di Giovanni Battista Pieratti
Ricerca di Claudio Mercatali
Il granduca Ferdinando II avuta notizia di un terremoto nella Romagna Toscana, mandò l’arch. G.B. Pieratti a fare un sopralluogo, in ognuno dei paesi devastati. Questa che segue è la sua relazione:
A dì 28 Marzo 1661
Ci partimmo di Firenze per arrivare in Romagna per veder le rovine, cagionate dal terremoto. Non sentimmo niente di rovina insino à San Godenzo, dove era rovinato un camino, e fatto alcune fessure nella chiesa metropolitana di non troppa considerazione, e con grande spavento de’ popoli. E di lì arrivammo a Castel dell’ Alpe dove era rovinato la chiesa più di mezza, e tre case del medesimo luogo similmente rovinate, et il restante delle case non si potevano abitare, et i popoli dormivano alla campagna.
Arrivammo poi à Premilcuore e vedemmo nel castello la rocca che minacciava rovina, e si era aperta in grado, che non credo si possa fare di meno di scapezzarla a una parte, acciò non faccia rovinare alcune case contigue, e fui pregato add’ arrivare alla chiesa della parrocchia per vedere quello avrei fatto, perché non rovinasse; gli dissi che facessero due catene, e lui dette ordine di comprare i ferramenti che vi bisognavano, et alcune case di detto luogo avevano patito.
A Santa Sofia trovammo la pieve rovinata, dove io ne ho levata la pianta come è grande, et insieme la spesa che ci vuole a rassettarla. E tutte le case di detto castello la maggior parte rovinate e crepate dentro à segno tale che pochissimo si possono abitare, e la rocca di detto castello si è aperta e crepata in grado che se rovinasse cadrebbe addosso ad alcune case contigue e farebbe moltissimo danno, e ci è morto otto persone, e molti feriti da dette rovine, e tutti i popoli abitano alla campagna. E di qui arrivai ad’ un luogo detto Pianetto, dove trovai, che la chiesa parrocchiale era scoperta in più luoghi, e non si poteva ufiziare, e stava serrata perché non seguisse maggior danno ai popoli, e così ne levai la pianta, e considerai la spesa. E contiguo alla medesima chiesa ci è un convento de Padri Francescani dove la lor chiesa patisce e minaccia rovina, e particolarmente il coro è di considerazione e vuol rovinare, e perciò ne levai la pianta, e la spesa che ci voleva a rassettarlo. Et il convento di detti Padri ha molte stanze aperte, e cinque stanze rovinate del medesimo convento, e tutte le case, che si ritrovano in questo luogo sono rovinate dentro in modo, che non vi si puole stare. E poco lontano a Pianetto, ci è un luogo detto il Mercatale, dove sono parecchie case, che sono rovinate in maniera, che non visi abita, e ci è morto in questi luoghi da 26 persone, e molti feriti, e tutti i popoli di questi luoghi dormono alla campagna.
Sono arrivato alla terra di Galeata dove trovai la chiesa della parrocchia cattedrale rovinata à un segno che da una parete della chiesa in poi è spiantato affatto, e ne disegnai la pianta e considerai la spesa che è di considerazione; e tutte le case di detto luogo sono in terra la maggi r parte e le altre case stanno in grado, che ci vuole della spesa à poterle abitare. E per non vi esser maestranze da poterle puntellare, gli detti animo che li puntellassero, e così in due volte che ci sono stato hanno rimediato à molti pericoli che sarebbono accaduti, e n’è morti in detto luogo tra dentro e fuori 51 e molti feriti, e detti popoli dormono in campagna.
Mi sono trasferito poi alla Rocca à San Casciano dove trovai la chiesa cattedrale rovinata, e ne levai la pianta per considerar la spesa siccome ancora per rassettare il luogo dove abita il Podestà e la torretta dove stà l’oriuolo per considerar la spesa. In quanto alle case della terra sono rovinate à segno che non si può camminar per le strade e nessuna di quelle case restate non si può abitarle senza resarcirle, e detti popoli dormono parte in piazza, e parte alla campagna, e dicono ne sia morti34 e cinque dicono non si sieno ancor trovati.
E dalla Rocca arrivai à Portico dove trovai la chiesa cattedrale scoperta in modo che non si puole ufizziare, e considerai la spesa, sì come ancora il palazzo del Podestà, e la torretta dove stava l’ oriuolo è cascata più di mezza, et ancora la fortezza del castello è mezza rovinata e bisognerà scapezzarla, et una parte di case rovinate di dentro, che hanno di bisogno di rassettare à volerle abitare, e qui non si dorme alla campagna.
Arrivai ancora à Terdozzio, dove trovai la chiesa cattedrale rovinata quasi affatto, e ne levai la pianta per considerar la spesa. Sì come ancora il convento delle Monache dell’Annunziata in detto luogo, e ne levai la pianta. Et il palazzo del Podestà è in malissimo grado, una parete di detto palazzo su la strada Maestra che vuole sbonzolare, e si è fatta puntellare acciò non segua maggior danno, e moltissime case hanno bisogno di restaurare à volerle abitare, et è morto solo una donna in dette rovine di questo luogo.
E dopo arrivai à Modigliana, dovesi è trovato la cattedrale in maniera, che non ci è rovine, e cisi puole uffizziare, e non ci è danno di considerazione. È ben vero che il mastio della fortezza è scoperto, et è rovinata quasi tutta la coperta, e lo hò visitato su luogo, et ò considerato la spesa, come anco altre particolarità di detta fortezza.
A Marradi poi ò trovato la cattedrale di questo luogo, che hanno puntellato una parte di detta chiesa, che è in sù la strada Maestra, che rovinerebbe al sicuro se non l’avessero aiutata con i puntelli, sì come ancora il tetto delle navate piccole laterali si sono lontanate in maniera che non si può far di meno di rassettarle, à voler che si abiti detta chiesa, e considerata la spesa; sì come ancora il palazzo del Capitano ci è di bisogno resarcire una parete dell’oriuolo, et altre stanze di maniera, che bisogna restaurarle di nuovo, e molte fessure che riescano nelle prigioni di detto palazzo, e nelle case poi ci è pochissimo danno.
A Palazzolo poi, stante la pioggia non ci sono arrivato; è ben vero che il signore Cancelliere dice esserci di bisogno di rassettare la cancelleria, et ancora alcune cose dentro il palazzo, che son di necessità. Questo è quanto mi occorre dire per la visita di Romagna. È ben vero che le case del contado di tutti questi luoghi sono tutte per terra. E questo è quanto occorre dire.
Umilissimo et devotissimo di V.S. Ill.ma Giovanni Battista Pieratti
A Marradi è’ rimasto qualche ricordo di questo sisma, uno dei più gravi mai capitati in questa zona? Si, ce ne sono diversi.
Il più facile da trovare è nella relazione dell’ architetto Fallani che nel 1780 presentò un progetto per rifare la chiesa arcipretale di San Lorenzo. Da lui sappiamo che l’edificio danneggiato nel 1661 venne rinforzato alla meglio accumulando terra a fianco dei muri sbilenchi, lungo la strada, che era sullo stesso tracciato di quella odierna. Rimase così per 120 anni perché non c’erano i soldi per far di meglio. Nel progetto dell’architetto c’è anche un disegno della facciata della chiesa antica, con i muri piegati. Nel 1780 l’edificio non era recuperabile e fu demolito per far posto alla chiesa attuale.
Sul fianco della chiesetta di San Martino in collina, al confine con Tredozio, il parroco don Vincenzo Vespignani pose una lapide a ricordo dei lavori di riparazione che lui aveva fatto a sue spese.
Nelle due qui accanto gli Uffici di Governo di Terra del Sole (dove allora c’era il Delegato granducale) sollecitano il pagamento delle tasse e il Cancelliere di Marradi chiede un rinvio perché in cassa non c’è un soldo a causa del terremoto …
Come dice l'architetto Pieratti nella sua relazione Modigliana e Marradi furono i due paesi meno colpiti dal sisma, almeno in termini di morti e di sfollati. Per questo in ambedue i paesi venne fatto un ex voto alla Madonna che stabiliva una processione solenne ogni anno il 22 marzo, giorno del terremoto. A Marradi si teneva ancora nel 1873, come risulta da questo permesso richiesto dal cappellano della chiesa arcipretale (in quel tempo le processioni dovevano essere autorizzate). Erano passati 212 anni e quasi nessuno si ricordava più del voto del 1661 ma il terremoto qui da noi è un evento che si ripete e la gente accetta volentieri una benedizione, anche se ormai sappiamo che lascia il tempo che trova.
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