Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 24 novembre 2021

Dante all'Acquacheta

La bellissima e rumorosa
cascata del nostro appennino


ricerca di Claudio Mercatali


La lapide all'inizio del sentiero
che parte da San Benedetto in Alpe




Certe volte si dà il nome ai posti per quello che non sono. E' il caso della cascata dell’ Acqua Cheta, che è una fragorosa caduta d’acqua lungo una costa dell’ Appennino, nel Comune di S. Godenzo, quasi al confine con il Comune di S.Benedetto in Alpe e con Marradi.

Il Sommo Poeta fu così colpito dal rumore dell'acqua, che la paragonò alla cascata del fiume infernale Flegetonte che separa il settimo dall'ottavo cerchio dell' Inferno. I versi della Divina Commedia sono nella lapide qui accanto.

Su questi c’è una annosa discussione fra Dantisti, perché “ove dovea per mille esser recetto” è il verso misterioso che molti interpretano “ove ci dovevamo radunare in mille” intendendo “mille Guelfi bianchi”, per tentare un rientro di forza a Firenze, in mano ai Guelfi neri.

Però lo studioso Pompeo Nadiani è di diverso avviso…









Lasciamo i Dantisti alle loro dispute e andiamo più indietro del tempo di Dante. Così facendo troviamo altre notizie su questi luoghi perché la zona era terra di monasteri alto medioevali, come quello di San Benedetto in Alpe, che c’è ancora, restaurato e visitabile. 


Secondo la Regola dei frati di allora la spiritualità era compiuta se si alternavano dei periodi di vita cenobitica, comunitaria, con periodi di eremitaggio e per questo ci sono giunti i nomi Eremo dei Toschi, I Romiti e Passo dell'Eremo. Può anche darsi che questi posti fossero sede di eremiti senza Regola, ossia non appartenenti a nessun Ordine monastico. Le nebbie dell' Alto Medioevo qui avvolgono tutto e ci lasciano nel dubbio, però questo aumenta il fascino del luogo.


Ci sono diversi percorsi che portano alla cascata: dal Passo del Muraglione, dal Passo dell' Eremo e da San Benedetto in Alpe. Quest'ultimo è il più facile e segue il corso del torrente Acquacheta marcato da una segnaletica chiara.






La cascata è temporanea, spesso iperattiva d’inverno e in secca d’estate. Questo avviene perché il fosso dell’Acqua Cheta e i suoi affluenti coprono un vasto bacino ma hanno delle sorgenti deboli. Perciò la stagione migliore per vedere la caduta dell’acqua e sentire il rimbombo è l’autunno, dopo un periodo di pioggia lungo o l’inverno, se sull’Alpe c’è una coltre di neve che si sta sciogliendo.






Fece così anche Dino Campana assieme ad un gruppo di amici di Faenza, in un anno imprecisato ai primi del Novecento. Lo vediamo qui accanto, nella tradizionale foto ricordo, davanti a un fosso completamente ghiacciato.





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