Angelo Fabbroni designò i suoi eredi distinguendo il proprietario dall' usufruttuario:
- Caterina moglie di Ludovico Fabbrini, ebbe 60 scudi all'anno.
- Rosa fu l’ erede usufruttuaria di tutti i beni di Angelo.
- Alessandro Fabbroni, suo cugino, fu l’ erede Proprietario. Questa era anche la volontà di Giacinta Fabbroni, madre di Angelo. Costui diventerà proprietario a pieno titolo solo dopo la morte di Rosa!
Felice Antonio, padre di Alessandro non fu affatto contento di questo, perché in pratica la nuda proprietà dava al figlio una gran quantità di beni che però non rendevano nulla, e nelle sue Memorie si lamenta:
Come Felice Antonio, cugino di Monsignor Angelo perde la linea diretta sulla Commenda istituita da Angelo.... e alcuni pettegolezzi su Monsignore....
29 marzo 1793 "
(NOTA: la ricostruzione completa della chiesa è del 1780. Qui Felice si riferisce a lavori precedenti, oppure la memoria lo inganna).
Ficaciolo nel Settecento era un podere dei Fabroni. Alessandro Fabroni lo lasciò agli eredi con l'obbligo di dire 104 messe all'anno.
Direte voi miei posteri perché non rifare nella Chiesa nova il sudd.o altare e io vi dirò che non si volle rimettere in casa l'obbligo di dover mantenere di tutto il sud.o altare oltre all'altro obbligo di Messe in numero di 104 messe l'anno, e questo sud.o obbligo è posto sopra al Podere luogo d.o Ficaciolo di Sotto lasciato da Alessandro di Giulio Fabbroni come per rogito di Jacopo Venturini e per poi il codicillo fatto dal sud.o Med.o per rogito fatto di Dottor Carlo Fabroni. Ma poi nelle divise seguite l'anno 1721 di Ettore mio padre, con i suoi due fratelli, cioè Fabio e Alessandro, tutti tre figli del fu Carlo Antonio d'Ettore Fabroni, furono divise ancora il suddetto numero di Messe in terzo, sichè al Dottor Ettore, mio padre, gli toccò solo numero 34 messe e l'altra in n.o 70 toccarono agli altri due fratelli sud.i che ora viene sodisfatto d.o obbligo delle 70 messe Alessandro Fabroni, mio fratello cugino.
Quale per esserci restato l'ultimo dei maschi di detta Famiglia di Alessandro fondò una Commenda per
Direte voi miei posteri perché detto Monsignore come fratello cugino di voi Felice Antonio, come figlio maggiore di detto dottor Ettore, zio materno di detto Monsignore, non chiamarvi voi o i vostri figli in primo logo in detta Commenda e come doveva per giustizia si conveniva e non chiamare una linea trasversale . Vi dirò che il detto Francesco Fabroni degli Archiroli doppo morta l'Anna Fabroni di Alessandro, figlia, riprese per moglie l'Aurelia Leonori di Volterra, nobile si ma brutta, piccola, di carnagione muffa, occhio grosso e il naso a pioggia, la bocca a pazza, ma scaltra e birbona di maniera tal che quel coglione di Monsignore se ne invaghì, e lei vi si sfregava dietro, fra due volte vi andò dietro a Firenze con pretesto di avere bisogno di portarsi a bagni e intanto il bon Coglione maggiormente se ne innamorò di quella brutta befana, che fece tanto che fondò detta Commenda e nominò il figlio maggiore, e in primo logo, di detta befana. In oltre poi vi dirò che costui abbia nominato la mia linea in secondo logo io l'ho ne'coglioni e nel culo perché ha fatto ciò per salvare l'apparenza appresso al mondo e non che lo volesse fare.
Estratto dai Ricordi di Felice Antonio Fabroni (leggi alla Riga 4): " ... nobile si, ma brutta, piccola, di carnagione muffa, occhio grosso e naso a pioggia ..."
Direte voi miei posteri che il suddetto sguaiato aveva avuto dalla nostra Casa qualche dispiacere e io vi dico di no, solo che io Felice e Alessandro mio figlio non abbiamo preso moglie in Case nobili e cavaleresche cosi come il bon Coglione si pose di grandezze e di fumo (…), senza pensare che chi vole prendere delle dame non ci vole solo 2 poderi come abbiamo noi, ma ce ne vole molti di più. E poi vi dirò che io feci domandar in Firenze per Alessandro mio figlio
Qui in qualità di trascrittrice di queste antiche memorie non riesco proprio a esimermi da un po’ di gossip …
La sopracitata signora Aureli Leonora da Volterra tanta ira causa nel signor Felice Antonio Fabbroni che la descrive non solo brutta e befana ma anche come una delle cause delle sue sfortune ereditarie. Questa signora doveva essere una “amica” particolarmente importante per il Monsignore che, pue essendo carico di impegni ecclesiastici, sembra non disdegnasse i piaceri terreni e non fosse immune dalle tentazioni muliebri …
Angelo la citerà anche nel suo testamento in cui si legge che la lascia erede di “ … tutti i quadri e tutte le stampe di sua pertinenza che al tempo di esso Signor testatore si troveranno nelle due case di sua abitazione nelle città di Pisa e di Firenze eccettuato il quadro rappresentante ecc ecc ….”.
Fonti: Archivio Storico del Comune di Marradi
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