Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

martedì 24 agosto 2021

Una passeggiata a Pulicciano

Dove i Guelfi Neri 
sconfissero i Bianchi (1303)
ricerca di Claudio Mercatali


Pulicciano ... al mattino se nel fondovalle c'è la nebbia ...



Pulicciano è sopra a Ronta. Si parte da una straduccia che sale dal Poggio, al bivio per Luco. Al mattino se nel fondovalle c'è la nebbia quasi quasi è meglio, perché il panorama del Mugello appare lentamente via via che il sole dissolve la cappa. Dopo aver faticato un po' si arriva a Santa Maria in Pulicciano, una chiesa ricavata da un castello che nel Duecento gli Ubaldini ebbero dall'imperatore Federico II. Nel 1478 la chiesa fu ricostruita in gran parte e una lapide sulla facciata ci ricorda che qui Scarpetta degli Ordelaffi partecipò ad una battaglia fra Bianchi e Neri. Chi era costui? 




Scarpetta dal 1295 ai primi del Trecento fu signore di Forlì. Nel 1296 a capo dei Ghibellini di Romagna assediò le truppe pontificie a Imola e fu scomunicato. Fu anche a capo dei Guelfi bianchi e tentò una rivincita sui Guelfi neri che li avevano cacciati da Firenze. Fra i Guelfi bianchi c'era anche Dante, che Scarpetta ospitò a Forlì dandogli lavoro come segretario. I Bianchi e i Ghibellini erano capeggiati da Scarpetta e i Neri da Fulcieri da Calboli, un altro forlivese (Calboli è un sito vicino a Predappio). Ecco che cosa dice lo storico del Trecento Dino Compagni:


"... La terza disavventura ebbono i Bianchi e Ghibellini per questa cagione che essendo Fulcieri da Calboli podestà di Firenze, i Bianchi chiamorono Scarpetta degli Ordelaffi loro capitano, uomo giovane e temperato, nimico di Fulcieri. E sotto lui raunorono loro sforzo e vennono a Pullicciano, appresso al Borgo a San Lorenzo ...".

Fra i due in effetti c'era rancore, perché a Forlì gli Ordelaffi avevano prevalso su Fulcieri e i Calboli. Però a Pulicciano Fulcieri si prese la rivincita e Scarpetta fuggì a Monte Accianico, sopra Scarperia. E Dino Compagni continua:

"... Scarpetta con altri de' maggiori fuggirono in Monte Accianico. E fu l'esercito de' Bianchi e Ghibellini cavalli VIIc (700) e pedoni IIIm (3000). E quantunque la dipartita non fusse onorevole, fu più savia della venuta ...".


Un esercito di 700 cavalieri e 3000 fanti era notevole e di certo si mosse dalla Romagna spartito in colonne, un po' attraverso il Muraglione e un po' per la Colla in modo da trovare viveri e foraggi quanto bastava. Scarpetta qui a Marradi "giocava in casa", perché aveva sposato Chiara Ubaldini da Susinana (Palazzuolo sul Senio). Dunque i marradesi di allora videro passare almeno la metà di queste genti e come al solito qualcuno guadagnò e molti altri si fecero derubare.

La storia del castello di Pulicciano annovera altri due assedi, andati a vuoto. Dallo storico E.Repetti (1833) apprendiamo che:

" ... Nettampoco potè averlo nel 1351 l'Oleggio e nemmeno nel 1440 Niccolò Piccinino quando quei due capitani condussero numerosi eserciti dei Visconti in Mugello per guerreggiare contro i Fiorentini ...". Sappiamo che anche queste genti passarono da Marradi e di certo si comportarono come le altre di cui si è detto prima. E' un po' la storia di tutti i paesi che si trovano lungo una via di collegamento antica.

I poggi di Ronta sono soleggiati e adatti alle colture di pregio. L'olio di Ronta si fa anche oggi e il vino rosso di Pulicciano ha un certo nome. Le cronache antiche dicono che il papa Giulio II il 26 agosto 1506 chiese ai Fiorentini il passo per andare a riprendere Bologna occupata dai Veneziani. Per evitare la pianura romagnola in rivolta aveva scelto di passare per i monti, da Rocca San Cassiano a Marradi e a Palazzuolo, ossia nella Romagna Toscana governata da Firenze. Il 17 ottobre 1506 i Dieci della Libertà della Repubblica Fiorentina scrissero a Piero Guicciardini che sua Santità avanza e che:


"... gli si spedisse incontro quattro o sei some di vino di Pullicciano del migliore che si trovava, qualche poco di Trebbiano, qualche soma di caci ravigginali buoni e almeno una soma di belle pere camille ...".





Insomma da Firenze consigliarono al governatore di fornire qualche quintale di formaggio con le pere, da annaffiare con del buon vino. Non era un cattivo trattamento e c'è anche un proverbio che dice: "al contadin non far sapere quanto sia buono il formaggio con le pere".

Da Pulicciano si può percorrere il sentiero 30 fino al crinale dell'appennino per sbucare circa alla Capanna Marcone, nella strada che da Prato all'Albero va al Passo del Giogo.




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