Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 29 novembre 2018

Lǒm e sbarlǒm (luce e penombra)

Nenie, ritornelli e modi di dire
in dialetto marradese
Raccolta curata dalla prof.Giovanna Catani
 

Giovanna Catani, per tanti anni professoressa di lettere alla Scuola Media di Marradi, era la sorella del veterinario Francesco Catani, autore dei sonetti in dialetto che sono su questo blog alla data 01.09. 2018. Con un paziente e qualificato lavoro di ricerca, assieme alle persone che lei stessa cita e ringrazia, negli anni Settanta raccolse una quantità di detti, ritornelli e nenie, in dialetto marradese e con le varianti tipiche della valle Acereta, della quale era originaria. Per capire bene che cosa ci dice nella premessa che è qui accanto serve un breve ripassino di grammatica, ma per tutto il resto lasciamo che sia lei a dire …

 
 
 
 
 
In italiano, l'accento può cadere in una delle ultime quattro sillabe della parola. A seconda di dove cade le regole della grammatica stabiliscono questa classificazione:
 
 
 
 
 
Sull’ultima sillaba, parola tronca (caf)
Sulla penultima sillaba, parola piana (bàrca)
Sulla terzultima sillaba, parola sdrucciola (volo)
Sulla quartultima sillaba, parola bisdrucciola (veficano, vèndimelo)

 
 
 
 
 
E’ abbastanza difficile stabilire una grammatica per il dialetto, che è solo orale, però quando lo si scrive certe regole di pronuncia vanno rispettate.
 
Come dice la prof.ssa Giovanna Cattani, nel dialetto romagnolo locale le parole sdrucciole e bisdrucciole sono rarissime.







Le vocali e,i,o interne alla parola possono avere pronuncia aperta o chiusa e l’accento si deve mettere sempre, come in francese. Invece in italiano si fa solo se necessario.

L’accento circonflesso, che nell’italiano non c’è, indica una pronuncia nasalizzata, alla francese.

 

 
 
 
 
Queste somiglianze fonetiche con il francese derivano dagli antichissimi idiomi celtici. Ricordiamoci che la Francia per i Romani era la Gallia Transalpina e l’Italia settentrionale era la Gallia Cisalpina.
 
 
 
 
 
 
 
Il fatto ha anche un’utilità pratica e un romagnolo che nella sua fonetica ha la pronuncia nasalizzata parla in francese più facilmente di un toscano, che non ce l’ha.
 
 
 
 
 
 
 
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Fonte: Giovanna Catani, Lǒm e sbarlǒm (luce e penombra), biblioteca comunale di Marradi.



 

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