ricerca di Luisa Calderoni
La pagella del 1944
“La mattina del 5 giugno 1944 gli aerei statunitensi volavano in continuazione sopra le nostre teste e in lontananza si percepiva il brontolio dei bombardamenti.
Noi ragazzi, tuttavia, avevamo deciso di trovarci verso le 14 per andare a fare il bagno all’Annunziata: luogo dell’appuntamento i giardini del monumento.
Era circa l’una e mezzo, io avevo finito di mangiare prima degli altri ed ero andato sulla terrazza che si affaccia sulla Strada Nuova a guardare gli aerei che seguitavano a passare, in formazioni serrate, verso nord. A un certo punto mi accorsi che una piccola formazione, circa 12 aerei che volavano all’altezza di Popolano, aveva virato puntando bassa su Marradi. Fu un attimo: vidi i portelloni aprirsi e le bombe cadere sibilando. Subito corsi in casa ad avvertire i miei, ma un istante dopo, un continuo orrendo boato scuoteva la casa e i vetri andarono in pezzi
Bombardieri
americani B17
Scendemmo tutti le scale di corsa e ci raggruppammo abbracciati stretti sotto la volta delle scale, e dopo qualche istante il frastuono cessò. Io ero veramente terrorizzato e non pensando più a nessuno corsi fuori. (…).
In piazza Scalelle c’era già un polverone acre e puzzolente, quasi non si vedeva a un palmo dal naso. Io comunque pestavo più veloce di una lepre e in poco tempo sbucai sulla strada della badia e fu allora che l’orrore più tremendo si aprì ai miei occhi: un grappolo di bombe mal dirette aveva centrato i campi sovrastanti la casa dei Liverani ed in mezzo alle grosse zolle che avevano riempito la strada, c’erano diversi cadaveri. Uno di questi malcapitati dallo spostamento d’aria era stato sbattuto sulla bianca facciata della casa e il corpo informe giaceva ai piedi del muro. Fu un attimo perché correvo ma riconobbi dal bastone particolarmente sagomato che doveva trattarsi di un vecchietto sciancato dei “cronici” che, prima dell’arrivo dei marinai tedeschi, abitava alla Villa Bassani.
Non erano passati 40 minuti che io, passando da Valcuccia, ero sotto il monte delle Scarabattole dove non mi mossi tutto il pomeriggio.
Verso sera un ricognitore alleato volò insistentemente sopra il paese e se ne andò. Io tornai a casa verso le 19, non prima di essermi affacciato ai giardini del Monumento.
Vidi che il muro che separava il muro della “Concia” era in parte crollato e che, eccetto le casa dei Bernabei, dalla Casa del Fascio e Palazzina in su, non c’era che un ammasso di macerie.
... verso sera un ricognitore alleato
volò insistentemente sopra al paese ...
(foto aerea di Marradi,
dall'Archivio della RAF inglese)
Via Dino Campana
(allora era via Roma)
dopo il bombardamento. Sullo sfondo
si vede il ponte di Villanceto.
dopo il bombardamento. Sullo sfondo
si vede il ponte di Villanceto.
L’obbiettivo, dissero, doveva essere il ponte di Villanceto, ma l’avevano quasi completamente padellato perché la sola arcata a monte della strada, sulla sinistra guardando Biforco, era stata colpita.
E purtroppo i morti furono più di cento, oltretutto essendo lunedì, era giorno di mercato e molte persone e animali furono colpiti nel Foro Boario che era situato sotto la strada di fronte alla Palazzina.
In questo clima i miei genitori decisero di sfollare dal paese, e, dopo una decina di giorni andammo ad abitare nel podere di Chiusigno.
La famiglia che ci ospitò era costituita dal padre, uomo austero con barba fluente, detto “E Zenerel”, la madre Fortunata e i figli Cesarina, Maria, Marino, Caterina, Renata e Tonino.
A parte gli aerei alleati che volavano in continuazione, i primi giorni passarono tranquilli finché una mattina, mentre io e Caterina eravamo alla bocchetta del fragoleto, arrivarono a volo radente 5 caccia bombardieri che, effettuati due passaggi sopra le nostre teste, a non più di 50 metri , si gettarono in picchiata nella vallata sganciando bombe ai due ponti della ferrovia, uno, quello della Lontria, subito prima della stazione, che non fu colpito, l’altro, quello di Villanceto, già bersaglio della prima incursione, e che anche questa volta fu solo leggermente scalfito ad un pilone.
Intanto il paese, ormai quasi completamente abbandonato dalla popolazione, era alla mercé dei soldati tedeschi che, approssimandosi il fronte, erano sempre più numerosi e scorazzavano spavaldi dappertutto compiendo saccheggi.
Ed arriviamo al terzo bombardamento di Marradi da parte degli Alleati. Era la fine di giugno, forse il 30, quando a metà mattina, una formazione di Fortezze Volanti proveniente dall’Adriatico, sorvolò il paese in un unico passaggio e lo cancellò, dal Teatro degli Animosi alla Stazione della ferrovia. Si salvarono solo il ponte sul Lamone e la chiesa Arcipretale.
Anche la casa dei miei zii fu distrutta. Io vedevo tutto questo dal monte di Vangiolino…
Una notte caccia notturni alleati scoprirono nella vallata di Fantino una colonna di carriaggi tedeschi diretta al fronte. In men che non si dica illuminarono la zona a giorno con i Bengala, mitragliando e spezzonando la località ma non posso indicare quali furono i risultati di tale azione dato che ero distante, anche se non molto in linea d’aria, dalla zona in questione.”
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