













Il sentiero ora si stringe e proseguiamo in fila indiana tra arbusti e grovigli spinosi che formano dei rudimentali pagliai naturali fino ad affacciarsi sulla vallata verso Firenzuola che improvvisamente si spalanca sotto di noi. 


le giogaie e i crinali





Qua e là distinguiamo le case in rovina di poderi da troppo tempo abbandonati. 
Poi ecco, sulla strada che arriva dalla Romagna, la chiesa di Valmaggiore:


La chiesa di Valmaggiore
non ha più il tetto ma una copertura provvisoria in plexiglass per evitare che le infiltrazioni d'acqua facciano crollare tutto. La costruzione è alta e affiancata da un campanile con una curiosa cupola semisferica. L'accesso alla chiesa è impedito da un grande cancello ma possiamo osservare l'abside con un rudimentale altare, i muri scrostati in cotto e pietra, le nicchie che si aprono nelle pareti laterali. 


L'interno della chiesa




Sulla facciata due lapidi ci ricordano il nome del suo parroco e che di qui, nel 1506, passò il papa Giulio II con il suo seguito, senza specificare né da dove venisse né dove andasse.




la facciata della chiesa e le due lapidi
Di fianco alla chiesa si apre, soleggiato e rassicurante, il piccolo cimitero privo di lapidi o segni di sepolture. E' cinto da un basso muretto in pietra, perfettamente conservato, interrotto, in fondo, da una piccola cappella mortuaria sul cui pavimento si apre invece un inquietante ossario fortunatamente vuoto. Da lì si gode una splendida vista su tutta la vallata sottostante e si vede bene l'altura conica di Monte Battaglia, dominato da un antico torrione.


Il piccolo cimitero, un vero "campo santo"
Mancano ancora più di 8 chilometri alla meta che intravediamo nel verde.
Come in ogni camminata, è arrivata l'ora della sosta per il pranzo, mai frugale e sempre accompagnato da grappino, dolce e caffè perché camminare è bello ma.... 
ma il momento conviviale lo è ancor di più e qui c'è una bella area attrezzata con tavoli e panche in pietra, angolo per il focolare e tettoie protettive in caso di pioggia.

Valmaggiore visto dalla strada per Monte Battaglia
Poi si riparte imboccando una bella strada larga percorribile anche in "fuori-strada" che ci porta dritti dritti a Monte Battaglia, e al suo torrione ben conservato, circondato dai resti dell'antico muro di protezione


Monte Battaglia-il torrione

















Qua e là lapidi con iscrizioni in italiano e in inglese ci riportano ai momenti della faticosa conquista di questo monte, ultimo ostacolo al dilagare degli Alleati nella pianura di Imola che si intravede in lontananza.




Le lapidi commemorative
Nel prato che si apre sereno dietro il torrione, si stende una scultura bronzea, lucente nel sole: sono gli enormi pezzi, testa, corpo, arti, di un uomo dilaniato che lì, per la libertà o per difender un folle ideale, ha perso la vita. Non ha divisa, non sappiamo se rappresenti un tedesco, un alleato, un partigiano. 


la scultura 
Simbolicamente è ciò che resta di un uomo che qui ha lasciato il suo corpo. Il suo spirito aleggia ancora in questa quiete surreale e ci ricorda i momenti cruenti della battaglia. Il contrasto tra i pezzi di un corpo anonimo i cui occhi vitrei e persi ci fissano per l'eternità, e la serenità della natura circostante è fortissimo.




















 Qui si è combattuto ma la natura nel suo splendore primaverile, nel fulgore della rinascita, sembra assolutamente indifferente alle angosce, alle traversie umane, alla follia dei pochi scontate col sangue di molti, siano stati essi carnefici o vittime, nemici o alleati, tutti ugualmente, follemente morti.


I " Magnifici" sei...



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