Ricerca di Claudio Mercatali
Galileo Chini, autoritratto.
La villa di Grisigliano è una casa padronale bella, sede di una fattoria già attiva ai primi dell’ Ottocento.
Lo sappiamo perché è cartografata nel Catasto del Granduca Leopoldo del 1822.
Lo sappiamo perché è cartografata nel Catasto del Granduca Leopoldo del 1822.
Venne formata o acquistata assieme a molto altro dagli Zacchini, commercianti di grano e allevatori, di Marradi.
Nel primo Novecento l’ampia proprietà di Giovan Giuseppe Zacchini fu divisa fra i suoi figli: Filippo, avvocato, Domenico, chimico, e Dina.
La villa di Grisigliano
(Casa Checca) nella carta
del Catasto Leopoldino.
Siamo già stati in casa di Domenico, il chimico, proprietario del palazzo in piazza Scalelle, ora della famiglia Rossi. Siamo stati anche in casa di Filippo, l'avvocato, proprietario del palazzo a Ponte di Camurano, che oggi è di sua nipote Lucia. In ambedue i siti abbiamo trovato quello che cercavamo: dei dipinti attribuiti a Galileo Chini.
A questo punto è sorta una
domanda: se in famiglia la sensibilità per l'arte era questa, vuoi che nella
terza parte della proprietà, la fattoria di Grisigliano toccata a Dina, non ci
sia niente da vedere?
Dina Zacchini sposò il colonnello Altini, originario di Lugo di Romagna ed ebbero una figlia di nome Mirosa, che sposò Alvaro Carratù, ufficiale dell'Aeronautica originario di Napoli.
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Dalla villa di Grisigliano la vista
spazia. Marradi è al centro
spazia. Marradi è al centro
della foto, nel fondovalle,
dietro al monte più scuro.
Dina Zacchini sposò il colonnello Altini, originario di Lugo di Romagna ed ebbero una figlia di nome Mirosa, che sposò Alvaro Carratù, ufficiale dell'Aeronautica originario di Napoli.
Mi rosa, con la
"o" chiusa, in romagnolo significa "la mia rosa" e la
parola è molto dolce. E’ ancora proprietaria della fattoria di Grisigliano e
torna alla villa ogni anno in agosto. Di buon grado ci fa entrare, mostra le pitture e racconta tante cose. Suo figlio Alessandro, altrettanto gentile,
permette volentieri che la sala sia fotografata,
e così ora la possiamo vedere …
Il gazebo è disegnato anche
nel soffitto, che così diventa un cielo.
Però le pareti sono intatte
e a suo tempo vennero restaurate.
La villa era la residenza di caccia
della famiglia Zacchini ...
In famiglia c'era anche
chi suonava il pianoforte
Una delle tecniche per le pitture delle sale consisteva nel dipingere le pareti come se fossero delle verande aperte verso
un panorama ampio e profondo.
un panorama ampio e profondo.
E' evidente che in questo modo
lo spazio si dilata
e la stanza "si apre".
E' lo stesso espediente utilizzato
dall'artista nel quadro del suo
autoritratto, che si vede qui sopra.
E' lo stesso espediente utilizzato
dall'artista nel quadro del suo
autoritratto, che si vede qui sopra.
Il gazebo è disegnato anche
nel soffitto, che così diventa un cielo.
La villa fu ripetutamente cannoneggiata dagli Inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, perché i Tedeschi avevano approfittato dell' ampia veduta per fissare qui un punto di osservazione.
Per questo nel soffitto sono rimaste alcune macchie sui dipinti, danneggiati dalle infiltrazioni d'acqua di allora.
Però le pareti sono intatte
e a suo tempo vennero restaurate.
Nessuno spazio della sala è stato trascurato
dal pittore, nemmeno i contorni delle
finestre e delle porte.
Nelle case di Marradi ci sono altri dipinti realizzati con questa tecnica, che i Francesi chiamano Trompe d'oeil (inganno per l'occhio).
Sono nell'archivio tematico del blog sotto l'etichetta "affreschi".
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