Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 4 febbraio 2013

Un trekking a Monte Colombo



il monte che sovrasta
Marradi
di Claudio Mercatali







La bocchetta delle Fosse


Questa montagna, che incombe letteralmente sul paese, per tanti secoli è stata coltivata a vigna, fino in cima. Con un lavoro trasmesso di padre in figlio la pendice era stata sistemata a furia di muretti, e dietro a ognuno c'era un campetto. Ora il bosco ha preso il sopravvento, ma se si guarda attentamente dal paese i segni di questi terrazzamenti esasperati si vedono ancora. Forse è proprio da questo che viene il nome Marradi, che vuol dire lavorato con la marra, con lo zappetto.
Monte Colombo è grande e il versante che guarda il paese si estende dal fosso di Collecchio fino al lago dell'Annunziata, cioè per quasi due chilometri ed è tutto a solame, rivolto esattamente a est. Il versante che percorrerò oggi è invece quello a nord ovest, quasi tutto nel bacino del fosso di Collecchio.

Per un trekking piacevole, poco impegnativo, si può prendere il pulmino per Palazzuolo, che parte dalla stazione di Marradi alle 8.00 o alle 15,00 e scendere quasi al valico di S.Ilario, all'imbocco della strada per la Piegna. Il biglietto costa 1 euro e l'autista darà tutte le indicazioni del caso.
La strada della Piegna è una campestre in piano, che dopo qualche centinaio di metri porta alla bocchetta delle Fosse, un crinale dal quale si vede il Castellone. Qui ci sono tre strade e la mia è quella di sinistra. A destra si va alla cava della Piegna e se si scende si arriva al Castellone, con un bel trekking che è nell'archivio di questo blog alla data 6 febbraio 2012.

Il panorama è bello, perché il sito è alto, di crinale e completamente aperto verso sud. Si vede tutta la valle di Campigno e il Lavane con la cima coperta dalle nuvole.


 

Il panorama dalla strada
per il podere Monte Colombo


Ieri è nevicato, qui c'è uno spessore di trenta centimetri di neve pesante e un po' acquosa, perché il vento si è voltato a scirocco, come si vede dal cielo.
Nel dialetto locale si dice che una neve fatta così è "dùica" e si cammina bene anche senza ciaspole, però servono le ghette, perché non è ghiacciata e bagna parecchio.

La casa del podere Monte Colombo marca il punto più alto di oggi e ora non rimane che scendere verso I Ronchi.

Si cambia direzione e devo rinunciare alla vista del Lavane e del Castellone, che mi ha fatto compagnia fino qui.

In compenso entro in una zona di castagneti secolari e bellissimi. Girare nei castagneti innevati è gustosissimo, perché sono tutti a bacino e la neve è più consistente. Gli stradelli lungo il bosco non si vedono e si deve andare un po' a occhio, il che significa che è inevitabile finire ogni tanto distesi.
Il vento di scirocco stacca la neve dai rami ed è quasi inevitabile anche la cosiddetta "scuffia" cioè il ritrovarsi con la neve nel collo.




Chi ha passione per la fotografia trova senz'altro dei bei soggetti, perché i contorcimenti dei castagni innevati fanno un bell' effetto.


 
Ora sono bagnato fradicio. La regola generale in questi casi dice che bisogna fermarsi subito e cambiare i vestiti sudati ma la mia casa è qui a due chilometri e posso arrivare anche così, se cammino svelto.



Passo dai Capitelli, dal Ponte di Collecchio, da Vosciaròla e dalla chiesina della Cappellina, che è alle porte del paese. Ho camminato per sei o sette chilometri, il giusto per me, e ho fatto un bel  trekking e un buon safari fotografico.



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se le vuoi ingrandire








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