Il Pretorio nel 1898
Il Palazzo Pretorio di Marradi verso la fine del Settecento era mal ridotto, e si decise di ristrutturarlo completamente. Per questo il Granduca concesse 1500 scudi con un Regio Decreto datato 23 agosto 1773. Però questo era solo un contributo, e per far fronte al costo totale si dovettero aumentare le tasse nel biennio 1774 – 1775. Anche Palazzuolo fu chiamato a concorrere alla spesa, perché nel palazzo c’era la sede del nuovo Vicariato (= il tribunale), che comprendeva tutti e due i comuni e sostituiva le vecchie Podesterie, che erano state soppresse.
“Io sottoscritto, nel giugno 1772, ho visitato il Palazzo Pretorio di Marradi. Questo palazzo è composto di una pessima costruzione, tutta piena di squarci, scollegazioni, con una parte della loggia fuori piombo. Conviene disfare e rifare gran parte del muro maestro e porvi quattro catene che dovranno arrivare da sotto a tenere diritta la fabbrica, la quale si trova malandata e umida …”.
Che è quanto, a dì 12 agosto 1772 Agostino Fortini, ingegnere
“Il notaro di codesto tribunale lamenta che essendo in costruzione il Pretorio, si pretende di obbligarlo a portarsi a Palazzuolo, invece di trovargli una conveniente abitazione in codesta Terra. Secondo le leggi in vigore, nel tempo in cui non sarà finito il Pretorio, gli spetta un quartiere dove possa tenere la sua abitazione senza alcuno aggravio o spesa. E resto”.
Il Notaro civile Filippo Cioni 15 marzo 1774
Quando il conto con la spesa raddoppiata arrivò a Firenze, assieme alle proteste di Palazzuolo, il Curatore granducale scrisse questa lettera dura e molto bella al Gonfaloniere di Marradi:
La piazza di Marradi e il Pretorio nel 1822, (catasto Leopoldino).
Anche durante la costruzione c’era stato qualche pasticcio e un certo Gaetano Piani si lamentò perché un muro del nuovo palazzo era stato costruito nella sua proprietà. Alla fine il capomastro ammise il fatto e il Piani fu risarcito:
“Io appiè sottoscritto perito muratore, capomastro alla ricostruzione del Palazzo Pretorio accetto la pura e vera verità di aver occupato un pezzetto del cortile di pertinenza della casa del sig. Gaetano del fu Francesco Piani, e di essermi servito di un suo muro d’appoggio e di aver murato una finestra dalla quale si vedeva maggior lume di quella che è stata aperta di nuovo. Io stimo e valuto il danno in 28 monete fiorentine (scudi). In fede io Stefano Mazza affermo quanto sopra
A chi spettava il mantenimento dei nuovi palazzi pretorili sedi di Vicariato? Data l’aspra lite fra Marradi e Palazzuolo il Granduca intervenne perentorio:
La piantina del primo piano del Palazzo Pretorio prima della ristrutturazione del 1773 (clicca sulla piantina per ingrandirla)
“Sua Altezza Reale, volendo togliere ogni dubbio sulla spese di mantenimento dei Palazzi Pretori, si è degnato di dichiarare che dette spese sono considerate ordinarie e toccano alle varie Comunità. Per il caso che un Palazzo Pretorio serva a più comunità, e non si trovi accordo nel riparto delle spese, ogni Comunità concorrerà con un importo pari a quello che ogni anno impegnava per la sua soppressa Podesteria”. Firenze, 6 febbraio 1776
“ Desidero sapere da Vostra Signoria (il Gonfaloniere) in quale stato si trovi codesto palazzo Pretorio e le sue carceri, e se siano abitabili senza pericolo per la salute di chi vi fosse messo. Ella dunque unitamente a codesto Vicario a cui pure scrivo per l’istesso oggetto, si compiacerà di commettere a due periti muratori, al medico e al cerusico condotto una visita in dette carceri e gli farà fare la relazione del loro sentimento. Favorirà di trasmettermi la relazione dicendomi anche quello che ne pensa la Signoria Vostra, che assisterà alla visita. Vorrei un sicuro riscontro per decidere se convenga differire l’apertura del Tribunale del nuovo Vicariato e con sincera stima mi confirmo”. Dalle Legazioni delle Tratte, Firenze, 10 Settembre 1776
Finalmente alla fine del 1776 l’opera ebbe termine e fu inaugurato anche il nuovo orologio da torre, costruito dall’artigiano fiorentino Giuseppe Baggiacchi, che rilasciò questa garanzia:
“Io infrascritto, avendo venduto al prezzo stabilito al Magistrato di Marradi un orologio da torre e postolo convenientemente nella nuova torre del Comune, in virtù di ciò prometto e mi obbligo che qualora detto orologio venisse a soffrire, nel corso di anni tre, qualunque alterazione e difetto dell’ arte, di raggiustarlo a tutte mie spese e di rimetterlo nello stato in cui di presente si ritrova e ciò sotto l’obbligo della mia propria persona, eredi e beni e beni de’ miei eredi, presenti e futuri, e che così sia fatto”.
Io Giuseppe Baggiacchi, orologiaio, tutto ciò affermo, In Dei nomine, amen 11 giugno 1776
Fonte Documenti dell’Archivio storico di Marradi, filza degli atti dal 1771 al 1778, come da inventario
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