Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

giovedì 30 novembre 2023

La conquista della Romagna Toscana

Quando l’abilità politica 
e il senso dello Stato
danno i loro frutti

Ricerca di Claudio Mercatali





E’ noto che nel Trecento i Fiorentini conquistarono 14 o 15 comuni nel versante romagnolo e si formò una provincia che rimase sotto Firenze fino al 1923. In quell’anno per volontà di Mussolini i comuni della Romagna Toscana passarono sotto Forlì esclusi Marradi e Palazzuolo che sono ora nell’ Area metropolitana di Firenze. 



Forse se Firenze nel 1424 avesse vinto la battaglia di Zagonara (vicino a Lugo di Ravenna) la Romagna sarebbe passata per intero sotto Firenze ma nel duro scontro prevalsero i Visconti di Milano e i Fiorentini in fuga si rassegnarono a mantenere solo il controllo della collina romagnola.

Quali sono i comuni della Romagna Toscana? In base alle Costituzioni del 1542 sono: Palazzuolo, Marradi, Modigliana, Tredozio, Castrocaro, Dovadola, Rocca san Cassiano, Portico, Premilcuore, Galeata, Santa Sofia, Verghereto, San Piero in Bagno, Sorbano, Badia Tedalda.


In più c’è Firenzuola, che ha una storia diversa perché non fu conquistata ma fondata dai Fiorentini nel 1306 per contrastare gli Ubaldini. La posa della prima pietra fu nel 1332 ma per tutto il Trecento il dominio dell’ alto Santerno fu una intricata contesa fatta di guerriglie, battaglie, tregue, tradimenti e quant’ altro. Il paese fu distrutto dagli Ubaldini almeno due volte ma nel 1410 la Città prevalse. 


La bella storia medioevale di Firenzuola non si può riassumere qui e basta sapere che il paese ha una cinta muraria riconoscibile (come Terra del Sole e Modigliana). Dopo queste premesse limitiamo l’ indagine, perché l’argomento è vasto e si rischia di divagare e di perdersi nelle mille vicende della storia locale del Duecento e del Trecento.

Perché Firenze si spinse oltre l’appennino? 
I motivi dello “sconfinamento” nel versante romagnolo sono tanti ma in particolare c'era la necessità di controllare i passi appenninici che portano nel Mugello, cioè la Futa, il Giogo, la Colla e il Muraglione, tutti a 900m di quota e quindi facilmente valicabili anche con i mezzi del Medioevo. C’era anche la necessità di controllare i passi della Calla e dei Mandriòli, che portano nella valle del Casentino e alcuni altri valichi verso la val Tiberina.


Il controllo dei passi era fondamentale in caso di guerra ma serviva anche per stendere una cintura sanitaria attorno a Firenze e impedire il libero transito dei pellegrini diretti a Roma, che portavano denaro ma anche contagi. Questo fatto divenne un obiettivo primario dopo la peste del 1349, che uccise la metà dei Fiorentini e non a caso l’azione della Città si intensificò parecchio nella seconda metà di questo secolo fino a giungere al risultato cercato.

Come avvenne la “conquista” della Romagna Toscana? 
Spesso si tende a spiegare il tutto solo con l’espansione a viva forza del Comune di Firenze ma in realtà non fu così. I Fiorentini dell’epoca avevano uno spiccato senso dello Stato e della politica e usavano la forza dopo che ogni artifizio diplomatico era fallito. Vediamo come andarono le cose in ogni Comune:



Palazzuolo di Romagna (oggi sul Senio)

Nel 1362 Giovacchino di Maghinardo degli Ubaldini da Susinana lasciò i suoi quattordici castellari di Palazzuolo al Comune di Firenze. Non fu un atto di bontà ma una necessità derivata dai suoi debiti, che i Fiorentini avevano saldato in cambio del tutto e di un “generoso” vitalizio. Lo sappiamo dallo storico Emanuele Repetti che ne parla nel suo Dizionario della Toscana (1830). Dopo la morte di Giovacchino i tanti membri di questa famiglia comitale, che sarebbero stati eredi senza questo atto, entrarono in agitazione per riavere i “loro” castellari. L’accusa principale a Firenze e alle sue banche era quella di aver prestato i soldi a strozzo a Giovacchino in difficoltà e di aver manipolato anche il suo testamento. Non sapremo mai chi aveva ragione, però la storia la scrivono i vincitori. 



Nel 1372 scoppiò una rivolta degli Ubaldini, che furono sconfitti, ripetuta alla Badia di Susinana nel 1386 e seguita da un’altra sconfitta. Per umiliarli il commissario Guido del Pecora tolse la campana dalla Badia e la fece portare a Figline Valdarno, e oggi è nel Museo Civico. A suo tempo le richieste di Palazzuolo per averla indietro non ebbero esito. Un’altra rivolta fu nel 1402 con esito identico alle precedenti, seguito però da una amnistia e un condono fiscale che pacificò gli animi.



Marradi

Nel 1428 il conte Ludovico Manfredi, signore del paese, entrò in contrasto con i Fiorentini, dei quali era vassallo, e fu invitato a Firenze per intendersi. Era una trappola e fu imprigionato nel carcere delle Stinche dal quale non uscì più. Le milizie di Firenze assediarono il Castellone di Marradi, nel quale si erano asserragliati i suoi fratelli e dopo un mese lo conquistarono. I Marradesi accettarono il nuovo dominio, ottennero uno Statuto, la parità di diritti con i mugellani e un mercato settimanale il lunedì, che si tiene anche oggi.



Modigliana

Nel 1350 i conti Guidi ormai in crisi chiesero protezione a Firenze per fare fronte all’ espansione di Faenza. Però questo non fu sufficiente e nel 1377 i Guidi furono cacciati dopo una rivolta capeggiata dal popolano Durante Doni. Nel 1378 Modigliana era già in accomandìgia, cioè sotto controllo fiorentino. L’atto di annessione definitiva fu nel 1428, assieme a Tredozio. Per evitare contrasti con Faenza doveva essere chiaro che i Fiorentini non avevano occupato di forza il paese e per accordi presi le campane di Modigliana suonarono a festa prima dell’ entrata delle milizie di Firenze, a significare che il popolo aveva espresso una preferenza.




Dovadola e Castrocaro

Dopo la crisi dei Conti Guidi del 1337 – 47 questi paesi furono presi da Francesco Ordelaffi signore di Forlì. Il cardinale guerriero Egidio Albornoz li riconquistò ed entrarono nel dominio dei papi nel 1357 - 1359. Però alla fine del secolo il pontefice Bonifacio IX in difficoltà economiche diede in pegno i due castelli a Firenze per un prestito di 18.000 fiorini d’oro. Il castellano Tommaso conte di Novi non permise ai Fiorentini l'accesso al paese ma ormai il più era fatto: il papa alla scadenza non trovò i soldi per onorare il debito e i relativi alti interessi e il 19 maggio 1403 i Fiorentini pagarono altri 2.000 fiorini e si presero tutto. Questa zona era amata dal granduca Cosimo I de’ Medici, che nel Cinquecento fece costruire una fortezza a stella e la chiamò Terra del Sole.





Rocca San Cassiano

Nel 1382 Francesco de’ Calboli lasciò Rocca San Cassiano in eredità a Firenze. La famiglia forlivese Calboli all’inizio del Trecento aveva avuto la peggio nei duri scontri con la famiglia Ordelaffi per la signoria di Forlì e si era rifugiata in parte a Firenze. E’ possibile che anche qui siano entrate in gioco le banche fiorentine a finanziare le necessità di questi signori, sconfitti ma ancora autorevoli. I Calboli a Firenze erano ben inseriti nella vita cittadina e nei documenti antichi si trova traccia degli incarichi conferiti a loro dalla Città. Nel 1424 dopo la battaglia persa dai Fiorentini a Zagonara il paese fu occupato dai Visconti, che lo diedero ai loro alleati Ordelaffi, ma i Fiorentini l’anno successivo se lo ripresero.




Portico, San Benedetto e Premilcuore

Il castello di Portico, assieme a Bocconi ha una storia simile a quella di di Rocca San Cassiano ed era un comunello a se stante, separato da San Benedetto in Alpe, dipendenza dei vallombrosani residenti nel monastero sopra al paese. I frati avevano un fitto intreccio di interessi con Firenze, e al declinare della forza del loro Ordine piano piano persero la sovranità del luogo. Anche Premilcuore ha una storia simile e passò sotto Firenze nei primi anni del Quattrocento. E' probabile che Portico sia il paese d'origine di Beatrice Portinari, la Beatrice di Dante. Suo padre Folco si trasferì a Firenze e ... per una serie di motivi che sarebbe difficile spiegare qui questa ipotesi viene ritenuta vera da tanti studiosi.


Galeata


La storia di questo comune si intreccia con quella del vicino comune di Civitella. Ambedue i paesi nel medioevo erano pertinenze del monastero di Sant’Ellero e furono amministrati da tante famiglie, più o meno dipendenti dai frati. Poi nel Quattrocento al declinare della forza del monastero a Galeata prevalse il Comune di Firenze e a Civitella lo Stato Pontificio, con pacifici accordi di spartizione. La cartina antica qui accanto chiarisce il fatto e mostra senza ombra di dubbio che qui c'era un confine di stato.

Santa Sofia, Verghereto, Bagno di Romagna, Badia Tedalda

Questa parte della Romagna Toscana nel Medioevo fu sotto il governo dei frati della Badia di Sant’ Ellero, a tre chilometri da Galeata e anche dei monaci di Vallombrosa e Camaldoli. Questi ricchi monasteri tendevano a sottrarsi all’autorità dei vescovi della zona, per gestire in proprio le rendite agrarie e il flusso delle donazioni e dei lasciti. Però i monasteri avevano bisogno di protezione e il comune di Firenze era quello che ci voleva, perché era interessato al controllo del territorio più che al suo governo. Si sviluppò così un intreccio di interessi che durò per quasi due secoli fino all’inizio del Quattrocento, quando il declino di questi Enti religiosi consentì a Firenze di avere il pieno dominio. Il dominio fiorentino fu accettato con favore dalla popolazione, perché come in tutta la Romagna Toscana la Città governava direttamente, con un gonfaloniere in ogni paese e un consiglio comunale sorteggiato fra i cittadini più abbienti, in carica per sei mesi. La giustizia era affidata a un funzionario forestiero, il Vicario, in carica per un anno o due e soggetto a giudizio popolare a fine mandato. In più la forza della Città dava sicurezza. 


Invece nei secoli precedenti non erano mancati gli eventi truci e drammatici: nel 1267 a Sant’ Ellero i Guelfi fiorentini fecero strage dei Ghibellini ostili a Carlo d’Angiò: quattrocento di loro furono uccisi ed il castello di Sant’ Ellero fu raso al suolo. L’abbazia vecchia fu ceduta ai Vallombrosani che la trasformarono in ospizio. Alla fine del secolo il territorio divenne un dominio del condottiero ghibellino Uguccione della Faggiola (1250 – 1319) nativo di Casteldelci, un paese al confine con le Marche.

Anche Santa Sofia, come Galeata, era un paese di confine contrapposto a Mortano, dall' altra parte del fiume Savio, che ora è parte dell' abitato del capoluogo ma allora era parte del Feudo di Pondo e Spinello, pertinenza dello Stato della Chiesa.


Sorbano

Sorbano, ora frazione di Sarsina, fino al 1964 era un comune autonomo. Qui agli inizi del Quattrocento si fermò la penetrazione fiorentina e Sarsina rimase sotto l’autorità pontificia. Forse in previsione di una successiva espansione i Fiorentini contrapposero Sorbano a Sarsina, distante solo 1,5 Km. Il territorio di Sorbano era frammentato in diverse porzioni che erano quanto Firenze aveva potuto conquistare. Nei secoli i tentativi di Firenze per ottenere Sarsina dallo Stato Pontificio furono tanti: proposte di acquisto, di scambio, di pagamento per favori fatti e altro, ma non ottennero l’esito sperato.

Dunque ciascuno dei quattordici comuni della Romagna Toscana ha una storia sua e venne “conquistato” da Firenze in modo diverso nella seconda metà del '300 e nel primo '400, più che altro con l'arte della politica e con qualche imbroglio.



Per ampliare

30.01.2018    L’ampliamento della Provincia di Forlì
26.12.2018    I Visconti contro i Fiorentini, 1324 La rotta di Zagonara
20.04.2019   La conquista di Palazzuolo sul Senio
24.10.2020   Lo storico Cavalcanti parla dei fatti di Marradi




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