Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 12 ottobre 2022

Last lap to Lombardy

Ultimo giro
per la Lombardia

da un documento di Francesco Cappelli
tradotto da Carla Cappelli




Chadburn e il fotografo Zola, reporters del periodico americano Parade a seguito della V Armata americana passarono da Marradi, che era nel settore della VIII Armata inglese, proprio nei giorni della liberazione del paese e fecero questo servizio stampa pubblicato nel novembre 1944.



Il testo parla della situazione generale nella Linea Gotica nella nostra zona e le fotografie sono tutte di Marradi e dintorni. Leggiamo:

Ultimo giro in Lombardia ma un giro molto duro per le truppe britanniche e americane. Le divisioni britanniche e imperiali sono all’incirca metà della 5a Armata. Questa è la prima cosa, andare diritto, i britannici stanno combattendo al 50% con gli Americani che sono a ovest dell’ 8a Armata. E’ una cosa conosciuta molto bene in Italia ma al di fuori forse troppo poco. 13 “corpi” entrarono in Firenze, ripulito il paese per formare un ampio arco verso nord e una divisione britannica attraversò la Linea Gotica per la difesa esterna della città. 


Nello stesso tempo gli americani formano la punta di un cuneo diretto a Bologna. Circa a una decina di miglia a nord con i britannici a destra a proteggere il fianco e spingendosi a est verso la pianura, le strade per Rimini dove l’ esercito britannico sta procedendo verso Bologna. Sul fronte britannico, che si può paragonare solo all’ avanzata sull’Eritrea o alla Birmania. Il generale Kirkman, comandante del 13° Corpo ci raccontò di come pose attenzione a quattro cose mentre procedevano in avanti: 
(I) Com' è facile, per il nemico, demolire le vie (cosiddette ma di frequente non erano che tracce serpeggianti sui fianchi delle montagne); non ci sono deviazioni possibili a causa delle alture rocciose diritte su un lato e in discesa a strapiombo sull’ altro. 
(II) Senza piste laterali che portano su altre strade, non si può passare che sulla mulattiera principale. 
(III) La grande difficoltà di schierare i cannoni, che devono essere piazzati più vicini - i tedeschi per esempio, avrebbero voluto posizionare le loro armi sui tornanti dei passi di montagna- 
(IV) Il problema di parcheggiare i camion fuori strada, e dove accamparsi. 

Oltre a questi problemi specifici il tempo è così nuvoloso che il supporto aereo è spesso impossibile e il terreno è così fangoso sotto i piedi che persino le quattro ruote motrici e le catene sopra i pneumatici non ti fanno passare. 


L’altro problema è che la maggior parte dei tedeschi stanno combattendo come all’inferno su ogni cima delle colline. I carri armati non possono scalare le colline; è tutto un lavoro di fanteria. Noi siamo andati a vedere l’8a Divisione indiana e abbiamo avuto una buona impressione su ciò che il generale G. ci aveva detto di aspettarci. C’è un terribile contrasto, che non abbiamo trovato sui fronti del deserto o della giungla, tra la bellezza ancora distinguibile della campagna come doveva essere prima della guerra e delle macerie. La polvere del deserto sterile e la terra troppo fertile coprono ogni traccia di battaglia e di quella vita, in Uagabasha o nelle tende dei beduini. Qui su queste alpi, che un tempo erano un luogo di villeggiatura per ricchi fiorentini, la vita continua con ciò che resta. I grappoli d’uva pendono a marcire sulle viti. 


I tedeschi hanno dissodato bene il terreno sottostante, con metodo, con la vanga: ma per piantare mine. La decimazione più violenta è stata effettuata da granate e colpi di mortai. Hanno così distrutto piante di pino e quercia, e la cenere ha ricoperto le montagne. Quasi come una cupa rappresaglia per tutto questo, la campagna sembra fare tutto ciò che è in suo potere per trattenere la nostra avanzata. Per ironia o per caso, l’unica via che porta sul fronte dell’8a Divisione indiana è chiamata “Strada della Freccia”: un susseguirsi di miglia con curve difficili da fare. Finalmente arrivammo in un paese, il primo in venti miglia. Era relativamente intero, vale a dire mentre molte delle case erano state rase al suolo, parecchie erano crivellate dai proiettili. Gli Alleati avevano fatto cadere delle “bombe a grappolo”, ma il danno ora proveniva dall’artiglieria media tedesca che di tanto in tanto faceva fischiare proiettili lungo le strade; tenevano ancora un O.P. su una posizione abbastanza distante. 


I nostri pezzi di artiglieria da 4,5 si trovavano fra le rovine, a intermittenza su strada, lontano, sulla cima della collina. Non c’è stato nessun problema in questo paese rannicchiato fra le montagne, era solo pieno di M.T., carri armati, camion, muli (?), ambulanze e jeep. La torre dell’ orologio era stata colpita di striscio e “Jerry” martellava il tunnel ferroviario. Un camion era stato colpito e si era verificata un’ondata di devastazione in un quartiere periferico. Ma nel complesso la città era piuttosto animata. Un certo numero di italiani civili girovagava senza fare nulla di particolare, c’era un ragazzino che faceva dondolare un grande elmo di latta. Una bella ragazza con due secchi d’acqua: “dove stai andando?”. Sembrava di stare in una bottiglia con due colli, il collo davanti, un ponte a breve distanza, era bombardato sistematicamente dai tedeschi. Era quindi ora di fare un altro passo avanti. Alcuni dei capisaldi dei tedeschi sono caduti, così si preparavano a ritirarsi fino alla pianura. Abbiamo pranzato con carne e torta, carote accompati da rumori e botte sopra la testa. Le nostre batterie stanno lavorando molto bene. In seguito siamo andati al fronte, sembrava semplice arrivarci, solo tre miglia di distanza. Ci hanno dato come guida un osservatore ufficiale indiano. Andava tutto bene dato che eravamo in jeep, poi siamo arrivati a un punto in cui siamo scesi dalla jeep e siamo andati a piedi. Abbiamo attraversato una quantità di vegetazione in decomposizione, teste nere di girasoli e di mais. Finalmente cominciammo a salire, era molto in salita. A metà della salita c’era una fattoria dove c’era un mortaio da 4.2 e una o due lavandaie italiane. Continuammo fino alla cima chinati e in condizioni piuttosto precarie. I Pathan erano su quella collina. Quella notte avrebbero fatto una pattuglia per scoprire se “Jerry” era ancora sulla collina opposta. In quel momento erano accovacciati dietro la cresta.

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Fonte
Le pagine di Parade in cartaceo sono nell' archivio storico di Francesco Cappelli.



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