Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

martedì 12 settembre 2023

1897 Una dedica per Attilio Bandini che si sposa

Dai suoi amici Giovanni
e Torquato Campana


Ricerca di Claudio Mercatali
e Piermassimo Spagli



I Nuzialia erano dei libricini stampati in ridotte tirature (in genere dalle 50 alle 300 copie) che nei secoli scorsi si dedicavano agli sposi in occasione delle loro nozze, facendone dono agli amici e alle loro famiglie. Spesso erano delle piccole ricerche storiche, ma erano frequenti anche i sonetti e le poesie adatte alla circostanza, accompagnate da lettere augurali. Nel XVI e XVII Secolo erano riservati ai regnanti, in seguito all’alta aristocrazia e nel XIX secolo divennero una consuetudine anche nell’alta borghesia (professionisti, accademici universitari, militari, proprietari terrieri, funzionari pubblici). Ai primi del '900 erano ancora assai in voga.



Questa abitudine era in auge anche a Marradi e ci sono tanti opuscoletti celebrativi anche per battesimi, vestizioni monacali, sacerdotali e altro. Due di questi libelli sono mostrati qui accanto. Era una abitudine dei Signori, perché i popolani avevano altro da pensare e comunque i più non avevano soldi da spendere in questo modo.

Ora ci interessa un Nuzialia del 1897 dedicato in occasione delle sue nozze all’ avvocato Attilio Bandini, proprietario della attuale villa Ceroni, che poi dal 1903 al 1907 fu sindaco. 

Glielo dedicano i maestri Giovanni e Torquato Campana, rispettivamente padre e zio del Poeta. 




E’ una biografia di Celestino Bianchi, marradese illustre, che fu deputato per tante legislature e direttore del quotidiano  La Nazione.  Leggiamo:




Clicca sulle immagini
per avere una comoda lettura



































Ai primi del Novecento a Marradi c’era una discreta attività tipografica. Questo opuscoletto fu stampato nell’Officina dei fratelli Neri, ma c’erano anche le tipografie Toccafondi e Ravagli , che stampò i Canti Orfici.

La stampa commissionata dai fratelli Campana fu eseguita in ottavo, cioè disponendo le lastre che imprimevano l’inchiostro in modo da stampare otto pagine in recto folio e otto a retro folio. Questo per sfruttare al massimo la carta. La tecnica si capisce meglio con una illustrazione come questa qui accanto.






Anche i Canti Orfici sono impressi in ottavo e siccome il volumetto conta 174 fogli + 2 bianchi finali il bravo stampatore Bruno Ravagli impiegò 176 / 8 = 22 ottavi di stampa, cioè 22 fogli pieni di poesie e prose davanti e di dietro. Poi negli anni Sessanta cominciarono le stampe offset e in rotocalco e questo metodo fu usato di meno.


Nessun commento:

Posta un commento