Ricerca di Claudio Mercatali
Ecco qui di seguito un elenco di marradesi citati in vario modo da Dino Campana, nei Canti Orfici o in qualche altro scritto.
Pietro Costa, "l'uccellino" che compare nel Viaggio a La Verna era il figlio invalido della padrona di Orticaia, un podere di Marradi amato da Dino Campana. Di certo fece compagnia al poeta mentre scriveva, tanto da essere amorevolmente descritto.
Francesco Ravagli, professore di lettere al liceo di Cortona (Arezzo) e poi a Carpi (Modena) destò l'ammirazione del Poeta ed era fratello di Bruno Ravagli, lo "stampatore dei Canti Orfici". Fu lui a fondare la Tipografia Ravagli, attiva prima a Cortona, poi a Carpi (Modena) e infine a Marradi.
Bruno Ravagli, che stampò i Canti Orfici, sopportò tante sfuriate di Dino e si meritò una dedica in inglese nel libro.
La storiografia lo descrive come un povero tipografo di paese, ma in realtà era diplomato all' Accademia d'Arte di Perugia e aveva un vivo senso artistico, come si vede qui sopra.
Il farmacista e il sindaco sono citati assieme all'arciprete in una dedica su una copia dei Canti Orfici. Dino in paese aveva sentito una loro aspra critica all' imperatore di Germania Guglielmo II che nel 1914 era un nemico ma per Campana era ammirevole, tanto da dedicare a lui i Canti Orfici. La dedica ha il sottotitolo «Die Tragödie des letzten Germanien in Italien» ossia la tragedia dell’ultimo dei germani in Italia frase enigmatica forse riferita a sé stesso, sulla quale i critici si sono a lungo arrovellati.
L'arciprete Luigi Montuschi compare negli scritti campaniani anche in un appunto del 1916, molto aspro ...
Camillo Fabroni era uno dei 44 promotori della raccolta di denaro per la pubblicazione dei Canti Orfici. Compare come testimone in calce al contratto di stampa, assieme a Luigi Bandini. Era proprietario del palazzo che dà su via Fabroni, con lo stemma in pietra all’angolo di via Fabbrini. Persona bonaria e disponibile, i suoi amici gli diedero il nomignolo Camìll de sas, inteso che il sasso era lo stemma del suo casato sulla facciata.
Iori ossia Iole Rivola, era una maestra di Marradi che forse ebbe una dolce simpatia per il poeta che le regalò una copia dei Canti Orfici con la dedica A Iori occhio di sole. Morì di tubercolosi nel 1928 ma sua sorella Nella gestì una cartoleria a Marradi fino agli anni Sessanta.
Olimpia è la protagonista della poesia Arabesco Olimpia, scritta nel 1916. Il medico Carlo Pariani chiese al poeta chi fosse e lui rispose: “... Un ricordo d’infanzia, la figlia di un droghiere svizzero che stava a Marradi”.
Dunque sono almeno quattordici i marradesi chiaramente identificabili. Non sono molti i poeti del Novecento dai quali affiorano così tante persone del proprio paese natale.
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