Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

venerdì 1 novembre 2019

I campanili del territorio di Marradi

Tanti modi per sistemare le campane
Ricerca di Claudio Mercatali



L’architetto Carlo de Angelis, autore di un accurato studio sulla Arcipretale di Marradi, dice che spesso un campanile ha una storia diversa dalla chiesa alla quale è abbinato e in origine può non esserci. Dunque ci sono chiese dotate di campanile fin dalla loro costruzione o poco dopo, e sono quelle più importanti o più ricche, e altre nelle quali è stato costruito in un tempo successivo oppure è stato ricavato da una torre edificata per scopi differenti. E poi ci sono le chiese che non ce l’hanno proprio e le campane sono in una vela sul tetto. La casistica è ampia e dipende molto anche dalle disponibilità di denaro della chiesa. A Marradi un esempio di questo è illustrato sopra, nella foto all'occhiello. Qui si applica in pieno il detto “si misura il passo con la gamba”.

Come misurarono il passo i marradesi nel tempo andato, prossimo o remoto?

Fino al '700 e anche un po’ prima, a Marradi l'unica chiesa parrocchiale con un campanile progettato come tale fin dall' inizio era la vecchia Arcipretale di San Lorenzo, danneggiata nel 1661 dal terremoto e demolita nel 1778 per far posto alla attuale.
Però c'era già il campanile della Badia del Borgo e in parte quello del Convento dei Padri Servìti (l’Annunziata).

E tutte le altre?

La chiesa del Convento delle Domenicane con il suo campanile fu costruita nel primo Ottocento e consacrata nel 1838 dal vescovo Folicaldi, come dice una lapide dentro.
Infatti nella nota stampa antica di Francesco Fontani, che è qui accanto, il campanile non c'è.

Clicca sulle immagini se le vuoi ingrandire

A Casaglia fu iniziato da don Enrico Braschi nel 1925, che qui si vede accanto a un traliccio provvisorio dove aveva messo le campane della chiesa nuova edificata da lui stesso.



Quello della chiesa di Crespino è del primo Novecento. C'è una foto dove si vede il paese senza ferrovia e con una semplice vela campanaria.







La storia di questo campanile è semplice e chiara, come del resto quella di Casaglia. Don Fortunato Trioschi fu parroco di Crespino dal 1899 al 1944 quando ...

 

Nella chiesa di San Jacopo in Cardeto fu edificato da don Luigi Montuschi Cavina nel 1904, che a ricordo pose una lapide che c'è ancora e poi divenne arciprete.
Don Michele Tagliaferri nel 1919 lo ristrutturò  dopo il terremoto del 29 giugno 1919. 


Il campanile di San Matteo in Gamberaldi fu eretto nel maggio 1897 e nel luglio successivo la campana maggiore …
… una bella lapide spiega che ...

 


Badia della Valle pur essendo una abbazia dell’alto medioevo ha un campanile  recente, dell' Ottocento. Oggi serve una manutenzione e i lutiranesi stanno raccogliendo i fondi necessari.






 

San Martino in Gattara ha un campanile in mattoni, costruito nel 1963 per sostituire una vela campanaria danneggiata nel 1944. Dunque è recente, anche se assomiglia un po' a quello di San Michele in Tredozio, che fu costruito da don Antonio Tabanelli nel 1898, come si legge in una lapide affissa.



 
Nella chiesa di Salecchio (Palazzuolo) è in parte ricavato dalla torre del castellare degli Ubaldini del Frassino, uno dei tredici demoliti dai Fiorentini dopo il 1372 al tempo della conquista di quel paese. Ce lo dice uno storico fiorentino dell’epoca, nella cosiddetta Cronica d’Incerto, che illustra i fatti.
Lo storico Luigi Santoni, nel suo censimento delle Chiese dell'Arcidiocesi di Firenze (1847) dice che la chiesa dei Santi Egidio e Martino in Salecchio era già attiva nel 1462.


 

Santa Maria in Popolano ha una storia simile a questa e documentata più di recente: il campanile fu ricavato in un tempo lontano dalle rovine di un castellare medioevale, come dice lo storico E. Repetti nel suo Dizionario storico geografico edito nel primo Ottocento.


Stando così le cose come può la chiesa di Sant’ Adriano, una parrocchia che in antico aveva in media 200 - 300 abitanti tutt'altro che benestanti avere un campanile ex solo exurgitur (tirato su dal suolo) se in origine solo due o tre chiese importanti fra le venti e più del territorio di Marradi ce l’avevano? 
Com’è possibile che qui ci sia se per la chiesa Priora di Popolano, dalla quale dipendeva Sant’ Adriano, i paesani si accontentarono di ricavarlo dalle rovine di un castellare?

La risposta è che forse anche a sant’Adriano in un secolo lontano fecero altrettanto e adattarono a campanile una torretta della Corte medioevale che fu di Maghinardo Pagani (XIII secolo), citata anche molto prima di lui come proprietà dell’ Arcivescovado di Ravenna, in un contratto di affitto che è qui accanto. 


Se le cose andarono così tutto questo è molto bello perché significa che la volontà dei popolanesi e dei santadrianesi sopperì alla mancanza del denaro che invece l’arciprete di Marradi e i ricchi monasteri avevano in buona misura. 

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