Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 6 ottobre 2021

Il castello di San Martino in Gattara

Una lunga disputa fra Faentini e Fiorentini
Ricerca di Claudio Mercatali




La chiesa e il castello di S.Martino come erano a metà '800 (disegno di Romolo Liverani)



Sopra l’abitato di San Martino sorgeva il “Castrum Gattariae”, controllato fin dal 1192 dalla Chiesa che lo aveva concesso, per un affitto annuo di una marca d’argento a Ugo e Raniero, Conti di Carpinio. 


Lo storico faentino del '200 Agostino Tolosano ci dice che ai suoi tempi era tenuto da un certo Amatore di Ugolino di Teodorico, un signorotto aggressivo che “recava disturbo ai vicini fiorentini, ai faentini e ad altre limitrofe popolazioni”. Per questo nel 1216 i Faentini assalirono Castrum Gattariae  e demolirono le due torri. Fu ricostruito e divenne di Fantolino di Albertino degli Accarisi, poi di Burniolo di Ugolino. 





Il castello e il paese in una mappa 
del Seicento



Nel 1289 il castello fu venduto a Maghinardo Pagani da Susinana che lo lasciò in eredità alla figlia Francesca, che lo vendette. Il Cardinale Anglic, nel suo censimento del 1371 scrive che il Castrum Gattariae era dei Manfredi di Faenza ed era abitato da un castellano con otto servi. Nel 1376 fu comprato dal comune di Firenze che lo affidò ai Manfredi del ramo di Marradi. Non fu una vendita spontanea ma una cessione per pochi soldi a seguito di una grave crisi in famiglia, e questo in seguito generò un contenzioso. 


Nel 1400 fu conteso fra Faentini, Fiorentini e Manfredi del ramo marradese. Nel 1506 i Veneziani occuparono il Castrum  ma dopo qualche anno persero la guerra contro il Papato e si dovettero ritirare dalla Romagna. 





Così il castellare passò allo Stato Pontificio ma decadde perché il confine con il neonato Granducato di Toscana era stato stabilito con un solido patto politico e non c’era bisogno di difenderlo con le armi.




La valle del Lamone
vista da Galliana


A parte il susseguirsi dei vari signorotti l’episodio più interessante è l’acquisto del castello da parte dei Fiorentini, che poi lo passarono in gestione ai Manfredi di Marradi. L’acquisto aveva una certa importanza perché il sito permetteva il controllo pieno dell’alta valle del Lamone e di Valnera, come si vede nella foto qui accanto. 



Clicca sulle immagini
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a tutto schermo




Giovanni Manfredi di Marradi, nel 1428 dopo la caduta del Castellone, scrisse ad Averardo de' Medici una lettera implorando la liberazione di suo fratello Ludovico, in prigione nel carcere fiorentino delle Stinche, e in quella disse anche che non era vero che aveva svenduto Gattara ai Manfredi di Faenza. Giovanni scriveva bene e quindi lasciamo che sia lui a dire:

Ad Averardo de' Medici
… Appresso ho inteso che non avete voluto lasciar tòrre (prendere) cosa alcuna delle cose ch'io lassai, alli mulattieri i quali avrìa mandati per esse, rispondendoli che vi volete trattenere ogni mia cosa perché avete sentito ch'io dèi Gattara a Guidantonio (Manfredi di Faenza) della qual cosa molto mi maraviglio e non posso credere che questo e altro vi abbiano detto né sia vostra intenzione e prima vorrei morire che mancare di mia fé in cosa alcuna e state certissimo che piuttosto avrìa voluto e vorrei che i miei prima che altri i miei Magnifici ed Eccelsi signori fiorentini avessero interamente in loro dominio …                                  Mense die XXI Septembre 1428 Johannis Manfredi





Però ormai il castello era stato preso dai Faentini e i Fiorentini dovettero rinunciare per non creare un incidente diplomatico. I terreni sottostanti rimasero un po’ agli uni e un po’ agli altri, in un complicato puzzle fonte di discussione fino alla fine del Settecento, come si vede nelle vecchie mappe granducali e pontificie come questa qui sopra. Che cosa rimane del castello?




Non è difficile salire fino in cima al poggio per vedere.


Dopo una sudatina si arriva al pianoro dove ci sono i ruderi.


Da questo sito si vedono le due valli: quella del Lamone e quella di Valnera. Forse questo è il motivo per cui fu costruito il fortilizio.

Chi lo costruì? Non si sa, però Gattara è una parola che deriva dal longobardo watha, posto di osservazione, di guardia. Il gatto non c'entra.







2 commenti:

  1. A mio sapere il termine gattara proviene dalla parola ghettera ancora usata dai vecchi che è poi la trasformazione della parola ghetto “la via più antica del paese.

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  2. Visto molti nomi locali di origine celtica risulta più chiaro che Gattara deriva dal celtico Gat (bosco).
    Ma è molto probabile che quando i Conti di Carpinio ebbero dal Papa diversi castelli nella vallata del Lamone si portarono dietro il termine 'Gattara' che derivava dalla contea Gattara divisione interna alla famiglia Carpegna la cui origine del nome pare sempre celtica

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