Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

venerdì 4 marzo 2011

L'eredità

Ricordi di Felice Antonio Fabroni
(dal 1730 al 1777)
di Luisa Calderoni
Il palazzo degli Archiroli,
oggi di proprietà Ceroni,
fu costruito dai Fabroni nel Seicento

Angelo Fabbroni designò i suoi eredi distinguendo il proprietario dall' usufruttuario:

  • Caterina moglie di Ludovico Fabbrini, ebbe 60 scudi all'anno.
  • Rosa fu l’ erede usufruttuaria di tutti i beni di Angelo.
  • Alessandro Fabbroni, suo cugino, fu l’ erede Proprietario. Questa era anche la volontà di Giacinta Fabbroni, madre di Angelo. Costui diventerà proprietario a pieno titolo solo dopo la morte di Rosa!

Felice Antonio, padre di Alessandro non fu affatto contento di questo, perché in pratica la nuda proprietà dava al figlio una gran quantità di beni che però non rendevano nulla, e nelle sue Memorie si lamenta:

Come Felice Antonio, cugino di Monsignor Angelo perde la linea diretta sulla Commenda istituita da Angelo.... e alcuni pettegolezzi su Monsignore....

29 marzo 1793 "La Suddetta memoria fu estratta ad Literam da me Felice Antonio di Ettore di Carlo Antonio Fabroni dalla pietra che serviva di gradino sopra la mensa del nostro altare intitolato a San Pietro in vincoli, quale altare esisteva nella Chiesa Arcipretale di Marradi a Cornu epistolae prima che fosse demolita la chiesa vecchia, la qual chiesa fu demolita l'anno 1741 e pietrificata la nuova chiesa e benedetta il dì 17 settembre 1744 e le reliquie sono nel fondamento a ponente, sotto terra 7 braccia in circa

(NOTA: la ricostruzione completa della chiesa è del 1780. Qui Felice si riferisce a lavori precedenti, oppure la memoria lo inganna).

Ficaciolo nel Settecento era un podere dei Fabroni. Alessandro Fabroni lo lasciò agli eredi con l'obbligo di dire 104 messe all'anno.

Direte voi miei posteri perché non rifare nella Chiesa nova il sudd.o altare e io vi dirò che non si volle rimettere in casa l'obbligo di dover mantenere di tutto il sud.o altare oltre all'altro obbligo di Messe in numero di 104 messe l'anno, e questo sud.o obbligo è posto sopra al Podere luogo d.o Ficaciolo di Sotto lasciato da Alessandro di Giulio Fabbroni come per rogito di Jacopo Venturini e per poi il codicillo fatto dal sud.o Med.o per rogito fatto di Dottor Carlo Fabroni. Ma poi nelle divise seguite l'anno 1721 di Ettore mio padre, con i suoi due fratelli, cioè Fabio e Alessandro, tutti tre figli del fu Carlo Antonio d'Ettore Fabroni, furono divise ancora il suddetto numero di Messe in terzo, sichè al Dottor Ettore, mio padre, gli toccò solo numero 34 messe e l'altra in n.o 70 toccarono agli altri due fratelli sud.i che ora viene sodisfatto d.o obbligo delle 70 messe Alessandro Fabroni, mio fratello cugino.

Quale per esserci restato l'ultimo dei maschi di detta Famiglia di Alessandro fondò una Commenda per la Croce di Santo Stefano sopra il podere logo detto La Strada posta nel Comune di Scola Vicariato di Marradi stimato detto podere questo dì 29 marzo l'anno 1793 per 7000 scudi. E a detta Commenda chiamò la linea di Francesco Fabroni d'Archiroli et ha nominato in primo logo Iacopo figlio del suddetto Francesco e poi finché ne sarà di detta famiglia, e finita detta linea o famiglia chiama in secondo logo la mia linea e discendenza.

Direte voi miei posteri perché detto Monsignore come fratello cugino di voi Felice Antonio, come figlio maggiore di detto dottor Ettore, zio materno di detto Monsignore, non chiamarvi voi o i vostri figli in primo logo in detta Commenda e come doveva per giustizia si conveniva e non chiamare una linea trasversale . Vi dirò che il detto Francesco Fabroni degli Archiroli doppo morta l'Anna Fabroni di Alessandro, figlia, riprese per moglie l'Aurelia Leonori di Volterra, nobile si ma brutta, piccola, di carnagione muffa, occhio grosso e il naso a pioggia, la bocca a pazza, ma scaltra e birbona di maniera tal che quel coglione di Monsignore se ne invaghì, e lei vi si sfregava dietro, fra due volte vi andò dietro a Firenze con pretesto di avere bisogno di portarsi a bagni e intanto il bon Coglione maggiormente se ne innamorò di quella brutta befana, che fece tanto che fondò detta Commenda e nominò il figlio maggiore, e in primo logo, di detta befana. In oltre poi vi dirò che costui abbia nominato la mia linea in secondo logo io l'ho ne'coglioni e nel culo perché ha fatto ciò per salvare l'apparenza appresso al mondo e non che lo volesse fare.

Estratto dai Ricordi di Felice Antonio Fabroni (leggi alla Riga 4): " ... nobile si, ma brutta, piccola, di carnagione muffa, occhio grosso e naso a pioggia ..."

Direte voi miei posteri che il suddetto sguaiato aveva avuto dalla nostra Casa qualche dispiacere e io vi dico di no, solo che io Felice e Alessandro mio figlio non abbiamo preso moglie in Case nobili e cavaleresche cosi come il bon Coglione si pose di grandezze e di fumo (…), senza pensare che chi vole prendere delle dame non ci vole solo 2 poderi come abbiamo noi, ma ce ne vole molti di più. E poi vi dirò che io feci domandar in Firenze per Alessandro mio figlio la Signorina Ottavia d'Avanzati della prima Casa di Firenze, mi dissero che non ci averebbero avuta difficoltà veruna, ma sentito il piccolo stato di casa nostra fecero dire a Monsignor Cugino se voleva posare per cento di scudi l'anno alla nostra casa, che si sarebbe concluso l'accasamento, ma il bon birbone non ne volle sapere nulla di noi ma poi per mantenere la famiglia in Firenze e in Conventi dalla suddetta befana, qui non ebbe, e non ha avuto la minima difficoltà, come ancora paga la dogina in convento a Forlì alla figlia di Gio. Francesco Fabroni detti del Capitano e per noi nulla....".

Qui in qualità di trascrittrice di queste antiche memorie non riesco proprio a esimermi da un po’ di gossip …

La sopracitata signora Aureli Leonora da Volterra tanta ira causa nel signor Felice Antonio Fabbroni che la descrive non solo brutta e befana ma anche come una delle cause delle sue sfortune ereditarie. Questa signora doveva essere una “amica” particolarmente importante per il Monsignore che, pue essendo carico di impegni ecclesiastici, sembra non disdegnasse i piaceri terreni e non fosse immune dalle tentazioni muliebri …

Angelo la citerà anche nel suo testamento in cui si legge che la lascia erede di “ … tutti i quadri e tutte le stampe di sua pertinenza che al tempo di esso Signor testatore si troveranno nelle due case di sua abitazione nelle città di Pisa e di Firenze eccettuato il quadro rappresentante ecc ecc ….”.

Fonti: Archivio Storico del Comune di Marradi

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