Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

martedì 3 marzo 2020

Marradi alla metà del Settecento

Le lettere al Capitano e altro, dalla filza 563
“Uffizi e negozi”
dell’Archivio storico
Ricerca di Claudio Mercatali



Nel 1737 dopo quasi tre secoli finì la dinastia dei Medici. Giangastone, ultimo granduca del Casato aveva regnato per quattordici anni, oppresso da una corte bigotta e intollerante, represso fin dall' infanzia dalla madre egoista e dal padre esagitato. Dissoluto, depravato e vizioso, ma anche colto e raffinato, era stato messo per forza sul trono e aveva reagito standosene sempre a letto, in una camera in cui venivano sparsi mucchi di fiori profumati per coprire i cattivi odori, tra cortigiani dediti alla cràpula, senza amore da parte della città. Un regnante da dimenticare. Fu sepolto alle Cappelle Medicee ma la sua cripta subì una specie di damnatio memoriae e se ne persero le tracce. Solo di recente è stata ritrovata sotto un tombino dietro l'altare maggiore.





I regnanti europei non tardarono a manifestare le loro mire sul Granducato di Toscana ed ebbero la meglio gli Asburgo. In quegli anni l’Alsazia e la Lorena erano state cedute alla corona di Francia e gli Asburgo governanti in quelle contrade, detti appunto i Lorena, furono compensati con il Granducato. Però anche il re di Spagna aveva delle mire su Firenze. Ne venne un conflitto fra Spagna e Impero d’Austria, tutto combattuto in Italia per sette o otto anni, con gli eserciti dei contendenti che scorazzavano lungo la penisola.  Nella nostra zona non ci furono battaglie ma il continuo passaggio delle truppe, con le relative razzie e spese contribuì a deprimere l’economia ancora di più. Per questo la prima metà del Settecento è un periodo triste per le nostre terre. Nel tematico del blog ci sono due articoli che danno un’idea delle condizioni miserabili della gente. Poi nel 1745 gli Asburgo prevalsero e cominciò il loro governo, durato fino all’Unità d’Italia (1861).

Un finale roseo dunque? Non proprio perché Francesco Stefano di Lorena, primo Granduca e marito dell’ imperatrice Maria Teresa d’Austria, governò fino al 1765 standosene a Vienna, come se Firenze fosse una semplice città dell’ Impero, fidando su un Consiglio di Reggenza formato dai suoi funzionari e dalla nobiltà fiorentina. Per questo gli storici chiamano il ventennio 1745 – 1765 Periodo della Reggenza Lorenese. Nel 1765 il granduca Pietro Leopoldo I subentrò a suo padre Francesco Stefano, e si stabilì a Firenze. Nel giro di pochi anni lasciò il segno del buon governo e delle riforme audaci, come si può leggere nei due articoli del blog indicati nella bibliografia.

Fatto questo complicato ma necessario inquadramento storico veniamo a noi. Com’è la situazione negli ultimi anni della Reggenza? Il peggio è passato e Firenze aspetta il nuovo Granduca che ha fatto sapere di voler risiedere in città. La gente gli crede? Si, perché già al suo arrivo comincia a governare di persona e riduce i poteri del Consiglio di Reggenza.

Che cosa succede a Marradi? 
La vita scorre, la gente scrive al Capitano le sue lagnanze sulle piccole quotidianità, la miseria è tanta e si rischia la fame. Nell' Archivio storico del Comune c'è una ricca serie di documenti:

1) L'imperatore si sposa e concede una elargizione al popolo. 2) Come se ce ne fosse bisogno il vescovo di Faenza richiama al rispetto del digiuno Quaresimale. 3) Ci sono molte tasse, piccole ma un po’ su tutto. 4) Il Governo Granducale ha appaltato la riscossione ai privati, che a volte fanno delle preferenze e anche del contrabbando ... Leggiamo:

 


Ottobre 1760  
Si sposa l’imperatore
Giuseppe d’Asburgo

Giuseppe era il fratello maggiore di Leopoldo di Lorena. Come spesso succedeva in occasione delle nozze, i regnanti concedevano qualcosa al popolo. In questa lettera  i funzionari fiorentini  chiedono al Comune di Marradi i nomi dei contribuenti che non hanno versato la tassa per la costruzione delle strade Bolognese, Pisana e Aretina, perché evidentemente a costoro non toccheranno le elargizioni che il Governo si appresta a fare per il lieto evento. Ricordiamoci che i Lorena erano dei tedeschi. 


Febbraio 1761   
Non cercate scuse

Il Vescovo di Faenza al signor Capitano di Marradi


Avendo Benedetto XIV in una sua Costituzione stabilito che la scarsezza di cibi Quaresimali non possa essere scusa sufficiente a dispensare una intera Comunità dall’ osservanza del digiuno, non può darsi a me campo di soddisfare le istanze da lei prodottemi, per parte di codesto Pubblico con le suddette cause per la dispensa e auguro io pertanto altre occasioni, che mi possano dar modo di servire la di lei persona e codesti signori le rappresentanze de’ quali n’ha che udire. E con vera cordialità e stima mi segno.      Il Vescovo   Faenza 11 febbraio 1761


1762   Le richieste 
di impiego



1) Il maestro di scuola
Eccellentissimo Signor Cancelliere e Rappresentanti della Terra di Marradi, volse Giuseppe Mirri, benefiziario della Città di Imola, servo umilissimo delle Signorie Loro Illustrissime, riverente a Voi espone come a tenore della Notificazione affissa per questa scuola vacante sarebbe in stato di accudire l’Uffizio di Maestro, esercitando anche di presente un tale Uffizio nella sua città e perciò supplica la bontà Loro per essere ammesso al Partito.       Che della grazia   …   Deus  7   7bre  1762
2) Il dottore
Giuseppe Ricci Fiorentino Dottor di Medicina avendo inteso esser vacante il posto di medico per codesta inclita Comunità, perciò umilmente supplica la Vostra Signoria Eccellentissima, che mentre saranno affissi quegli editti che sogliono pubblicarsi in simili occasioni, voglia aver la bontà di iscrivere il di Lui nome alla nota dei concorrenti, protestandosi frattanto, che per tal favore resterà a V.S. Ecc.ma estremamente obbligato. Medico Giuseppe Ricci, quegli che è sopra, di mano propria.

3) Il prete
Domanda a V.S. Ecc.mo Cancelliere per Sua Altezza Reale di Marradi e Palazzuolo il sacerdote Cristoforo del fu Francesco Antonio Filipponi di Palazzuolo al presente Curato di Anime della chiesa di Santa Maria a Sommorio, Stato Pontifizio, le riferisce essere venuta a sua extragiudiziale notizia di essere rimasta vacante la Chiesa Curata di  San Lorenzo a vivaio, Capitanato di Palazzuolo, di iuspatronato del popolo,  per la morte seguita il dì 16 settembre 1767 del sacerdote Giannantonio Filipponi, ultimo, e immediato Rettore della medesima, che perciò fa istanza per essere messo in nota con gli altri Concorrenti  detta Chiesa.


Agosto 1765   
Una lite in famiglia per la strada di Imo il Borgo

Molto Maggiore nostro Capitano

Sebbene codesto Giusdicente con la sua replica ci apparisca che a forma delle nostre sentenze del 27 dicembre 1764 da Pietro Carloni di codesto luogo sia stata rimessa in pristinum la strada comunale da esso devastata in località detta Imo il Borgo e che dalla via pubblica della Maestà conduce al podere di Valconte; non ostante Domenico Carloni, querelante in causa, con suo ricorso, ci suppone che ciò non sussiste. Vi incarichiamo pertanto di verificare se detta strada sia stata o no rimessa nel suo primiero stato sentiti i Rappresentanti codesta Comunità e chiunque altro occorra; eseguite, rispondete e vi preghiamo dal Signore ogni bene. 
Dal Magistrato nostro    9 agosto 1765   Gli Uffiziali de’ fiumi della città di Firenze

Risposta: Illustrissimi La strada comunale per cui si querelò Domenico Carloni contro Pietro Carloni devastatore in località detta Imo il Borgo che dalla via pubblica va alla Maestà è stata rimessa …



Febbraio 1766 
 Sospetti di contrabbando del sale


Illustrissimi Signori

La continua pertinacia di questo Canoviere del Sale nell’abusarsi delle grate ammonizioni fatteli dalle Signorie Illustrissime per non dar più luogo ai ricorsi per la di lui amministrazione mi costringe nuovamente a infastidire la Loro sofferenza con la presente dicendole come il medesimo persiste a tenere la botte del sale nella solita stanza terrena sopra il condotto dell’ acqua la quale stanza tiene sempre serrata prendendo il lume da una piccola grata di ferro esistente nell’ imposta della bottega, quale mai apre, e mai vi penetra l’aria, avendo la stanza l’ingresso per di dentro alla di lui abitazione, il che resta in pregiudizio dei compratori reclamando sempre che invece di sale comprano l’acqua, tenendo ancora la sacca del sale nell’ istesso pavimento a terreno che è lastricato, ed assai umido, cose che danno luogo a questi Comuni di provvedersi di sale forestiero conforme. Le Signorie Illustrissime vedono dalle tante trasgressioni che seguono in queste parti un grave pregiudizio all’ Ufficio del Sale. Io dubito poi che le descrizioni non possino essere state fatte con tutta l’esattezza che si richiede e credo possi esservi stati dei maneggi per far comparire meno persone di quelle che effettivamente sieno perché se fossero tutti descritti e dal canoviere non fossero cancellate, le trasgressioni non seguirebbero e non si comprerebbe altro sale se non quello della Canova ed essendo il sale, da cucina, da bestiame, da cacio, credo che anche qui vi sia una rilevante mancanza.
Mi fa lecito assicurarle che vi è una reciproca intelligenza di maneggi fra persone abitanti in queste adiacenti parti essendo amici intrinseci e di tutti i tempi frequentano la sua osteria perché il medesimo è Officiale Pubblico e questo pure ridonda in pregiudizio degli altri nelle levate del sale a chi ne descrive di meno dopo averlo levato, a chi ne descrive in portata senza esserne stato levato punto volendo inserire che chi resta troppo aggravato e chi alleggerito e so di certa scienza che questi ricorsi furono fatti al signor Cancelliere che abita a Marradi, e questo seguì in occasione che venne qua per suoi affari avendo il medesimo risposto che se queste cose gli fossero prima venute alle orecchie non avrebbe cooperato a di lui favore per la conferma restandone ora pieno di rossore vedendo deluso anch’ esso per non essere seguita veruna ammenda.
Dandomi l’onore di farle umilissima e approfondita istanza, le resto.

1766   Le lamentele dell’esattore delle tasse.

Chi può lamentarsi se un Sovrano, con generosità, per motu proprio come si diceva allora, concede un condono sulle tasse? L’esattore naturalmente, che avendo l’appalto della riscossione vede svanire il guadagno ma gli restano gli importi da pagare al Camarlingo del Comune (al contabile) fissati al momento del rilascio della sua patente … ma come? … e ora come faccio?  …  Mi inginocchio alla clemenza vostra … Leggiamo:



Gaetano del fu Giovanni Sartoni di Marradi umilissimo servo e suddito della A.V.R. (Altezza Vostra Reale) con ogni umile ossequio gli espone come essendo l’oratore proventuario dei proventi del pedaggio, piazza, casella del Capitanato di Marradi per i quali è obbligato a pagare al camarlingo di questa Comunità circa quaranta scudi e non potendo di presente ritirare cosa alcuna, com’era solito, dai baratti e dai contrabbandieri, com’era solito, atteso l’indulto dalla A.V.R concesso per l’introduzione ed esenzione dalle grasce di macina, e trovandosi questo povero supplicante ora forzato da questo medesimo Camarlingo a corrisponderli, né potendo per tal causa contribuire né esimersi dall’esecuzione che lo sovrasta, genuflesso ai piedi dell’innata clemenza e somma carità della A.V.R. sempre dimostrata verso i suoi sudditi, supplica volersi degnare di ordinare la sospensione dell’esecuzione che per tal causa sovrasta l’oratore e che le sia fatto un deciso e doveroso defalco, come ancora è successo al Proventuario di Modigliana, al Proventuario della Rocca San Casciana e a quello di Castrocaro.

Per la Grazia che manda Dio   Io Orazio Bini per il supplicante affermo e supplico di mano propria.


Dicembre 1766    
A Campigno 
la chiesa è decrepita

Magnifico nostro

In risposta alla vostra del 12 istanza circa i rifacimenti necessari alla chiesa di San Domenico di Campigno, vi diciamo che se i Popolani Padroni di essa non sono in stato di poter in quest’anno supplire a detti rifacimenti, sarà necessario nondimeno che procuriate intanto di far assestare i tetti di detta chiesa, acciò non rovini, con pensare a qualche provvisionale compenso, e vedere se possano scovarsi assegnamenti per fare i convenienti rifacimenti, o trovare alcuno che intraprendesse a farli e che si contentasse di essere però rimborsato alla futura raccolta; che è quanto, e Dio vi guardi.    Firenze, 20 settembre 1776

Quante possibilità c’erano di trovare qualcuno che a Campigno facesse i lavori a credito fidando su un rimborso a venire? La risposta è qui di seguito.

Maggio 1767   
A Campigno c’è la carestia

Magnifico nostro … Rispetto poi alle urgenze che dite essere nel Comune di Campigno vedete di regolarvi presentemente coll’ elemosine da farsi in modo che alcuno non perisca dallo stento con operarsi tutto con onore, via coscienza giacché non può sapersi quale possa essere la resoluzione sopra il Memoriale del Popolo di detto Comune; eseguite dunque con aver in vista l’interesse più che sia possibile di codesta Comunità; e Dio vi guardi.         Firenze 14 maggio 1767




Dicembre 1767  
I debiti dell’ Arciprete

Illustrissimi Signori de’ Nove 
(era un Tribunale)

Giuseppe del fu Sallustio Salaroli umilissimo servo delle Signorie Illustrissime abitante in Marradi, le rappresenta che fino all’anno 1766 somministrava al prete Vincenzo Màa ... (?) arcimaestro di questa Comunità, pane, biancheria e altro a uso di detto Arciprete componente la somma e quantità di lire centoventi circa, e avendo l’oratore più volte rinviato e fatto richiedere al signor Arci tali mercedi ma avendo fin qui potuto ritirare cosa alcuna, quindi è che abbia stimato più espediente ricorrere alle Signorie Illustrissime acciò si vogliano degnare di ordinare al Signor Cancelliere di questa Terra di tirarsi in proprie mani quel tanto di che l’oratore va creditore da detto Arciprete.

Per la Grazia che Dio manda     Io Giuseppe Salaroli supplicante, di mano propria   13 Xbre 1767


Aprile 1768 
I messi e i cavallari


Molto Illustre ed eccellente Capitano
Avendo fatto l’esperienza conoscere che i Messi e i Cavallari sono poco attenti ai  doveri del loro Impiego, e che una delle cause del Loro trascurato servizio è l’andare tutto il giorno vagando e lasciare in abbandono i loro rispettivi vetturali in pregiudizio del Pubblico e del Privato con il differire l’esecuzione delle notificazioni commesseli; e volendo rimediale a un tal disordine le ordino di aver subito a sé tutti i Messi, e Cavallari, che risiedono nelle Comunità di detta Cancelleria, e gli ordinerà in mio nome, che in avvenire avessero di non partirsi dal loro impiego senza averne avuta da me la presente licenza, la quale dovranno domandarmi per mezzo di Vostra Signoria; altrimenti saranno licenziati dal loro Ministero senza speranza di più ritornarvi e poiché vi sono i Messi e i Cavallari del contado che devono ogni sei mesi venire al Sindacato a render conto ai Tribunali di Firenze di aver eseguito le poste e le notificazioni commesseli ed a ritirare il Loro Salario  da questa Casa de’ Signori Nove e questo serve loro per scusa per trattenervisi più tempo di quello che comporti un tal rendimento di conti nel quale possono al più impiegare otto giorni di tempo. Perciò ordinerà Loro che resta da me ai medesimi accordato il solo tempo di giorni otto e non più a trattenersi per adempiere si fatte incombenze. Spirati i quali dovranno recarsi immediatamente all’esercizio del Loro impiego. Vigilerà ella credo che resti ciò eseguito e in caso di contravvenzione me ne renderà informato, per poter prendere quei provvedimenti che crederò necessari. Mi mandi la ricevuta della presente, e resto.          Firenze 30 aprile 1768

Il 13 maggio 1768 ricevo … Il 24 corrente maggio feci notificare detta lettera …. 
Dal suo affidabilissimo servo Giovan Battista Nelli Capitano



Luglio 1768  
Non mi rompere 
le scatole

Molto Illustre ed eccellente
Signor Capitano

Comprendo dalla lettera da Voi scrittami nel mese di luglio corrente che Ella da che esercita la professione di Cancelliere sottoposto a questo Tribunale de’ Nove non ha capito ciò che sia l’impiego di soprasindaco, perché avendole data permissione di portarsi a suo talento e quando più le piaceva a questa Dominante in conformità della richiesta fattami, nuovamente torna ad inquietarmi per ottenerla, quando già gliela avevo concessa. Le dirò pertanto che io non ho tempo da perdere inutilmente e perciò se in avvenire mi scriverà lettere così inconcludenti, Ella sarà sicuro di non ricevere da me risposta, e resto.            Firenze, 23 luglio 1768


Per approfondire, nel tematico alla voce “Storia ‘700”
ci sono questi articoli:

Periodo della Reggenza Lorenese
1735 L’ultimo granduca 07.12.2016        1744 I soldati del principe di Lobkowitz 27.10.2017
Primi anni del governo leopoldino
1774 La riforma dei comuni 10.10.2013      1785 La confisca dei beni della chiesa 14.11.2017


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