Gamberaldi è una località meno isolata di quello che sembra. In questa cartina del 1822 la villa e il cimitero sono rappresentati in modo dettagliato perché il posto era importante. Lo storico Repetti, nel suo Dizionario del 1833 ci descrive questa località così:
“ … Gamberaldi (Camparaldum o Campus Araldi) nella Valle del Lamone. - Monte e casale che ha dato il titolo a una parrocchia (S. Matteo a Gamberaldi) sull' estremo confine della Romagna granducale e della diocesi fiorentina con il contado e diocesi di Faenza, a circa 3 miglia toscane a maestrale di Marradi. Il monte di Gamberaldi è uno dei contrafforti settentrionali che si alzano fra il Senio e il Lamone nella Romagna toscana …”.
“ … Gamberaldi (Camparaldum o Campus Araldi) nella Valle del Lamone. - Monte e casale che ha dato il titolo a una parrocchia (S. Matteo a Gamberaldi) sull' estremo confine della Romagna granducale e della diocesi fiorentina con il contado e diocesi di Faenza, a circa 3 miglia toscane a maestrale di Marradi. Il monte di Gamberaldi è uno dei contrafforti settentrionali che si alzano fra il Senio e il Lamone nella Romagna toscana …”.
Per chi abitava a Gamberaldi il traffico “transfrontaliero” un po’ clandestino dava un reddito per integrare gli scarsi proventi agrari. Insomma la zona si prestava bene al contrabbando e all’ evasione delle tasse di dogana e del dazio. La Romagna “esportava” il sale e il grano, la Toscana l’olio e il vino. Il Granducato di Toscana fino ad un certo punto tollerava questi traffici
, un po’ come fa oggi l’Italia con chi va e viene dalla Svizzera. In fondo si trattava di commerci minimi. Nel 1833 la parrocchia di S.Matteo a Gamberaldi aveva 102 abitanti.
, un po’ come fa oggi l’Italia con chi va e viene dalla Svizzera. In fondo si trattava di commerci minimi. Nel 1833 la parrocchia di S.Matteo a Gamberaldi aveva 102 abitanti.
A destra: la carta del catasto Leopoldino (1822) con la linea di confine con lo Stato Pontificio (zona di Valmìgnolo). A sinistra: la parte della villa di Gamberaldi dei Fabroni. Sotto: lo stemma dei Pratesi. Sopra c'è scritto: Sebastiano di Antonio Pratesi, 16 maggio 1647
Antonio del Menino, detto il Pratese, si stabilì qui nel ‘500. I Cavina Pratesi non erano nobili e tuttavia avevano signorilità e buongusto, come dimostra l’ottima fattura della villa di Gamberaldi. Lo stemma di famiglia è originale, perché ha una banda quadrettata alla quale è sovrapposto uno zìpolo, ossia il tappo del foro da cui si spilla il vino dalla botte. Nella seconda metà del '700, nel corso di una furibonda lite fra parenti, uno dei Pratesi fu ucciso con una fucilata. I disaccordi interni indebolirono la famiglia e a Gamberaldi acquistarono importanza anche i Fabroni, che avevano delle proprietà nella zona
di Popolano di Marradi. Seguiamo il percorso in questa carta topografica (per vedere bene si può cliccare sulla carta e ingrandire). 
Qui accanto: Un vecchio cippo di confine con lo Stato Pontificio, uno dei pochi rimasti. Sopra: la cartina con il percorso del trekking (si può cliccare sulla carta e ingrandire).
Bibliografia Emanuele Repetti Dizionario geografico storico della Toscana, (1830). Notizie e documenti forniti da Vittorio Cavina Pratesi.
Bibliografia Emanuele Repetti Dizionario geografico storico della Toscana, (1830). Notizie e documenti forniti da Vittorio Cavina Pratesi.

