Boccaccio
in dialetto
ricerca di Claudio Mercatali
Giovanni
Papanti (Livorno 1830 – Castel Gandolfo 1896), studioso di linguaggi
dialettali, ebbe un’idea originale: scelse una novella del
Decamerone di Boccaccio, la inviò a moltissimi comuni in tutta Italia con la
richiesta di restituirgliela tradotta nell’ idioma locale. In questo modo
ottenne quasi 700 traduzioni, in ogni dialetto della penisola, dal nord Italia
alla Sicilia.
La
pubblicazione dei risultati nel 1875 fu presentata a Certaldo in occasione del
cinquecentesimo anniversario di Boccaccio. Fra le tante c’è anche la versione
in dialetto marradese, fatta da Giannotto Fabroni, e anche la versione
palazzuolese, modiglianese, faentina e di Ravenna.
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Si
noterà facilmente che il dialetto nei tre paesi appenninici cambia poco, invece
il romagnolo faentino e ancor più il ravennate tende a cambiare la lettera o con la u quando segue una consonante: sudisfaziò, sufrì, unòr, cunquèsta,
cunsolatiòn, supurté …
Per approfondire:
Gli studi di Friedrich Schürr (archivio tematico alla voce Dialetto).
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