Dedicato a Dino campana,
1980, olio su tela
Che cosa succede quando la poesia
si abbina alla pittura? Che sensazioni riceve un pittore quando legge un poeta?
Proviamo ad appaiare alcune poesie di Dino Campana ai quadri di Enrico Visani,
ambedue di Marradi.
Enrico Visani è nato a Marradi
(FI) il 6 febbraio 1938. La sua infanzia si è svolta negli anni più drammatici
della guerra ed è stata segnata da fughe, precipitosi trasferimenti, pericoli
di vita. La sua formazione artistica è stata da autodidatta. Inizia la sua
storia di pittore per caso, quando un imbianchino viene a decorare la
pasticceria di Vaiano, dove vive e lavora. Usando i pennelli e i colori
lasciati dall’operaio durante la pausa di lavoro, Visani dipinge di notte una
marina che la mattina dopo espone tra bignés e dita d’apostolo.
Nel 1971 decide di dedicarsi
completamente alla pittura. Stimolato in questo, si è aperto all’arte
attraverso un sofferto percorso interiore, che lo ha portato a studiare l’opera
di grandi maestri contemporanei, come Burri, Fontana, Moore, De Kooning, Afro,
Fautrier, in un contesto problematico sensibile alle discussioni sulla
cibernetica e sull’intelligenza artificiale. Il primo importante pittore cui ha
chiesto un incontro è stato Gastone Breddo, che gli ha dato alcuni utili
consigli.
La sua prima mostra di rilievo è
stata alla galleria “Le Nuove Muse” di Bologna, con presentazione in catalogo
di Bruno Saetti. In questa occasione Francesco Arcangeli riconosce che il
lavoro di Visani è in linea con il Naturalismo Padano da lui teorizzato.
Il 1975 è l’anno di un’importante
personale a Salonicco con testi in catalogo di Franco Solmi e Marilena
Pasquali. Oltre all’attività pittorica, svolge una mansione che gli dà modo di
affinare la propria sensibilità artistica e di farsi “sul campo” una cultura
museale di riguardo, occupandosi dell’allestimento della galleria d’Arte
Moderna di Bologna. Entra in contatto con alcuni indiscussi protagonisti del
’900 artistico italiano, come De Chirico, Manzù, Guttuso, Annigoni, Conti.
Fondamentale per la sua formazione è poi l’incontro con Xanti Schawinsky, uno degli ultimi esponenti della Bauhaus, da cui apprende la grande lezione dell’arte e della cultura mitteleuropa.
Alla fine degli anni ’70, si avverte nel lavoro di Visani l’esigenza di una svolta. Il naturalismo lirico e gestuale che gli è proprio, lascia il passo ad un bisogno di drammatica interiorizzazione sul modello ideale di Bacon e De Kooning. Grazie a Minguzzi presenta i primi risultati di questa sua svolta, in una mostra alla Galleria Forni di Bologna.
Fondamentale per la sua formazione è poi l’incontro con Xanti Schawinsky, uno degli ultimi esponenti della Bauhaus, da cui apprende la grande lezione dell’arte e della cultura mitteleuropa.
Alla fine degli anni ’70, si avverte nel lavoro di Visani l’esigenza di una svolta. Il naturalismo lirico e gestuale che gli è proprio, lascia il passo ad un bisogno di drammatica interiorizzazione sul modello ideale di Bacon e De Kooning. Grazie a Minguzzi presenta i primi risultati di questa sua svolta, in una mostra alla Galleria Forni di Bologna.
Seguono una mostra alla Galleria
Comunale di Rivoli e, nel 1981, un’altra alla Galleria Cochlias a Salonicco. In
Grecia, Visani continua a trovare consensi e amicizie nell’ambito di importanti
personalità dell’arte e della cultura, quali Yannis Ritsos e Mikis Theodorakis.
Nel 1997 ha fondato il Sindacato Artisti dell’Emilia Romagna, diventandone
segretario. Sotto tale veste ha allestito la prima Biennale e la Triennale di Bologna.
La mostra al Museo Marino Marini di Firenze completa un’attività espositiva
sempre di alto livello.
Tebaldo Lorini
Appennino verde,
1978, olio su tela
Salgo (nello spazio,
fuori del tempo)
(da: I Canti Orfici,
viaggio a La Verna)
L'acqua il vento
La sanità delle prime cose —
Il lavoro umano sull'elemento
Liquido — la natura che conduce
Strati di rocce su strati — il vento
Che scherza nella valle — ed ombra del vento
La nuvola — il lontano ammonimento
Del fiume nella valle —
E la rovina del contrafforte — la frana
La vittoria dell'elemento — il vento
Che scherza nella valle.
Su la lunghissima valle che sale in scale
La casetta di sasso sul faticoso verde:
La bianca immagine dell'elemento.
Opulenta matrona, olio su tela
6 La Notte (da: I
Canti Orfici)
Non seppi mai come, costeggiando
torpidi canali, rividi la mia ombra che mi derideva nel fondo. Mi accompagnò
per strade male odoranti dove le femmine cantavano nella caldura. Ai confini
della campagna una porta incisa di colpi, guardata da una giovine femmina in
veste rosa, pallida e grassa, la attrasse: entrai. Una antica e opulente
matrona dal profilo di montone, coi neri capelli agilmente attorti sulla testa
sculturale barbaramente decorata dall'occhio liquido come da una gemma nera
dagli sfaccettamenti bizzarri sedeva, agitata da grazie infantili che
rinascevano colla speranza traendo essa da un mazzo di carte lunghe e untuose
strane teorie di regine languenti re fanti armi e cavalieri. Salutai e una voce
conventuale, profonda e melodrammatica mi rispose insieme ad un grazioso
sorriso aggrinzito. Distinsi nell'ombra l'ancella che dormiva colla bocca
semiaperta, rantolante di un sonno pesante, seminudo il bel corpo agile e
ambrato. Sedetti piano.
In un momento (Dino
Campana a Sibilla Aleramo, 1917)
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose.
P.S. E così dimenticammo le rose.
Le mie
rose, 1984, olio su tela
Barche amorrate
(da: I Canti Orfici,
Varie e frammenti)
Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza
Ne l'ultimo schianto crudele
Le vele le vele le vele.
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza
Ne l'ultimo schianto crudele
Le vele le vele le vele.
Rose calpestava nel suo delirio
E il corpo bianco che amava.
Ad ogni lividura più mi prostravo,
oh singhiozzo, invano, oh creatura!
Rose calpestava, s’abbatteva il pugno, Dedicato a Sibilla Aleramo,
e folle lo sputo su la fronte che adorava. 1985, olio su tela
Feroce il suo male più di tutto il mio martirio.
Ma, or che son fuggita, ch’io muoia del suo male.
Sibilla Aleramo
Per apprezzare meglio l'arte di
Enrico Visani, notevole anche in temi diversi da questi, non rimane che andare
a vedere la mostra, perché il colore vivo dato dall' artista è molto meglio di
quello riprodotto con la tavolozza colori del computer.
Enrico Visani esporrà a
Marradi nel Teatro degli Animosi dal 5 al 26 ottobre, anche nei giorni della Sagra delle Castagne.
Nessun commento:
Posta un commento