Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 18 ottobre 2021

Una lezione di poesia da Dino Campana

Come nacque la poesia
"La sera di fiera"
ricerca di Claudio Mercatali  


Federico Ravagli (Bagnacavallo, 1889 – Bologna, 1968) è stato un importante studioso di Dino Campana. Lo conobbe personalmente ai tempi dell'Università a Bologna (1912) gli fu sincero amico e ne apprezzò con altrettanta sincerità la poetica. Non è poco, perché Campana ebbe estimatori ed amici soprattutto dopo la morte. In più Ravagli parla schietto e chiaramente, da buon romagnolo ed è piacevole da leggere. La cugina del poeta, Maria Soldaini Campana e il fratello Manlio gli consegnarono a più riprese degli inediti campaniani, che studiò con cura e furono pubblicati postumi dalla figlia nel 1972 nel cosiddetto Fascicolo Marradese inedito, della editrice Giunti Marzocco di Firenze. 

Ecco qui di seguito una analisi di Ravagli sul manoscritto della poesia La sera di fiera. Come nasce una poesia? A volte è un atto d'impulso, ma spesso è frutto di mille ripensamenti. Il nostro poeta non fa certo eccezione e scrive di getto ma poi rielabora tante volte. Leggiamo:

Dalle ultime pagine del "Fascicolo marradese" di Ravagli

...Questa quattordicesima pagina non ha titolo; è scritta in cinque parti distinte. Il poeta ha cominciato a scrivere dal principio della parte superiore sinistra, fino a occupare, nel senso verticale, un quarto circa del foglio, successivamente si è servito della parte superiore destra. Ha poi continuato nel centro del foglio, fino a oltre la metà di esso, con scrittura spedita e con una sola parola cancellata. Il foglio restante è stato scritto come in principio, su due parti, prima sulla sinistra e poi sulla destra, separate da due linee approssimativamente verticali. Dall'esame del testo si rileva che la lirica è stata frutto di successivi ripensamenti da parte del poeta; infatti le due parti in alto sono state riprese in basso; costituiscono l'inizio della lirica e sono i versi più tormentati: di essi, oltre alle molte varianti e trasposizioni, abbiamo due o tre redazioni ...
... sicché questa potrebbe ricostruirsi - secondo l'autografo - in due stesure: una costituita dalle due parti in alto più quella centrale, l'altra formata dalle due parti in basso più quella centrale ...

Dalle parti in alto (1 e 2) si ricava questo:

Il cuore stasera mi disse: non sai?
Lei fresca come rosa che sapeva
Che vagava col sogno e il suo profumo
E il sogno al tremolare delle stelle
Quando amavi guardar dentro i cancelli le stelle pallide notturne
Certo è morta: non sai?
Era la notte di fiera. Babele
Di fumi prodigiosi in fasci in un cielo di fiamma
mostruoso tessuto di fiamma nel soffio dei mantici

La rosabruna incantevole
Dorata da una chioma bionda
Colei che la grazia imperiale
Incantava con rosea freschezza
nei mattini e tu seguivi
nell'aria la fresca incarnazione
di un mattutino sogno
(e ti passava avanti silenziosa
e bianca come un volo di colomba)


La parte centrale (3) dice:

stellato dell'umile pianto delle lampade
E per i portici bui vaneggiavo
Solo dietro le voci limpide degli angioli
Inteso alle morenti melodie
Sepolti sotto gli archi delle strade
Ombra peccaminosa vago errante
A un paradiso turbinosi allori
Cercante


Invece nelle due parti in basso
 (4 e 5) c'è scritto:




Il cuore stasera mi disse non sai?
La rosabruna incantevole
Dorata da una chioma bionda
Colei che con grazia imperiale
Incantava la rosea freschezza dei mattini:
E tu seguivi nell'aria
La fresca incarnazione di un mattutino sogno
E che pure vagavi quando il sogno e il profumo
Velavano le stelle
(Quando amavi guardar dietro i cancelli
Le stelle pallide notturne)
Che soleva passare silenziosa
E bianca come un volo di colomba
Certo è morta non sai?

E soleva vagare come in sogno
E il profumo velavano le stelle
(E tu amavi guardar dietro i cancelli
le stelle le pallide notturne)
Che soleva passare
silenziosa e bianca
come un volo di colombe
Certo è morta non sai?
La notte di fiera della perfida Babele
saliva in fasci verso un ciel di fiamma



Di solito Campana usava la lettera maiuscola all' inizio di ogni verso ma qui non lo fa sempre. Quale fu la versione definitiva? Nessuna delle due. Le parti 4 e 5 corrispondono alla prima metà della poesia dei Canti Orfici ma la parte 3 non c'è. Dunque il poeta ebbe altri ripensamenti, ma i foglietti sui quali forse li scrisse non ci sono giunti. La poesia nella versione definitiva è questa.:

Il cuore stasera mi disse: non sai?
La rosabruna incantevole
Dorata da una chioma bionda:
E dagli occhi lucenti e bruni colei che di grazia imperiale
Incantava la rosea
Freschezza dei mattini:
E tu seguivi nell’aria
La fresca incarnazione di un mattutino sogno:
E soleva vagare quando il sogno
E il profumo velavano le stelle
(Che tu amavi guardar dietro i cancelli
Le stelle le pallide notturne):
Che soleva passare silenziosa
E bianca come un volo di colombe
Certo è morta: non sai?
Era la notte
Di fiera della perfida Babele
Salente in fasci verso un cielo affastellato un paradiso di fiamma
In lubrici fischi grotteschi
E tintinnare d’angeliche campanelle
E gridi e voci di prostitute
E pantomime d’Ofelia
Stillate dall’umile pianto delle lampade elettriche

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Una canzonetta volgaruccia era morta
E mi aveva lasciato il cuore nel dolore
E me ne andavo errando senz’amore
Lasciando il cuore mio di porta in porta:
Con Lei che non è nata eppure è morta
E mi ha lasciato il cuore senz’amore:
Eppure il cuore porta nel dolore:
Lasciando il cuore mio di porta in porta.
 


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