Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 23 ottobre 2014

Vitaliano Mercatali

Ricordi d' infanzia e degli anni della guerra...
ricerca di Luisa Calderoni    ( Prima parte )

La celebrazione del settantesimo anniversario della liberazione di Marradi, avvenuta il 25 settembre 1944, ha fatto riaffiorare molti ricordi ed emozioni tra coloro che in quegli anni c'erano. Questi ricordi sono testimonianze preziose sulla nostra storia recente che non devono andare perduti. Sono come tante tessere di un grande puzzle che, una volta riunite, ci forniscono dettagli, particolari e storie inedite di una più grande pagina di Storia cui tutti apparteniamo, da cui tutti noi deriviamo.

Trascriviamo con grande interesse i ricordi di Vitaliano Mercatali.  Già noto ai lettori del blog, Vitaliano è l'autore di numerosi plastici che ci permettono di farci un'idea delle trasformazioni  di Marradi nel corso dei secoli e dei danni irreparabili che la guerra e il passaggio del fronte hanno arrecato alla nostra comunità.

Vitaliano è nato a Marradi nel 1932. I suoi primi ricordi risalgono ai tempi in cui frequentava l'Asilo Scalini di cui, in particolare, rammenta i piccoli tavoli  su cui mangiavano i bambini e che erano forniti  di  buchi in cui venivano  inserite le tazze di alluminio per impedire che si rovesciassero....



Da sinistra Vitaliano, il padre Fortunato, il cuginetto Enzo Mercatali con  il padre Amedeo. Da notare nello sfondo, il distributore di benzina di Aristodemo, che nel locale retrostante, aveva un servizio pubblico con ben 4 automobili.


Una  parte molto  interessante delle sue memorie anteguerra riguarda il periodo in cui i suoi genitori, insieme a Bombacci e Giuseppe Meucci , presero in gestione il  teatro degli Animosi.

In quegli anni il Teatro era sede del Dopolavoro Fascista che era subentrato alla disciolta Accademia degli Animosi, fondatrice del teatro stesso. I  tre soci pensarono bene di utilizzarne l'elegante platea come sala per  proiezioni cinematografiche, in concorrenza con il Cinema della Stazione. La biglietteria e i borderò erano affidati alla zia materna, Dina Montevecchi. L'attività che prevedeva una durata di 9 anni, si interruppe dopo sei a causa della  guerra....

Erano anni di grande attrattiva per il cinema e il teatro era sempre pieno. Infatti di una stessa pellicola venivano fatte ben 5 rappresentazioni: il sabato sera, la domenica al pomeriggio e sera e così anche il lunedì che,  essendo giorno di mercato, attirava tanta gente a Marradi. Ma la gente veniva anche da molto lontano, anche da San Cassiano e da Fognano, in bicicletta, per vedere quei film sonori e in Cinema Scope,  sempre preceduti dai cosiddetti " Film Luce" attraverso i quali il Regime propagandava i suoi successi politici e militari. Questi filmati  trionfalistici  erano una delle poche  fonti di informazione sull'andamento della guerra ma  non tutto poteva essere censurato o nascosto dal  Regime. Infatti nel paese vi erano alcuni apparecchi radio e chi poteva la ascoltava con regolarità, come faceva  la famiglia Mercatali che, la sera,  utilizzava una radio a galena collocata su un piatto nel centro della tavola, per ascoltare le notizie, certamente più veritiere, trasmesse da  Radio Londra.
Tornando al teatro, Vitaliano ricorda che inizialmente la cabina di proiezione era esterna e   collocata sul retro dell'edificio dalla parte della Torre. Ad  essa si accedeva con una scaletta esterna che fu rimossa solo durante i grandi lavori di restauro effettuati dall'Impresa Scalini. La cabina fu poi ricavata nel palco centrale del Teatro, opportunamente chiuso, utilizzando anche parte del retrostante corridoio proprio di fronte alla Sala Mokambo.Il teatro durante le proiezioni era così pieno che Vitaliano e suo cugino Enzo Mercatali, per vedere il film, andavano sul voltone e alzavano le botole oppure si mettevano dietro il telone vedendo il film a rovescio. I due ragazzini, vivaci ed esuberanti, dal loggione  si divertivano a scaricare l'acqua dei sifoni da selz sul pubblico seduto fitto fitto in platea, col rischio di provocare un pericoloso fuggi fuggi...In particolare Vitaliano che aiutava a riavvolgere e le pellicole  e aveva imparato anche a proiettare i film, a volte, in presenza di un raro film osé,  ne ritagliava alcuni fotogrammi da rivendere o scambiare con gli amici. Scene queste che ricordano molto quelle di "Nuovo cinema Paradiso"...

Vitaliano era un bambino molto curioso, vivace e desideroso di imparare ogni mestiere: così di volta in volta  lavorò  come falegname, imbianchino, muratore, idraulico acquisendo tante abilità che gli son  tornate utili nella sua vita di adulto. Della scuola ricorda la somministrazione quotidiana dell' olio di fegato di merluzzo accompagnato da una zolletta di zucchero per mitigarne il disgustoso sapore. In barba all'igiene l'olio veniva servito agli scolari utilizzando per tutti lo stesso cucchiaio....



Il piccolo Vitaliano in Piazza Scalelle a Marradi, con la tuta da lavoro

La scuola aveva cambiato spesso sede, da Villa Ersilla al Palazzo Torriani. Negli anni della guerra gli alunni erano invitati a levare un pò di lana dai materassi per donarla alla patria che ne avrebbe ricavato il tessuto per le divise dei soldati.  Così i ragazzini, all'insaputa dei genitori, sfilavano la lana e la consegnavano ai maestri.  Vitaliano tornò  nella scuola vera e propria solo dopo la fine della guerra. La scuola,  dove si separava il fondo di ottone dal rame delle mezzine per donarlo alla patria, in tempo di guerra era   stata trasformata in ospedale con tanto di croce rossa dipinta sul tetto.
Di bello, durante gli anni della scuola di  guerra, Vitaliano ricorda il suono degli allarmi  annunciati dalla sirena del Comune, segnale di pericolo ma anche di via libera per tornare di corsa a casa.
I racconti di Vitaliano, delle sue marachelle, degli scherzi bonari e a volte anche pericolosi,  ci trasmettono l'immagine di un paese in cui i ragazzini si potevano muovere liberamente e in cui essi erano veramente padroni del territorio. La piazza Scalelle era il luogo dei giochi dei bambini del centro del paese,  mentre l'accesso ai pozzi del fiume era regolamentato da un codice non scritto: la gente di Jummarè andava nella Lontria o al pozzo Murolo, i piazzaioli nella Concia, quelli degli Archiroli alla Giuglina Ogni gruppo    aveva il proprio pozzo in cui tuffarsi, il proprio sasso su cui prendere il sole, il proprio spazio per pescare....

In estate i ragazzi frequentavano le Colonie Elioterapiche. Nel nostro territorio ce n'erano due, una per i più grandi a Casalino vicino a Sant'Adriano, e una per i più piccoli, tra cui Vitaliano, a Villa Ersilia. Vitaliano ci andava  volentieri, così come tanti altri ragazzini,  perché gli piaceva tutto il cerimoniale dell'alza bandiera alla presenta dei due piantoni di guardia ai lati del cancello della Villa. La cerimonia dell'alza bandiera era accompagnata dal rullo  dei tamburi suonati da Giuseppe Caldani e Antonio Triberti.  E poi a Villa Ersilia si mangiava benissimo. Le verdure venivano dal vicino Vivaio Forestale e gli altri alimenti  dalle campagne limitrofe, tutto nel pieno rispetto del regime autarchico del tempo. La giornata iniziava con una buona colazione a base di pane e latte, seguita da un buon pranzo e da una sana e gustosa  merenda con pane e marmellata. E poi tutti a casa. Ogni tanto i ragazzi facevano una bella doccia  con l'acqua che si era scaldata al sole in un grande vascone: prima le bambine e poi i maschi, tutti nudi in un allegra sarabanda, sotto gli occhi vigili del guardiano che minacciava con la cintura chi esitava a buttarsi nell'acqua non proprio calda.

                  

La colonia elioterapica di Villa Ersilia: Vialiano Mercatali è il terzo, in basso, da sinistra.Il gruppo è stato fotografato nella pista da ballo dell'adiacente Casa del Fascio, infatti i ragazzi sul retro sono seduti sulla balaustra della pista, utilizzata anche come pista da pattinaggio. Sullo sfondo si vede il muro perimetrale della villa Ersilia.


 Gli anni della guerra
 Il 25 aprile 1944  un apparecchio alleato precipitò vicino al Podere di Pian delle Fagge di proprietà di Arturo  Scalini. Vitaliano conosceva bene Arturo che  abitava   con la moglie Elvira  nel suo stesso palazzo in via Talenti.  I nipoti di Arturo, Libero e Carlino raccontarono al curiosissimo Vitaliano molti particolari del fatto: l'apparecchio trasportava forse  una decina di avieri di cui alcuni si erano gettati coi paracadute di seta bianca recuperati da Arturo, mentre altri, forse 5,erano morti e bruciati dentro la carlinga.
 I corpi degli avieri bruciati furono chiusi in alcuni sacchi, caricati sui muli e  portati nel cimitero di Lozzole. Coloro che sopravvissero all'incidente furono aiutati dagli sfollati e dagli abitanti di Lozzole.
Quando Vitaliano, dopo 50 anni,  si recò  sul posto dell'impatto c'erano ancora i resti dell'apparecchio  e lui  notò con stupore che i vetri dell'aereo erano in plexiglass e  la carlinga in Duralluminio e avvitata con brugole autofilettanti, materiali completamente sconosciuti in Italia al tempo della guerra.

 Il padre di Vitaliano, Fortunato,  faceva il pompiere ed era ben informato sull'andamento della guerra, sia perché vedeva i Film Luce sia perché ascoltava regolarmente Radio Londra.  Consapevole dell'aggravarsi della situazione, aveva fatto nascondere il figlio maggiore Mauro nel solaio della casa di via Talenti, sotto la legna e la carbonella per il focolare domestico.  Ben presto fece sfollare tutta la sua famiglia prima a Quera, sopra Biforco, e poi a  Monte Rotondo,  salvandola  dal fatidico bombardamento alleato del 6 giugno 1944.



Il Distaccamento dei Pompieri di Marradi, anno 1942: 
 il quarto da destra è Fortunato Mercatali, padre di Vitaliano

Nel frattempo anche  la macchina dei pompieri era stata portata a Monte Rotondo e mimetizzata con fascine e ramaglie per sottrarla alle razzie e ai  sabotaggi dei tedeschi.





Gli sfollati di Monte Rotondo e di Sgagnolo: in alto da sinistra Mario Visani padre di Norma e Marta, Iole Martelli, Vitaliano, Renzo Mughini, Emma Montevecchi, madre di Vitaliano, Carola, moglie del contadino. Nella fila di mezzo Mauro Mercatali, fratello di Vitaliano, Irma Martelli, Bice Visani, la nonna di Romina figlia della Piera dei Moratelli, Fortunato Mercatali, padre di Vitaliano. Sdraiate davanti: la contadina del podere Sgagnolo, Norma e Marta Visani, e Maria Farolfi. 


Da Monte Rotondo,  Fortunato, mentre si recava al Mulino Piani di Marradi per macinare 15 chili di grano, rimase ferito da una scheggia durante un  bombardamento del paese. Poiché a Marradi non c'era più l'ospedale essendo stato trasferito a Quadalto di Palazzuolo, il ferito fu trasportato a Fantino dove c'era una piccola infermeria dei Tedeschi. Ma la ferita  risultò mortale in quanto, dopo aver lacerato il muscolo della spalla, la scheggia era entrata nel polmone. Vitaliano conserva ancora il portafoglio del padre con le banconote macchiate di sangue...

Dopo la morte del padre, la famiglia Mercatali sfollò a Ponte della Valle dove c'era tanta gente di Marradi e Popolano. Gli sfollati vennero ricoverati nel grande stallone, divisi per età e sesso: i vecchi in fondo nella parte più buia, e i grandi nel resto della stalla. I più piccoli, come Vitaliano e Nello e Marino Sartoni, finirono nello stalletto dei maiali sopra il quale, in una specie di soppalco,  stavano gli adolescenti in un'allegra e spensierata promisquità perché, anche se si era nel bel mezzo della guerra, c'era voglia di vivere, di ballare, di cogliere l'attimo,  forse per scacciare la consapevolezza che tutto era effimero, che tutto poteva  finire in un momento.

                                            *************
                                                                    

Nessun commento:

Posta un commento