Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

venerdì 2 gennaio 2015

Lozzole: un trekking alle Balze di Casté

Nella neve 
verso ricordi vivi
di Claudio Mercatali



E' nevicato, erano due anni che non succedeva, una cosa mai vista qui da noi. Un velo ghiacciato ha coperto i monti più alti ma in paese sono caduti solo pochi fiocchi. Approfitterò per salire verso Lozzole, fino a incontrare la neve.
Dov'è Lozzole? E' in un crinale isolato fra la valle del Lamone e quella del Senio, a metà strada fra Marradi e Palazzuolo. Ne ho parlato altre volte qui nel blog e non vi annoierò per dirvi ancora come si fa ad andare là.

Oggi la meta precisa è un monte oltre la chiesa di Lozzole, uno dei siti più remoti del Comune di Palazzuolo. Per gli habitué di questi posti dirò che sono diretto al Capanno di Casté, un rifugio in una zona di caccia, che però è sempre aperto e fruibile anche per gli amanti del trekking.



Per ora non nevica, ma cade una pioggerellina ghiacciata che ticchetta contro la giacca e lascia un velo che scricchiola sotto i piedi.
Da Praticino si vede la neve lassù in alto, in questa giornata senza colori. Che differenza con lo stesso posto a maggio!






La villa di Stabbia


All'altezza di Stabbia comincia la neve. La destinazione è il monte bianco che si vede sullo sfondo di questa foto. La villa di Stabbia era una delle residenze preferite dal Cardinal Catani, che si rifugiava qui quando era libero da impegni.





Dalla muratura si capisce che questo edificio fu costruito con successivi ampliamenti in qualche secolo ormai lontano e la facciata ha questo aspetto particolare.






 A Fintomorto i colori sono scomparsi del tutto e si vede la chiesa di Lozzole lassù, contro il cielo grigio. La neve ghiacciata fa poco spessore al suolo, ma rende affascinante il paesaggio.




Le ginestre 
sono stecchite dal gelo






Anche i ginepro si è irrigidito,
coperto da un manicotto di ghiaccio.











La chiesina di Lozzole
 nella neve fa tenerezza.











C'erano circa 300 persone qualche giorno fa, per la messa di Natale a mezzanotte, prima che nevicasse.

La chiesa è vecchissima, ricavata da un castellare dell' alto medioevo.







Questi posti nei secoli passati erano abitati da tante persone e nel 1782 l'Arcidiocesi di Firenze, che ancora oggi ha giurisdizione qui, promosse Lozzole a parrocchia staccandola da Fantino, che è laggiù nel fondovalle.




Però adesso la storia della chiesa non ci interessa, e la meta sono le Balze di Casté che si  vedono in fondo a questa foto.

Perché andare là, in una giornata come questa?
Alle balze successe una disgrazia ... nel 1871 ... e c'è una lapide a ricordo ...






Il fascino di Lozzole è appunto questo: qui i ricordi si sono cristallizzati come il ghiaccio sulle ginestre e se conosci i fatti li senti quando passi. Insomma questi posti sono disabitati ma vivi, altrimenti non si spiega perché 300 persone vengano qui a patir freddo per Natale.




Clicca sulle immagini 
per avere una comoda lettura
Delle storie di vita vissuta duramente qui ce ne sono tante. Due chilometri più avanti c'è il Cigno, un podere dove nel 1868 successe il fatto che è meglio leggere nel resoconto del quotidiano La Nazione, che è qui accanto.

Oggi non è più così, salgo senza tanto sforzo con due bastoncini d'alluminio che allungo o accorcio come mi pare, ho un bel paio di scarponcini Aku e non sento il freddo, la giacca di Goretex mi ripara e traspira...



Però mi viene in mente anche una dura poesia di Olindo Guerrini (alias  Lorenzo Stecchetti) poeta di Forlì del primo Novecento, che dice:




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