Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 24 giugno 2021

Le stelle dell'Orsa Maggiore

Una occhiata a una costellazione 
molto importante
ricerca di Claudio Mercatali


L'Orsa Maggiore (sul dorso e nella coda dell' animale) nel Catalogo Uranometria (1603).


Questa è una costellazione famosa e tutti l’hanno sentita rammentare. La sua posizione è a nord e quindi per vederla bisogna guardare a settentrione. Assomiglia a un carro da buoi o a un mestolo o al carrello del supermercato. Gli antichi romani la chiamavano Grande Carro perché le sue sette stelle disegnano il profilo del carro trainato dai triones, dai pazienti bovi. Da questo viene la nostra parola settentrione, che indica il nord.



Karl Philips Spierincks: Giove e Callisto

Allora perché i Greci la chiamarono Orsa Maggiore? Secondo la mitologia Giove si era invaghito della ninfa Callistòs (= bellissima) e Giunone era gelosa e la cercava per ucciderla. Quando lei era in pericolo Giove la tramutava in un’orsa, e così la confondeva con gli altri animali della foresta delle ninfe. Però Giunone si rivolse a Diana, la dea della caccia, che non poteva essere ingannata con questo trucchetto, e lei la trovò e la uccise. Giove per ricordarsela sempre la proiettò nel cielo in mezzo a un gruppetto di sette stelle che non tramontano mai e sono appunto quelle dell'Orsa Maggiore, che noi abbiamo la comodità di vedere in ogni mese dell’anno.

La scienza ci riporta con i piedi per terra e ci dice che questa costellazione, come tutte le altre, in realtà non esiste e le stelle sembrano disegnare una figura ma in realtà sono a diversa distanza rispetto a noi e quello che vediamo è solo un effetto della prospettiva.




Superiamo questa delusione e torniamo agli astronomi antichi, che diedero il nome ad ogni stella: secondo l’uso greco la prima, quella in fondo al carro, si chiama Alfa Ursae Maioris (Alfa dell’Orsa Maggiore) alla quale fanno seguito beta, gamma, delta, epsilon zeta, eta. Gli astronomi arabi dell’ anno Mille furono più eleganti e diedero ad ognuna un nome proprio: Alfa Ursae Maiors è Dubhe, beta è Fegda, e poi Merak, Megrez e Alioth. La penultima è Mizar, una stella doppia, cioè accompagnata da Alcor, una stellina lì vicino. Nel cielo terso del deserto, con l’aria secca e al buio completo chi riusciva a distinguere le due stelle aveva la vista perfetta. L’ultima è Alkaid, la timoniera, quella che sta alla barra dov’è aggiogato il bue, oppure al manico del carrello del supermercato, se avete preso a riferimento questo veicolo. La parola ha la stessa radice di Al Kaida, il nome dell’organizzazione terrorista araba che si propone appunto come guida per il mondo islamico.

Torniamo agli astronomi moderni: le indagini sulla natura della luce che ci mandano queste stelle, dicono che: 

Alioth (ε epsilon) è la più luminosa, di colore bianco.
Dubhe (α alfa) è gialla e si trova a 124 anni luce da noi.
Alkaid (η eta) è azzurra, a 101 anni luce da noi.
Mizar (ζ teta) è bianca e fa coppia con Alcor.
Merak (β beta) è bianco - azzurra.
Fegda (γ gamma) è bianco - azzurra.
Megrez (δ delta) è bianca, la meno luminosa.

Così apprendiamo che le stelle possono avere diversi colori, sono più o meno calde, più o meno giovani e più o meno lontane.


Queste quattro caratteristiche non si colgono ad occhio nudo e gli antichi, greci o arabi, considerarono le stelle sempre bianche, anche se più o meno brillanti. Per tutti loro l’Orsa Maggiore serviva a trovare il nord, per navigare o per spostarsi nel deserto. La stella Polare fa parte dell’Orsa Minore, una costellazione vicina e poco evidente. E’una stellina qualsiasi e per trovarla bisogna immaginare di unire con un segmento Merak con Dubhe e di prolungarlo quattro o cinque volte. In questo modo si attraversa una porzione di cielo dove non ci sono stelle evidenti e la prima che si incontra è la Polare. 


La sua posizione è fondamentale, perché si trova nel prolungamento dell’asse terrestre e quindi è sempre nella stessa posizione ad ogni ora della notte. Invece tutte le altre stelle percorrono un cerchio più o meno ampio. Così ad una certa ora l’Orsa Maggiore può avere la posizione di un mestolo appoggiato su un tavolo, oppure appeso a una parete o a rovescio.

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