e la tecnica della scagliola
a cura di Silvana Barzagli
La scagliola è un tipo di gesso
fine usato in edilizia e in scultura. Dà il nome ad una tecnica che imita i
marmi, o intarsi di essi.
Le prime opere di scagliola
compaiono alla fine del '500 ad imitazione di pannelli di marmo. La tecnica
della scagliola trova la sua naturale applicazione nell' edilizia ecclesiastica
con tabernacoli, paliotti d' altare, altari e colonne.
Il materiale utilizzato per
realizzare queste opere è il gesso cotto o gesso da stuccatori, ottenuto dalla
cottura di solfato di calcio biidrato a una temperatura compresa tra 160 e 180 °C. Al gesso viene unita acqua di
colla e la colorazione mediante pigmenti costituisce l' elemento
caratterizzante delle tecniche di rivestimento imitanti il marmo.
Il monaco Ignazio Hugford rappresenta se
stesso bambino e suo fratello Enrico nel quadro "Il miracolo della trota
rediviva" operato da Francesco di Paola.
Tale amalgama si dispone in un
telaio o in uno stampo ove seguono fasi svariate di lisciatura, seguite dall'
intarsio; le immagini prescelte vengono trasferite dal cartone al pannello con
la tecnica dello spolvero. All' intarsio segue la trasformazione in ornato, e l'
ultima fase è ancora di lucidatura con olio di lino, acqua e sapone, oppure con
olio di lino, cera ed olio di trementina.
In Italia, le principali scuole
sono state quella carpigiana e quella fiorentina fatte risalire al '700 ed è
proprio a Firenze che nel corso del '700 la scagliola si è aperta a nuove
possibilità espressive, grazie alle sperimentazioni del monaco vallombrosiano
Enrico Hugford (1695-1771), che la trasformò in un vero genere pittorico con
opere di grande livello artistico.
Il monaco Enrico Hugford
in una stampa del 1757
Il monaco vallombrosiano iniziò
una scuola che ha nel fiorentino Lamberto Gori il più valido rappresentante
della "pietra di luna".
Secondo il ricercatore Alessandro
Cecchi, don Enrico Hugford aveva appreso la tecnica della scagliola da Don
Salvatore Perrier nella Badia di Santa Reparata a Marradi ove era entrato nel
1711 dopo aver preso i voti, divenendo così famoso da far sì che quattro sue
scagliole venissero esposte nel 1737 alla mostra annuale di pittura organizzata
dall' Accademia del Disegno nel chiostro della Santissima Annunziata a Firenze
(...) ed una regalata nel 1767 al Granduca
Pietro Leopoldo.
Trasferito a Firenze nel 1742 e successivamente al Monastero di Vallombrosa (1753) espresse il meglio della sua arte nel "Romitorio delle Celle" il cosiddetto "Paradisino". E proprio nel Romitorio sono presenti alcune delle sue opere principali.
tabernacolo dell'altar maggiore della Badia |
Trasferito a Firenze nel 1742 e successivamente al Monastero di Vallombrosa (1753) espresse il meglio della sua arte nel "Romitorio delle Celle" il cosiddetto "Paradisino". E proprio nel Romitorio sono presenti alcune delle sue opere principali.
Tornando alla "tecnica della
scagliola" alla Badia di Santa Reparata in Marradi, l' inizio della
"fase creativa" passando dalla cottura del gesso sino a 180 °C., fa pensare alla presenza in
Santa Reparata di una fornace, da collocarsi alla base della collina, per gli
scarti, a ridosso del fiume che costeggia la Badia. Reperti di una antica
fornace, infatti, furono evidenziati a suo tempo durante i lavori di restauro e
miglioramento di una casa colonica vicino al fiume. La Badia risale al medioevo
secondo una pergamena datata 6 ottobre 1025.
Fregi in scagliola
Considerato, che la Badia possiede ancora colonne agli
altari in scagliola, si potrebbe anche presumere che la tecnica a Marradi sia
nata molto prima del '700, forse anche prima del '500 come pensano gli
studiuosi C. Meli e F. Lunghetti.
Due dei più bei manufatti in
Italia, in scagliola sono all' interno della Chiesa dei Frati Minori (1292)
"Santuario del Beato Sante" a Monbaroccio (Pesaro - Urbino) e
trattasi del paliotto in scagliola di San Diego (1400 c.a - 1463) con un
particolare della lotta tra il cardellino (immagine di Cristo e del bene) e il
serpente (icona del maligno e del male) e del paliotto di Sant' Antonio,
particolare di scuola emiliana.
Fonti
Alessandro Cecchi, "Piccoli e grandi musei di Firenze e
Provincia alla scoperta del territorio" da
Caterina Caneva, Polistampa 2007 "Museo d' arte sacra dell'
Abbazia di Vallombrosa" www.piccoligrandimusei.it/cont_969_2314.phtml
Fulvia Rivola - Livia Galeotti e Maria Teresa Montuschi "La
storia della Badia di Santa Reparata di Marradi attraverso i documenti" a
pag.17.
Meli C. - Lunghetti F. tesi sulla scagliola, archivi dell' Opificio
delle pietre Dure di Firenze, dalle "Novelle letterarie 1771" citate
da Roberto Paolo Ciardi "I Vallombrosiani
e le arti figurative" con ricerche all' Archivio di Stato di
Firenze.
Per verificare se i decori e gli
arredi della Badia sono in scagliola o si tratta di semplici stucchi,
confidiamo nel parere di restauratori o esperti d’arte.
Eppure nella Badia ci doveva essere almeno un paliotto del Perrier. Dalle foto non si riesce a verificare se ci sono marmorizzazioni in scagliola oppure, come dite voi, se sono stucchi a finto marmo. Evidentemente il paliotto è stato "spostato" o era rovinato!. Se avete informazioni aggiuntive contattatemi
RispondiEliminaSaluti
Alessandro Bianchi
BIANCO BIANCHI
Scagliolisti a Firenze
Se fosse così cortese da venire a Marradi, potrebbe fare un sopraluogo nella Chiesa della Badia e così risolveremmo tutti i nostri dubbi.POssiamo avere le chiavi della chiesa che, al momento, é chiusa al pubblico. Cordiali saluti
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