Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 12 febbraio 2024

Marradi negli anni Sessanta

La crescita del capoluogo
e l’abbandono delle campagne
Ricerca di Claudio Mercatali



Negli anni Sessanta Marradi era un paese profondamente diverso dall’attuale. Il Comune contava in media 5600 abitanti contro i 2800 attuali, in rapido calo a causa dell’ abbandono delle campagne, cominciato negli anni Cinquanta e non ancora esaurito. Però il declino demografico non era molto sensibile nel capoluogo e nelle frazioni del fondovalle, perché una parte delle famiglie che lasciavano i poderi circostanti si stabilivano in paese e compravano casa, facendo crescere le dimensioni dell’abitato.

Ecco questa è la caratteristica che si nota di più guardando le cartoline di allora e facendo un confronto con l’urbanistica attuale.




Viale Baccarini. Sulla destra, bicolore, la casa del dr. Jannucci, medico condotto, nella quale c'era anche il suo ambulatorio.

La casa accanto, una villetta con un curioso tetto a due falde rovesciate era appena stata costruita da una coppia di anziani coniugi francesi che avevano apprezzato il paese.




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Via Dino Campana e via Roma (oggi via Sibilla Aleramo) completamente ricostruita dopo la distruzione totale a causa dei bombardamenti aerei del 1944.


Negli anni Sessanta aprì l'albergo di Val della Meta, dopo la vendita della villa del marchese Matteucci. A fasi alterne, fino ai primi anni Settanta, ci fu anche un ristorante e una discoteca.


L'edificio al centro è il primo lotto delle scuole medie attuali, terminato nel 1965.
"E cius" (Il Chiuso) era un campo lì accanto dove ora c'è il parcheggio.

Via Talenti è una strada che ha subito poche modifiche da allora.


Nel 1958 - 59 era stata ultimata la diga dell'Annunziata e il lago era diventato un parte tipica del paese. Frequentato nel passeggio festivo, d'estate vi si teneva la "Luminaria" cioè una festa in notturna con centinaia di lucine galleggianti che venivano lasciate scendere nel fiume trasportate dalla corrente.



Il centro storico del paese secondo questa prospettiva è ancora identico oggi.


Il ristoro al Ponte di Collecchio, la cascata sul fosso, la cappellina della Madonna venivano allora presentate come atttrative del paese.










Al Ponte Grande c'era
il distributore della benzina Fina.


Venne ampliato il Ponte grande, che negli anni Cinquanta non aveva i marciapiedi.


Cardeto e il Castellone, una panoramica tipica anche oggi., Qui però manca la strada che scende dalla chiesa fino all'Annunziata.


La zona del Poggio era la principale area di espansione residenziale del paese.


Al laghetto dell'Annunziata venne aperto "L'imbarcadero" un ponteggio mobile da quale si poteva partire con i pedalò. E' rimasto aperto fino ai primi anni Settanta.


I giardini del Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale aveva una fiaccola di cemento al posto della statua attuale. La fiaccola ora è al campo sportivo.

I "giardini della Chiesa" avevano questo aspetto.





L'edificio dell' Ospedale San Francesco, allora in attività aveva ancora le parti demolite di recente perché non più a norma.




Il nucleo storico di Biforco. I campi del podere Quèra oggi sono tutti edificati.


Il Ristoro del Ponte (di Collecchio) era un chiosco per la somministrazione di cibi e bevande molto frequentato. 


Era in piena attivtà anche l'albergo ristorante Il Lago.

Il villaggio UNRRA era stato ultimato da pochi anni.
La sigla viene dalle iniziali di United Nations Relief and Rehabilitation Administration, organizzazione delle Nazioni Unite per l'assistenza economica e civile alle popolazioni danneggiate dalla guerra.




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