dei Canti Orfici
ricerca di Claudio
Mercatali
La Tipografia Ravagli, in via Fabroni,
a Marradi,all'epoca di Dino Campana.
Bruno Ravagli, tipografo di
Marradi, stampò i Canti Orfici. Il fatto è noto: 44 marradesi versarono 2,50
lire ciascuno e così il libricino di Dino Campana prese vita.
La storiografia campaniana non risparmia le critiche al Ravagli, perché usò carta scadente e di diversa grammatura, ottenendo
una veste editoriale misera. Non mancano nemmeno gli aneddoti su di lui: in
lite con il poeta per certe modifiche negate, inseguito e minacciato per le vie
del paese, sconfortato e infine sollevato quando ebbe finito.
Il contratto di edizione
Tutto sommato Bruno non fece un
affare: il guadagno fu poco, le seccature tante e quando negli anni Venti si
fece avanti presso la famiglia Campana vantando qualche diritto editoriale, entrò in polemica e non ottenne nulla. Dino lo ringraziò in fondo al libro, last
not least (... ultimo, ma non meno
importante) e bonariamente lo chiamò "paziente stampatore",
epiteto che gli rimase appiccicato. Dunque Dino Campana fu editore di se stesso
e Bruno Ravagli fu lo stampatore, nome di per sé non offensivo ma nemmeno tanto
gratificante.
Il nostro tipografo fu solo un artigiano che si trovò a stampare, senza
immaginarlo, un capolavoro? Vediamo:
Bruno era nato a Marradi nel 1860, e
aveva tre fratelli: Francesco, professore di lettere al liceo di Cortona e poi
a Carpi, Ubaldo, scultore, e Teresa, scrittrice di cose religiose.
Bruno da giovane si era dedicato
alla pittura, raggiungendo una buona abilità come ritrattista. Lo sappiamo
perché al Museo dell'Accademia di Belle Arti di Perugia ci sono due quadri
suoi. Bruno frequentò in questa scuola il corso di Prospettiva, Architettura, Ornato,
Figura, Pittura, dal 1891 al 1894, mentre il fratello Ubaldo era iscritto
al corso di Scultura.
Bruno Ravagli (1893),
Studio di una testa,
Museo dell'Accademia, Perugia
Bruno Ravagli,
ritratto del fratello Ubaldo
La tipografia fu aperta dal
fratello Francesco, che la portò con sé da Cortona a Carpi quando si trasferì
nel liceo di quella città dell' Emilia. Alla sua morte (1910) l'attività passò
a Bruno che portò i macchinari a Marradi.
Dall'anagrafe risulta che Bruno riprese
la residenza a Marradi, da Carpi, il 16
marzo 1914 e il libro dei Canti Orfici, pubblicato nell'estate del 1914 fu uno
dei primi lavori dopo il suo rientro. La stamperia però era attiva da qualche
anno e chiuse circa alla metà degli anni Venti.
La scheda del registro
anagrafico storico
del Comune di Marradi.
Ora più che la sua attività
di tipografo ci interessa la sua attività giovanile di artista. Il settimanale
Il Filo, di Borgo S.Lorenzo, nel 2006 pubblicò un bell'articolo dello storico
borghigiano Aldo Giovannini, che ci dà altre notizie del nostro. Leggiamo:
Proprio di fronte alla Pieve
romanica di San Lorenzo, sorge l’Oratorio di S. Omobono un tempo sede della
confraternita laica della “Natività di Maria Santissima” detta anche “Compagnia
degli Azzurri” per il colore della veste che indossavano.
Ed ecco la scoperta.
Dal Protocollo dei Partiti che inizia nel 1792 e termina nel 1933 si legge:
“Borgo San Lorenzo,
30 Gennaio 1890. Bruno Ravagli, pittore domiciliato in Borgo San Lorenzo
dichiara ad ogni buon fine ed effetto di costruire per conto del Pio Sodalizio
di Sant’Omobono in detto luogo una statua in gesso rappresentante il Morto
Redentore della lunghezza non minore di un metro e 35 cm. mediante la
corresponsione di lire italiane 100. Tale opera si obbliga di eseguirla entro
il 31 Marzo 1890. Infine dichiara pure nel modo più formale che qualora la
suddetta statua di Gesù Morto non piacesse per questi legittimi motivi la
Confraternita di Sant’ Omobono e per essa il Governatore, si rifiuterà di
riceverla e il prefato signor Bruno Ravagli non avrà diritto ad alcun compenso.
Firmato, Marco Guarnieri, Governatore. “
Le cose procedettero nel migliore dei modi poiché un mese dopo ecco quello che riporta il Registro dei Protocolli e Partiti:
“ Il Consiglio veduta
la lettera del pittore signor Bruno Ravagli delibera di fare ad esso costruire
la statua rappresentante Gesù Morto”.
Ecco quindi scoperto l’autore di
quella bella statua da quasi 120 anni sotto l’altare dell'Oratorio, con un solo
piccolo margine di dubbio, perché potrebbe essere un caso di omonimia, anche se
sembra poco probabile che vi siano due artisti con lo stesso nome.
..............................................
I fratelli Ravagli furono sempre
proprietari della casa di famiglia, in vicolo Tintoria che è un sito della
Marradi vecchia. E' cambiato il numero civico ma non ci possiamo sbagliare,
perché nell'archivio del Comune c'è la piantina del 1915 con il nome dei
proprietari di tutte le case e sull'arco della porta sono scolpite le iniziali
G.R 1853, che stanno per Giovanni Ravagli, padre di Bruno.
Nell'archivio c'è anche una lettera di Bruno Ravagli al Podestà (1928) nella quale dice di aver ultimato i lavori di restauro della sua casa e chiede di affittarla. Perciò è probabile che i fregi nella facciata siano degli anni Venti.
Vicolo Tintoria,
planimetria del 1915
Sulla facciata, tutta di cemento
lavorato a imitazione delle bozze d'arenaria, ci sono due sculture, anch'esse
di cemento: una rappresenta un gallo e l'altra due gazze che hanno catturato
una chiocciola.
Considerato che anche la statua
di Gesù morto di cui si è detto prima, è di cemento colorato, sembra proprio che
questo materiale fosse gradito a Bruno e Ubaldo.
A destra: Casa Ravagli
Sotto: due sculture di
Bruno e Ubaldo Ravagli
Il gallo e le gazze
La porta ha la struttura tipica
degli ingressi signorili marradesi dell' Ottocento.
Insomma su questa facciata ha
lavorato la mano di qualche artista. Questo fatto venne colto anche
dall'esperto della Sovrintendenza dei Beni Culturali della Toscana che, senza
sapere niente di questa storia, quando passò da Marradi nel 1978, pose il
portone sotto tutela.
Allora in conclusione "Bruno lo stampatore" citato sempre di strafòro quando si parla dei Canti Orfici, prima di fare il tipografo si era dedicato all'arte, e tutto sommato era riuscito a fare cose discrete.
Che cosa si vede dalle finestre di Casa Ravagli?
Se si spalanca la finestra appare uno scorcio del centro di Marradi e sulla destra il campanile della chiesa arcipretale. Siamo in un sito campaniano, perché la casa del poeta, dietro al campanile, dista non più di 50 metri.
Fonti:
- Maria Novella Belletti, del Museo dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.
- Catalogo del Museo dell'Accademia di Belle Arti di Perugia" (dipinti), Electa, 1995.
- Settimanale Il Filo di Borgo S.Lorenzo.
- Informazioni di don Maurizio, pievano di Borgo S.Lorenzo.
- Informazioni e documenti dello studioso Aldo Giovannini, per gentile concessione.
- Giancarlo Susini in Studi Romagnoli.
- Ufficio anagrafe del Comune di Marradi e di Borgo S.Lorenzo (sig.ra Giovannini)..
- Archivio storico del Comune di Marradi (documenti trovati da Luisa Calderoni).
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